Agenda 2030, una rivoluzione colorata

17 passi verso la catastrofe

di Nico Maccentelli

Enzo Pennetta, Agenda 2030, una rivoluzione colorata, pubblicazione indipendente, novembre 2023, 177 pag. € 16,60

Sono anni in cui chi ha la governance delle nostre città e delle istituzioni in generale dà una percezione diversa di questo esercizio, come una realtà ormai distopica a cui adeguarsi. Percepiamo il potere dei tecnici come un’attività eterodiretta e quello che è stata governabilità nell’alternanza delle parti, diviene esercizio di un dominio incontrastato e indiscutibile. Il tatcheriano TINA (there is not alternative) è entrato nei cervelli creando nella vita quotidiana una sorta di ineluttabilità degli eventi, in un’emergenza permanente, una dopo l’altra o insieme: dal covid alla guerra, passando per il clima e così via chissà cos’altro.

Dalle restrizioni pandemiche all’applicazione di tecnologie del controllo di spazi, corpi e degli accessi alle informazioni gestite da tecnici della manipolazione e della censura, i cd fact checkers, ci ritroviamo in un sistema sempre più lontano dalle nostre possibilità di incidervi, dove tutte le forze deputate a gestirlo sono pressoché uguali, hanno la stessa agenda di fondo.

Ecco, in questo lavoro di Enzo Pennetta sull’Agenda 2030, vi è un’analisi di questo processo di irrigimentazione disciplinare della società. Un affresco impietoso e inquietante in cui emerge il progetto delle oligarchie di Davos, sintetizzato nel pensiero di Schwab. Un progetto che procede per esperimenti e colpi di mano, dove i tecnici pastori si muovono per incanalare quello che viene considerato un gregge, dentro gli steccati che delimitano un mutamento antropologico, basato sulla compressione della vitalità umana, dove le tecnologie si integrano sempre più verso un umano condizionato e privo di libertà e autonomia.

In sintesi, ecco la spiegazione che si trova online:
«L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione sottoscritto il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite ed è costituita da 17 obiettivi da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.
È un programma che viene proposto e imposto in tutti paesi del mondo, l’Agenda è entrata anche nella scuola italiana di ogni ordine e grado divenendo una nuova dottrina a cui aderire senza possibilità di obiezione o dibattito.
In questo libro si compie un’analisi dei 17 obiettivi e delle finalità complessive dell’Agenda mostrandone tutti gli evidenti limiti e le contraddizioni che la mostrano per quello che in realtà è: un programma ideologico.
Questo libro si propone di mostrare la natura dell’Agenda 2030 e i modi per affrontarla nella scuola e nel dibattito pubblico.»

Pennetta individua tre aspetti dominanti: la colpa con la relativa espiazione e il concetto di uomo malthusiano che rappresenta una cancrena per il pianeta.

Di conseguenza la paura come propellente dei cambiamenti autoritari.
Questo pensiero non è nuovo nelle religioni monoteistiche e in certa filosofia occidentale a partire dallo stoicismo e poi ancora, la cristiana auto-fustigazione, il cilicio.
Tutto l’opposto della liberazione umana dallo sfruttamento, dal “vogliamo tutto” di balestriniana memoria, che ha animato i movimenti di massa anticapitalistici per decenni, non ultimi i nostri Settanta. La paura è il tratto dominante dell’emergenzialismo, lo scopo ultimo della manipolazione mediatica, che a volte si serve del ricatto (vedi il greenpass), dell’ostracismo (vedi la criminalizzazione delle diverse opinioni, non allineate con quelle mainstream…), della desolidarizzazione nella denuncia dell’altro.

Con il concetto di resilienza, ossia di sopportazione delle condizioni imposte senza lottare per il loro superamento, sta tutta l’architettura persino costituzionale del “nuovo mondo” tecnocratico. Resilienza ha in pratica sostituito la parola “resistenza”, ed è l’altro volto del TINA: non puoi e non devi resistere, puoi solo adeguarti nella soppotazione e in definitiva nell’accettazione delle tue condizioni sociali e individuali.

Su questo paradigma si regge il transumanesimo che nell’integrazione macchinica è negazione dell’umano in quanto essere che aspira alla libertà e a una socialità non mediata da costrizioni e recinti.
L’integrazione con la machina nano-micro-tecnologica e biopolitica è basata sulla negazione dell’umano e sul controllo integrato di ciò che resta assoggettato del medesimo.
Si tratta quindi di comprendere che oggi la lotta al capitalismo deve comprendere altre categorie innestabili in quelle marxiane. Che egalité si regge solo sul liberté e fraternité, altrimenti è una truffa tecno-cyber-capitalista.

