«La IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro il 30 novembre u.s. ha completato il processo di revisione della cancerogenicità per l’uomo dell’acido perfluorottanoico (PFOA) e dell’acido perfluorottansulfonico (PFOS) – scrive ISDE in una nota – Il PFOA è ora considerato ufficialmente un cancerogeno certo per l’uomo ed è stato posto nella categoria 1, ovvero le sostanze ritenute sicuramente cancerogene per l’uomo. In precedenza, il PFOA era classificato come possibilmente cancerogeno per l’uomo ( categoria 2b). In questa categoria la IARC ha invece inserito per la prima volta il PFOS. Il PFOA allunga quindi la lista dei cancerogeni certi per l’uomo, lista della quale fanno parte altri potenti cancerogeni, per esempio asbesto e inquinamento atmosferico. ISDE plaude alla decisione della IARC che convalida il nostro impegno in difesa dei lavoratori e delle popolazioni contaminate da sostanza perfluoroalchiliche PFAS, impegno iniziato immediatamente dopo la scoperta nel luglio 2013 della contaminazione da PFAS di una vasta area di tre provincie del Veneto. Nell’autunno dello stesso anno per primi lanciammo un appello, firmato da oltre 40 tra professionisti, docenti universitari e cittadini, alle autorità locali e nazionali affinché fossero poste in atto misure efficaci atte ad assicurare acqua non contaminata alle popolazioni colpite e ad arrestare l’immissione di queste sostanze tossiche nell’ambiente. Purtroppo, ancora oggi, solo alcuni di questi provvedimenti sono stati effettuati e parzialmente, lasciando l’ambiente e ampie fasce della popolazione veneta senza protezione. Le stesse misure da noi consigliate devono essere estese a tutte zone del paese contaminate da PFAS a partire dalla provincia di Alessandria, dove ha sede un impianto produttivo che immette tonnellate di PFAS nell’ambiente, e di molte altre zone, principalmente nel Nord Italia dove questi PFAS vengono utilizzate e forse prodotte».
«L’impegno di ISDE si è tradotto anche nella conduzione dell’unico studio condotto finora in Veneto che è stato pubblicato su una rivista specializzata internazionale e che ha evidenziato un eccesso di mortalità per cause tumorali e altre malattie croniche nella popolazione esposta -scrive l’associazione – Inoltre, è in corso di completamento uno studio sulla fertilità maschile nei giovani maschi esposti in Veneto, che ha visto uno strepitoso successo di partecipazione popolare con oltre 1000 soggetti che hanno accettato volontariamente di partecipare».