Nei giorni scorsi, durante la consueta conferenza stampa mattutina, il governo presieduto da Lopez Obrador ha presentato il censimento delle persone scomparse pubblicate sul Registro Nacional de Personas Desaparecidas y No Localizadas (RNPDNO). La presentazione ha suscitato forti polemiche nel Paese perché, nonostante il problema delle sparizioni forzate sia gravissimo e fuori controllo da almeno dieci anni, secondo i dati presentati risulterebbe confermata la sparizione forzata di 12377 persone soltanto, contro le 110964 presenti nel Registro Nazionale.
Per capire il “gioco di prestigio” del governo è necessario addentrarsi nei dati presentati. Nel maggio scorso il governo ha iniziato la cosiddetta “estrategia nacional de búsqueda generalizada de persona desaparecida”, un censimento che, come dicono le autorità, è stato effettuato casa per casa con l’obiettivo di censire appunto tutte le denunce di persone scomparse. Dopo alcuni mesi di lavoro questi sono dunque i risultati ottenuti: delle 110964 persone iscritte nel registro delle persone scomparse, 16681 (15%) sono state localizzate con prove che sono in vita; 17843 (16%) sono presenti nel registro ma non si dispone di prove della presenza in vita; per 26090 (24%) persone non ci sono dati sufficienti per l’identificazione (ma si per continuare a cercarli); per 36022 (32%), non ci sono dati per continuare la ricerca; 1951 (2%) risulterebbero duplicati nel registro e infine 12377 sarebbero le persone la cui sparizione è confermata dalle autorità.
Nel presentare i dati, il governo ha messo in risalto il fatto che attualmente sarebbero solo 12377 le persone scomparse, facendo scatenare la rabbia di familiari, attivisti e organizzazioni di difesa dei diritti umani nonostante la conferma che nessun nominativo verrà cancellato dal registro. Le polemiche, tuttavia, non riguardano solo la presentazione dei dati ma anche le modalità non chiare e non spiegate con cui sono stati raccolti questi dati.
A contorno di questa presentazione, il governo ha anche attaccato il lavoro delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, in particolare del Centro Prodh che tra le altre cose segue il caso degli studenti di Ayotzinapa. Le accuse sono di essere influenzati da attori politici dell’opposizione e nel caso Ayotzinapa di difendere sia i giovani sia gli arrestati torturati. Alle accuse, presentate senza uno straccio di prova, il Centro Prodh ha risposto con un lungo comunicato nel quale ha precisato che «il nostro lavoro è stato quello di difendere gli interessi e i diritti delle famiglie, mettendo al centro le vittime. Questo ci ha portato a denunciare l’esistenza della tortura nelle prime indagini che hanno portato alla “verità storica”, che paradossalmente è quella che il Presidente della Repubblica sostiene oggi con le sue dichiarazioni».
Tra i tanti familiari arrabbiati e delusi dal governo, che come un mantra ripete lo slogan vuoto “ya no es el de antes” [ora non è più come una volta] anche Ana Enamorado, madre hondureña della Red Regional de Familias Migrantes che da 14 anni sta cercando suo figlio Oscar, intervistata per Global Project sulla vicenda.
Nei giorni scorsi, durante la consueta conferenza stampa mattutina, il presidente López Obrador ha presentato le statistiche sulle sparizioni forzate in Messico dove spicca subito il dato secondo cui sarebbero solo 12377 le persone attualmente scomparse. Dati che non danno la dimensione della realtà e sono stati contestati dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani. Ci puoi spiegare il motivo della contestazione?
«Al Presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, resta meno di un anno di governo e sulla questione dei diritti umani, in particolare nel caso dei desaparecidos, ha deluso. Pochi mesi fa ha chiesto le dimissioni dell’ex capo della Comisión Nacional de Búsqueda Karla Quintana. Secondo la stessa ex commissaria, il motivo è perché AMLO non era d’accordo con le cifre che apparivano nel Registro nazionale delle persone scomparse e non localizzate (RNPDNO) e quindi ha imposto un nuovo capo senza consultare le famiglie, le organizzazioni di accompagnamento o i gruppi di vittime.
Questa decisione ha fatto indignare e preoccupare le famiglie anche perché diverse organizzazioni hanno chiesto il ripristino senza essere però ascoltati. In questo clima il Governo ha presentato lo stato di avanzamento delle ricerche e localizzazione delle persone scomparse mostrando una tabella con dati differenti da quelli pubblicati nel registro. Questo ha provocato ancora più incertezza, indignazione e preoccupazione nelle famiglie, perché non c’è trasparenza.
Innanzitutto perché l’istituzione che sta facendo questo lavoro di ricerca non ha le competenze per farlo, ecco perché sono state create commissioni di ricerca sia nazionali che statali sulla base della “Ley General de Victimas” che è stata una lotta delle famiglie. Inoltre, non accettiamo mezze verità, abbiamo più di 113 mila persone scomparse secondo i dati ufficiali ma la realtà può essere anche tre volte di più perché la maggior parte dei familiari non denuncia per diversi motivi. Inoltre, il paese sta vivendo una crisi forense del terrore, i SEMEFOS (Servicios Médicos Forense) traboccano di cadaveri non identificati, secondo il registro ufficiale ci sono più di 52mila corpi che vengono abbandonati dallo Stato e non sappiamo se ci sono anche i nostri».
