Il vino, unito alle erbe, può essere utilizzato come medicamento efficace sia nella prevenzione che nella cura di piccoli disturbi comuni. Ovviamente è riservato ai soli adulti.
Per preparare gli enoliti, così si chiamano i vini medicinali, si usano generalmente vini rossi, quando le sostanze vegetali sono tanniche o astringenti; i vini bianchi, invece, sono preferibili se si cerca un’azione diuretica; il Marsala e i vini liquorosi hanno un’azione energetica, corroborante e tonica e sono quindi più indicati come base per gli stati di deperimento organico e nelle convalescenze. Infine, c’è il Vermouth, preparato con il vino bianco, le foglie d’assenzio e il miele: le sue proprietà medicinali erano decantate già da suor Ildegarda di Bingen che consigliava di assumere un poco di questa bevanda da maggio a ottobre ogni tre giorni a digiuno per bandire malinconia, rafforzare i polmoni, scaldare lo stomaco, ripulire gli intestini e avere una buona digestione.
Quando si vogliono unire i vini alle erbe bisogna sceglierli con una gradazione di almeno dieci gradi ed è bene che il vino sia biologico, senza solfiti aggiunti. Le piante da aggiungere possono essere fresche (se ci si trova nel giusto tempo balsamico che consente la loro raccolta) o essiccate. In ogni caso devono essere sempre ben asciutte e, se sono secche, non devono essere conservate da più di un anno. Vanno spezzettate grossolanamente a freddo in vasi di vetro scuro con collo largo (quelli con chiusura ermetica che favorisce la conservazione), ci si versa sopra il vino nella corretta quantità (il che significa che si deve fare in modo di non lasciare spazio all’interno del vaso), si chiude ermeticamente il recipiente e si mette al riparo da luce e calore.
Poi, dopo il tempo stabilito, si filtra con una garza di lino o cotone e si conserva al buio in bottiglie di vetro scuro chiuse ermeticamente che vanno riempite fino all’orlo in modo da evitare che il preparato inacidisca per via dell’aria.
Nelle campagne dove sono cresciuta ho visto preparare questi vini medicamentosi sempre in luna calante perché favorisce, si dice, la loro conservazione. Ecco alcune semplici ricette:
AEROFAGIA
In un litro di vino bianco secco si fanno macerare 20 g di foglie essiccate e triturate di menta piperita per 10 giorni. Una volta filtrato è pronto e si conserva in una bottiglia di vetro scuro (come sopra indicato). Se ne assume un bicchierino da liquore dopo i pasti.
DIARREA
In un litro di vino rosso o Marsala si fanno macerare 50 g di rizoma di tormentilla per una decina di giorni agitando tutti i giorni almeno una volta, dopodiché si filtra e si mette in un luogo buio e fresco a conservare. In caso di disturbi di pancia se ne assumono tre bicchierini al dì durante i tre pasti.
GASTRITE
In un litro di vino bianco secco o Marsala si fanno macerare 80 g di radice triturata di liquirizia per una decina di giorni. Se ne assumono cinque cucchiai da minestra al giorno.
DISPEPSIA
In un litro di vino bianco secco oppure di vino rosso si lasciano macerare 50 g di sommità fiorite di issopo per una settimana dopodiché si filtra ed è pronto. Ne va preso un bicchierino da liquore dopo i pasti.
STOMATITE
Si fanno bollire 30 g di foglie di salvia, 25 g di foglie di basilico e 50 g di miele biologico per cinque minuti in un litro di vino rosso, si filtra quando è tiepido e si utilizza per fare tre lunghi gargarismi e sciacqui (della durata di 5 minuti ciascuno).
Infine, non va dimenticato il VIN BRULE’ che è una coccola calda per le giornate più fredde e nelle zone di campagna e montane è da sempre considerato un antico rimedio per combattere i malanni stagionali. A seconda del luogo in cui viene preparato gli ingredienti possono variare, in rete si possono quindi trovare molte ricette che si differenziano l’una dall’altra per la scelta degli aromi.
Ecco come lo preparo io, secondo le indicazioni che mi ha dato un amico erborista:
Si prende una miscela in parti uguali di buon vino rosso e acqua (circa 300 ml in totale), si aggiunge la buccia di metà limone o di metà arancia (non trattati), un chiodo di garofano, due cucchiaini di zucchero integrale di canna e si mette sul fuoco, a fiamma dolce, per un quarto d’ora dal bollore.
Nel frattempo, in una tazza si mette un bastoncino di cannella bio e poi si aggiunge un cucchiaio da minestra di cognac nel quale avremo diluito due gocce di olio essenziale di timo o tea tree (per gli stati influenzali), oppure di cipresso (per la tosse secca) oppure di pino o ravintsara (per le affezioni respiratorie).
Trascorsi i 15 minuti si versa nella tazza la miscela calda di vino e acqua (che, passato questo tempo sul fuoco si sarà in parte ridotta) e si cosparge con un pizzico di noce moscata o una grattatina di radice di zenzero.
N.B.
Usare sempre solo oli essenziali naturali e puri al 100% e attenersi ai dosaggi indicati: sono prodotti altamente concentrati che risultano tossici se sovradosati.
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VB