«Dal 30 novembre al 12 dicembre Dubai ospiterà la Cop28, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite. Queste due settimane di negoziati dovrebbero portare a nuovi accordi per concretizzare la transizione ecologica e l’abbandono dei combustibili fossili.
Sarà difficile uscire da questo summit senza un fallimento, visto che a guidare le discussioni su come contenere il riscaldamento globale ci sarà Sultan Ahmed Al Jaber, ministro dell’industria degli Emirati e referente di Abu Dhabi National Oil Company, una delle compagnie petrolifere più grandi del mondo»: lo sottolineano i promotori della campagna Giudizio Universale, la compagine di movimenti e associazioni che ha intentato una causa nei confronti dello Stato italiano per inadempienza climatica.
«Da mesi le organizzazioni non governative e il mondo dell’attivismo climatico chiedono le dimissioni di Sultan Ahmed Al Jaber dal colosso del petrolio – proseguono da Giudizio Universale – L’evidente conflitto d’interesse renderanno impraticabile qualsiasi processo negoziale sui cambiamenti climatici. Ma per la Cop 28 di Dubai le contraddizioni iniziano ben prima del summit. Nell’ultimo rapporto di Faire square, organizzazione che si occupa di diritti umani, si parla di centinaia di migranti provenienti dai vicini paesi africani e dal Sud-Est asiatico costretti a lavorare all’aperto ai tre siti della Cop28, durante picchi di temperature di 42 gradi. Intanto l’Europa prova a raggiungere Dubai con un piano negoziale ambizioso».