L’uguaglianza di cui parlano le oligarchie è quella della moltitudine informe di tecno-servi, incapaci di identità e di riconoscersi come collettività se non nel rapporto univoco e unidirezionale con il comando imperiale.
Dalla democrazia alla tecnocrazia. Il trionfo del liberismo e del colonialismo. Alla fine riaffiora l’aristocrazia che domina su una moltitudine di lumpen, servi lobotomizzati, apolitici nel senso originario di politica definito da Aristotele: polis e tecnica, ossia pratica dell’amministrazione della polis per il bene di tutti, che però non riguarderà più il demos, ma l’aristos. Una sostituzione fraudolenta del soggetto dentro la categoria di “potere”, su cui oggi si poggia l’intero sistema occidentale e non solo, dato che rischiano di prendere questa strada anche altre nazioni e paesi.

Il demos non avrà kratos, ossia la facoltà di decidere, la sovranità, ma di conseguenza neppure le cose, i beni, che sino ad oggi marcavano le differenze e le contraddizioni sociali e intersoggettive. La tua felicità si baserà sul nulla sociale: non avrai niente e sarai felice. Chi avrà, penserà e sceglierà per te. Non avrai altra identità che questa. Perché la tua libertà libera il virus uomo nel mondo che è entità vivente e non va alterata. Gaia si fonde con aristos. E la visione del mondo fonde la scienza dentro una nuova religione, un nuovo dogma. Già abbiamo visto la scienza come dogma e strumento di pochi sulle moltitudini su quel grande esperimento che è stato il covid-19 e la biopolitica di potere fatta di restrizioni antidemocratiche e imposte dall’alto dei regimi oligarchici.

Fin qui Pennetta (1)

Ciò che invece nell’antagonismo di classe oggi si muove su questo terreno, sottolinea che l’attacco del potere è in…
«… tutti gli ambiti della nostra quotidianità che controllo, disciplinamento e militarizzazione stanno riplasmando, sottraendo diritti, benessere, territori con la volontà di ristrutturare fortemente la società.
Le città vengono svendute pezzo pezzo, quartiere per quartiere alle multinazionali che ne gestiscono già pulizia, servizi e viabilità “pubblica” e a mano a mano anche tutta la digitalizzazione in ogni suo più piccolo aspetto.
L’obiettivo è quello di creare delle città prigioni con i centri inavvicinabili dai più, salvo chi avrà il privilegio di abitarci. Il Comune di Milano ha calato il numero degli autobus del 5% negli ultimi due mesi dichiarando di averlo fatto per le emissioni di CO2 e perché a causa della guerra si deve risparmiare carburante. La cosa potrà ripetersi fino a negare il diritto ai mezzi e agli spostamenti non solo con la propria auto.»

La punta di diamante di questa esperienza unitaria è Miracolo a Milano, che insieme ad altre realtà della sinistra rivoluzionaria, dopo l’esperienza delle lotte sociali contro le restrizioni pandemiche, oggi scende in piazza nel capoluogo meneghino con una manifestazione nazionale(2).

Questo è l’ottimo ed esplicativo trailer, che vale più di ogni documento politico:

Oggi i marxisti che hanno coscienza e capacità di comprensione di questi mutamenti antropologici sono i rivoluzionari di un presente che sta divenendo futuro, quando tanti altri sono rimasti ancorati a una sorta di economicismo ottocentesco del passato spacciato per presente. E di Marx hanno compreso poco o nulla, soprattutto sul piano del materialismo storico e dialettico, sulla metodologia marxiana. I marxisti autocompiaciuti in un’estetica autoreferenziale fatta di pure celebrazioni e rimasticature dei classici.

Qualcuno era comunista…

Se non si affronta il nemico su questo terreno del controllo, della premialità e della sanzione a ogni passo della vita quotidiana, della mutazione antropologica degli individui e delle relazioni, di una forza-lavoro incapace di ribellione o anche solo vertenza. Resterà solo una lotta di classe pensata nelle conventicole dei sempiterni soloni del veteromarxismo, resterà una vuota liturgia che si aggiungerà al dirittumanitarismo, all’antifascismo retrò, a un politically correct de noantri, che sarà come il gabbiano di Giorgio Gaber, senza ali e, forse, senza neppure più l’intenzione di volare.

Note:

1. Qui un’intervista di Toscano a Pennetta sul suo libro Agenda 2030 una rivoluzione colorata

2. In questi link trovate della documentazione sull’argomento e su altro:

https://sfero.me/spheres/miracolo-a-milano

Assemblea Antifascista contro il green pass

e sotto la locandna della manifestazione di oggi

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