[WM1:] Su Internazionale, edizione on line, è disponibile la prima parte di una mia inchiesta intitolata «Perché dobbiamo prendere sul serio le fantasie di complotto sul clima».
Su quest’argomento ho tenuto due conferenze in Belgio e Francia pochi giorni fa: la prima l’1 dicembre all’università Saint-Louis di Bruxelles; la seconda il 4 dicembre all’università Paris 8 Vincennes–Saint-Denis.
Dai materiali preparatori ho tratto anche l’inchiesta per Internazionale, divisa in due puntate. È un ulteriore sviluppo del lavoro portato avanti negli ultimi anni e sfociato nel libro La Q di Qomplotto.
La prima puntata prende le mosse da una storia circolata durante le alluvioni in Emilia-Romagna del maggio 2023: quella dell’«aereo di Red Ronnie».
Partendo dal singolo episodio, identifico un insieme di fantasie di complotto sul clima che definisco «di seconda generazione».
Diverse dal cosiddetto «negazionismo», queste narrazioni si formano intorno a importanti nuclei di verità, come l’uso militare di tecniche di cloud seeding, l’impatto climalterante del traffico aereo e i pericoli della geoingegneria solare.
A proposito dei «nuclei di verità»
Il termine «verità», già appesantito da secoli di speculazioni filosofiche, deve ancora riprendersi dopo decenni di linguistic turn e sbornia decostruzionista. Per questo l’espressione «nuclei di verità» fa inarcare sopracciglia. Approfitto di questo spazio per una precisazione.
Non è una mera questione di fatti e di oggettività. La verità dei nuclei di verità è ovviamente relativa, situata. I nuclei di verità sono elementi che noi anticapitalisti possiamo riconoscere come parte della nostra esperienza e visione del mondo. Partendo da tali elementi, possiamo stabilire un contatto con chi crede a fantasie di complotto e cercare un terreno comune, senza ratiosuprematismo, senza complesso di superiorità, senza pensare di cavarcela, come fanno i debunker, forando palloncini.
Se l’espressione non piace si può sostituire con: «premesse che noi anticapitalisti accettiamo come altamente plausibili, in base alle quali possiamo relazionarci con chi crede a fantasie di complotto».
Io trovo più comodo chiamarli nuclei di verità.
Quando dico che dobbiamo confrontarci con queste persone, non mi riferisco ai mestatori e venditori di complotti a tempo pieno. Non è con gli influenzatori che dobbiamo parlare, ma con le persone incazzate e angosciate, umiliate e schiacciate dallo stato delle cose, che sentono sulla pelle quanto questo sistema sia truccato e distruttivo, e in certe fantasie di complotto pensano di trovare le spiegazioni di cui hanno bisogno.