Le mani sulle città: InvestiRE SGR dalla finanza vaticana al “social” housing

Il 30 ottobre 2023 l’Associazione Caminantes di Treviso ha ottenuto il rinvio dello sfratto per una coppia di anziani invalidi. La casa della famiglia in difficoltà è del Fondo Veneto Casa, una partnership per il “social” housing tra la regione Veneto, la Cassa Depositi e Prestiti, Intesa Sanpaolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Fondazione di Venezia. Si tratterebbe dunque di un patrimonio semi-pubblico che dovrebbe essere dedicato a una funzione sociale.

Tuttavia, la regione e i suoi partner hanno affidato la gestione di questi appartamenti a una società privata che di “social” ha davvero poco e che ha alzato gli affitti in modo significativo negli ultimi anni. Si tratta di InvestiRE SGR, azienda di gestione immobiliare con sede a Roma, che negli ultimi anni si è espansa nel “social” e student housing, nonché nella riscossione di esosi affitti di palazzi di enti pubblici precedentemente svenduti a prezzi scandalosi. Il valore delle proprietà sotto il suo controllo ammonta a circa 7 miliardi di euro. Come si apprende dal suo sito, il principale proprietario di InvestiRE SGR è Banca Finnat.

Speculazione immobiliare

Banca Finnat è principalmente di proprietà della famiglia Nattino tramite la Nattino Holding. I Nattino sono legati alla finanza vaticana, tradizionalmente nota per non brillare in quanto a trasparenza. Tuttavia, al suo arrivo, Papa Francesco ha tentato di mettere un po’ d’ordine. Così nel 2015 il Vaticano ha messo sotto inchiesta Giampietro Nattino – allora presidente Finnat – in quanto sospettato di aver utilizzato l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) per manipolazione di mercato e riciclaggio di denaro.

Si legge su Il Fatto Quotidiano: “Erano gli anni della Prima Repubblica e Giampietro Nattino era considerato molto vicino al potere andreottiano, dunque anche vaticano. Nel suo salotto finanziario s’incontravano i palazzinari e gli immobiliaristi romani, i Caltagirone, i fratelli Toti, ma anche gli eredi della nobiltà nera capitolina che si facevano amministrare il patrimonio e i prelati del Vaticano che avevano da far girare i soldi della Chiesa. Francesco Gaetano Caltagirone è da sempre vicino alla famiglia, tanto da essere stato anche nel consiglio d’amministrazione di Banca Finnat. Erano gli anni di Michele Sindona e Paul Marcinkus quando monsignor Sergio Sebastiani chiamò il patriarca della famiglia Nattino tra i consultori della Prefettura vaticana per gli affari economici. Erano tempi in cui si moltiplicavano le chiacchiere secondo cui la massoneria aveva messo radici in Vaticano e Cosa nostra saliva a Roma a riciclare i suoi soldi”. Questo dovrebbe bastare per capire di che personaggi si tratta.

Nel 2017, gli inquirenti hanno congelato gli asset di Giampietro Nattino per 2,5 milioni di euro. In seguito a questo provvedimento, il capofamiglia si è immediatamente dimesso da presidente Finnat. Il presidente attuale è Marco Tofanelli ma la famiglia Nattino resta in sella, infatti Arturo Nattino è l’amministratore delegato. Giampietro Nattino alla fine è stato assolto nel dicembre 2020, ed è rientrato nel Cda di Finnat nel 2021.

Ma i guai dei Nattino non sono finiti. Infatti, proprio quest’anno Daniela Santanchè è finita sotto indagine per le numerose irregolarità commesse dalle sue aziende, tra cui l’incasso sospetto di milioni di euro dall’opaco fondo Negma. Quest’ultimo ha sede a Dubai ed è registrato nelle Virgin Islands, ma resta un mistero chi siano i suoi proprietari. Senonché Negma ha conti correnti registrati proprio… presso Banca Finnat.

Finora i Nattino sono sfuggiti ai procedimenti penali ma il quadro che emerge è quello di una finanza legata ai peggiori palazzinari romani nonché agli ambienti più torbidi del Vaticano e del post-fascismo capitolino. Sono proprio questi personaggi a beneficiare degli sgravi fiscali al settore immobiliare mentre sfrattano anziani in difficoltà dalle proprie case, a Treviso – dove i padroni di casa Benetton gli devono peraltro un favore – come a Milano. Uno strano modello di “social” housing!

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