Tra violenza statale e avanzamento dei movimenti

Negli ultimi due giorni, in diverse città d’Italia, abbiamo assistito a moltissimi sgomberi e azioni repressive. Sebbene i contesti siano diversi tra loro, esiste un legame tra quanto accaduto: il tentativo di risposta dello Stato al clima di mobilitazione crescente che si è respirato negli ultimi mesi. Una risposta senza dubbio favorita dall’ideologia reazionaria che ispira quotidianamente il governo Meloni (vedi ultimo decreto sicurezza), ma che allo stesso tempo evidenzia le difficoltà dello stesso nell’affrontare le molte contraddizioni che connotano questa fase storica.

Catania

Lunedì mattina a Catania è stato sgomberato lo stabile in cui si trovavano il consultorio Mi Cuerpo Es Mio e lo studentato occupato 95100 di via Sant’Elena 28, occupato dal 2018 per rispondere alla crisi abitativa studentesca e alle gravi mancanze sul piano della sanità e dei servizi in città. Uno sgombero violento, che ha visto il governo e le forze dell’ordine, in un momento nel quale in tutta Italia si discute moltissimo di violenza di genere, colpire un luogo che da anni costruisce dal basso la risposta alla violenza di genere, organizzando sportelli per donne che hanno subito una violenza e riempiendo il vuoto istituzionale dei consultori organizzandosi dal basso.

Stona notare come lo sgombero sia compiuto da quelle stesse forze dell’ordine che in occasione del femminicidio di Giulia Cecchettin hanno postato sulle loro piattaforme social la ormai celebre poesia di Cristina Torre Cáceres che recita “Se domani non torno, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”.Lo sgombero è accaduto in contemporanea al funerale di Giulia Cecchettin. Mentre le istituzioni si riempivano di fronte alle telecamere di parole di cordoglio e di politiche di facciata contro la violenza di genere, il vero volto dello Stato si è palesato contro chi quella violenza di genere la combatte da sempre.

Bologna

A Bologna invece mercoledì 6 dicembre sono stati eseguiti due sgomberi.

A mattina inoltrata, in via Corticella 115 è stato sgomberato il condominio occupato “Radical Housing 2.0” della piattaforma di intervento sociale Plat. La polizia ha impiegato tutta la giornata per effettuare lo sgombero, caricando più volte il presidio solidale creatosi davanti allo stabile che è continuato a crescere di ora in ora; due persone sono rimaste ferite. Incursione violenta per niente prevista dato che tra occupanti e Azienda Sanitaria Locale (uno dei più grandi proprietari immobiliari di Bologna) si era aperto un dialogo per poter risolvere la situazione.

Mentre si stava sviluppando un presidio solidale in via Corticella, dall’altra parte della città, in viale Filopanti, la polizia ha sgomberato lo studentato occupato “Glitchousing”, il quale ospitava decine di studenti e studentesse senza casa a causa della crisi abitativa, approfittando dell’assenza degli e delle occupanti che erano accorsi in supporto del primo sgombero. Lo stabile, anche per il quale era in corso un tavolo di trattativa tra occupanti, proprietà ed università, era stato occupato lo scorso ottobre durante le mobilitazioni contro l’emergenza abitativa. Mobilitazione che aveva visto molte università attivarsi portando in piazza grandi numeri della componente studentesca. Lo sgombero appare ancora più assurdo quando si legge che gli occupanti, nel tavolo di trattativa, avevano concordato di abbandonare lo stabile entro 10 giorni. Il presidio studentesco è continuato a crescere ed è stato rilanciato un corteo per le ore 18. 

Il corteo, partito da via San Giacomo, lasciando alle proprie spalle una barricata in fiamme di divani e tende, si è diretto verso la zona universitaria, marciando con chiare parole d’ordine: “Bologna è la città nella quale vogliamo vivere e la città da cui provate ad allontanarci ogni giorno. Il glitch non si sgombera perché il glitch si espande, saremo ovunque ed oggi ci riprendiamo questa città, e ci riprenderemo tutte le case, questa è una promessa”.

Contemporaneamente nei piani alti della palazzina di via Corticella è proseguita la resistenza delle famiglie, le quali si sono barricate al terzo piano, costringendo le forze dell’ordine all’uso di una gru per continuare le operazioni di sgombero.

Fin dall’inizio del corteo le forze dell’ordine hanno continuamente provocato gli studenti e le studentesse. La tensione è salita fino a quando, di fronte alla casa editrice Zanichelli, la polizia ha caricato il corteo dalla coda, trovando una reazione di difesa decisa, che ha permesso al corteo di ricompattarsi e di proseguire nel suo percorso.

“Questa è la risposta istituzionale alle nostre richieste, questa è la risposta delle istituzioni quando manifestiamo, quando chiediamo case, quando chiediamo spazi, questo è quello che ci danno, polizia, manganellate e celere” viene detto dai manifestanti: “Andiamo a riprenderci la nostra università, andiamo ad occupare il 38 di via Zamboni” viene comunicato dal microfono.

Il corteo si è diretto alla facoltà di lettere e filosofia, dove il palazzo,a seguito di una partecipata assemblea, è stato occupato ad oltranza, per dare casa alle persone sgomberate in giornata dal palazzo di via Filopanti.

Per le famiglie di via Corticella invece i servizi sociali hanno proposto loro l’alloggio in un albergo fino a che non verrà trovata una sistemazione stabile.

Durante l’assemblea viene sottolineata l’importanza di continuare a mobilitarsi, rilanciando il presidio organizzato dalla piattaforma PLAT per le 18 di giovedì 7 dicembre sotto la prefettura di Bologna. “Oggi ci hanno sgomberato, ma nella violenza della polizia non leggiamo forza, leggiamo solo debolezza, la forza siamo noi, che resistiamo ogni giorno e che continueremo a lottare”.

Torino

A Torino martedì, da parte dei collettivi universitari è stato impedito un volantinaggio del collettivo universitario neofascista Fuan. Per proteggere i fascisti è stato disposto un ingente schieramento di forze dell’ordine, il quale ha caricato ripetutamente il presidio spontaneo formatosi che stava cacciando dal campus Einaudi la presenza non gradita. Durante le cariche è stato effettuato il fermo di uno studente, al seguito del quale è partito un corteo selvaggio per riprendersi le strade della città. Oggi è stata rilanciata una grande assemblea in università che, dopo aver discusso a lungo, ha raggiunto una passeggiata antifascista nel quartiere Barriera, dove si sta assistendo da un diverso di tempo ad un tentativo di gruppi neofascisti di infiltrarsi nel quartiere popolare.

Negli avvenimenti degli ultimi giorni leggiamo l’unica risposta istituzionale pervenuta alle situazioni di movimento, nelle mobilitazioni transfemministe, per la casa e per la Palestina. L’intensificarsi della militarizzazione delle strade, l’inasprirsi degli sgomberi che mirano a colpire realtà che dal basso creano un’alternativa riempiendo i vuoti lasciati dal sistema, mostra ancora una volta la vera natura del governo Meloni. Un governo autoritario, violento e sempre pronto a reprimere il dissenso. Dalle piazze si legge però una volontà comune di resistere, ad ogni sgombero, ad ogni violenza, ma soprattutto la capacità collettiva di immaginare alternative sistemiche. Abbiamo visto contrapporsi risposte determinate e piene di rabbia, reazioni forti, spinte proprio dall’ondata di mobilitazioni che sta avendo luogo negli ultimi mesi, e che non sembra intenzionata a fermarsi.

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