Durante la conferenza stampa di presentazione il presidente ha attaccato pesantemente anche le organizzazioni di difesa dei diritti umani che sostengono i familiari nelle ricerche, in particolare il Centro Prodh che si è occupato anche dei 43 studenti di Ayotzinapa. Perché il governo attacca queste organizzazioni e gli attivisti, o i familiari, delle persone scomparse?
«È evidente che il governo è a disagio con il lavoro che fanno le organizzazioni, come il Centro Prodh, perché non tacciono, perché rendono pubblico ciò che non va. Il ruolo del Centro Prodh è quello di camminare al fianco delle vittime, formarle e fornire loro tutto il supporto necessario e sono sicuro che queste accuse non impediranno all’organizzazione di continuare ad accompagnare, soprattutto i genitori dei 43 studenti di Ayotzinapa.
La preoccupazione del presidente invece è quella di ripulire la sua immagine indipendentemente dal dolore che provoca, volendo far sparire le persone scomparse, ridurre i numeri a tutti i costi, ci sono molte contraddizioni e l’unica cosa che generano sono i dubbi».
Tu sei la madre di Oscar, migrante hondureño scomparso più di dieci anni fa proprio il n Messico. Partendo dal tuo caso ci puoi raccontare cosa sta facendo realmente il governo per cercare le migliaia di persone scomparse?
«Tra un mese saranno passati 14 anni dalla scomparsa di mio figlio Oscar Antonio López Enamorado. Oscar è stato vittima della violenza causata dal presidente Felipe Calderón quando ha dichiarato la guerra alla droga; nel 2012 sono arrivata in Messico per cercarlo e il presidente Enrique Peña Nieto si era appena insediato. È passato tutto il suo mandato che si è portato via la scomparsa di mio figlio accompagnata da una serie di violazioni dei miei diritti umani e di quelli di mio figlio, nonché le omissioni.
Nel 2018 è arrivato alla presidenza il signor Andrés Manuel López Obrador. Con lui c’era un po’ di speranza, un giorno mi invitò anche a un’assemblea insieme a un gruppo di madri e padri messicani, Quel giorno ho avuto l’opportunità di avvicinarmi a lui e, con la foto di mio figlio tra le mani, mi ha detto, «tutto si risolverà, vedrai, tutto cambierà».
Ora capisco qual è il cambiamento a cui si riferiva, che anche lui se ne sta andando e ci lascia ancora più incertezza. Chi faranno sparire dal RNPDNO? Chi verrà inserito nella banca dati? I migranti perché sono i più vulnerabili? E perché sono sempre stati invisibili? O le persone provenienti da comunità indigene? Se ne va lasciando un grande debito con le famiglie messicane e con le famiglie straniere.
Se vuole ripulire la sua immagine, risolva tutti questi dubbi che ha generato e localizzi i nostri cari, oltre a impedire che continui ad accadere, gli resta meno di un anno per risolvere in modo che non sia uno di più a portarsi via i nostri cari scomparsi sotto i suoi piedi».
La reazione dei familiari dei desaparecidos al report del governo non si è fatta attendere: tra le prime a prendere parola è stata Cecilia Flores del collettivo Madres Buscadoras de Sonora che ha ribadito il concetto: «non sono d’accordo con le statistiche presentate dal Presidente perché occultano le cifre dei desaparecidos […]. Nessuna di noi che stiamo dando visibilità al problema dei desaparecidos avrebbe voluto averne uno, il Presidente dovrebbe mettersi un secondo nei nostri panni per capire la magnitudo del problema».
Nei giorni seguenti una mobilitazione dei familiari e dei collettivi di tutto il Paese ha percorso le strade della capitale reclamando pubbliche scuse e diritto di replica. La rete dei collettivi ha divulgato poi nelle reti sociali un comunicato congiunto nel quale esigono dal Governo che continui la ricerca di 110 mila e oltre persone scomparse, denunciando la mancanza di trasparenza nelle cifre presentate.
Anche la Red Regional de Familias Migrantes della quale Ana Enamorado fa parte ha emesso un comunicato ricordando come per i migranti «l’attuale crisi che coinvolge la Comisión Nacional de Busqueda e la mancanza di trasparenza nel nuovo censimento delle persone scomparse segnato da omissioni e opacità, si traduce in una doppia vulnerabilità per le persone migranti, che devono affrontare la mancanza di appoggio dei paesi di origine e la discriminazione e gli ostacoli delle istituzioni in Messico per localizzare i propri cari».
«Ya no es el de antes», ripete instancabile il Presidente. Eppure, tra la violenza che è inarrestabile e incontrollabile, tra progetti estrattivisti degni delle peggior destre latinoamericane, tra il sempre più forte e centrale ruolo dell’esercito nella vita politica, tra gli attacchi a chiunque faccia opposizione da sinistra, il suo governo vira sempre più a destra, facendo evaporare le illusioni della cosiddetta “quarta trasformazione” e i sogni di ottenere verità e giustizia per le migliaia di persone scomparse sotto gli occhi di uno Stato assente e complice.