Mike Whitney
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Gli Houthi impediranno alle navi commerciali dirette in Israele di raggiungere i porti israeliani finché Israele bloccherà le forniture di cibo, acqua e medicine ai palestinesi di Gaza. Se i leader israeliani vogliono porre fine al blocco, devono smettere di uccidere i palestinesi e porre fine all’assedio. Questa è la soluzione semplice e morale all’attuale crisi nel Mar Rosso.
Nel fine settimana, i combattenti Houthi hanno attaccato altre due navi commerciali, nonostante la presenza delle navi da guerra statunitensi che pattugliano l’area. L’obiettivo principale è stata la Maersk Hangzhou, che è stata attaccata da piccole imbarcazioni piene di militanti Houthi che hanno sparato con armi di piccolo calibro contro i marinai a bordo. Gli elicotteri della Marina statunitense sono stati inviati sul posto e hanno affondato tre delle imbarcazioni, uccidendo tutte le persone a bordo.
Qualche tempo dopo, la Maersk Hangzhou è stata nuovamente attaccata nella parte meridionale del Mar Rosso. È stata colpita da un missile lanciato dalla costa dello Yemen. In seguito all’attacco, la Hangzhou ha lanciato l’SOS e ha chiesto assistenza alle navi della Marina che operavano nell’area. Secondo un resoconto: “L’imbarcazione sembra essere in grado di navigare e non si segnalano feriti”.
Vale la pena notare che, solo due settimane fa, il 15 dicembre, la Maersk aveva ordinato la sospensione completa del transito nel Mar Rosso a tutte le navi della compagnia. La Maersk aveva accettato con riluttanza di riprendere la navigazione solo perché i leader del Pentagono le avevano assicurato che sarebbero state al sicuro. Il 19 dicembre, il capo del Pentagono Lloyd Austin aveva lanciato una task force marittima multinazionale, denominata Operazione Prosperity Guardian, che avrebbe dovuto proteggere le navi commerciali nel Mar Rosso dagli attacchi dei missili e dei droni degli Houthi. Gli incidenti verificatisi nel fine settimana dimostrano che la coalizione voluta da Austin è un fallimento. E Maersk ha tacitamente ammesso che si tratta di un fallimento, bloccando la navigazione di tutte le sue navi nel Mar Rosso per le prossime 48 ore. Prevediamo che la “pausa” sarà prolungata indefinitamente, almeno fino a quando la questione non sarà risolta, cosa che difficilmente avverrà nel prossimo futuro.
La decisione di creare una task force navale – che apparentemente dovrebbe proteggere la “libertà di navigazione” nel Mar Rosso – è una politica tanto sciocca e sconsiderata quanto quella che avevamo visto dopo la decisione di invadere l’Iraq. Nessuno nella regione ha dubbi sul motivo per cui gli Stati Uniti hanno avviato questa politica. Gli Stati Uniti stanno esprimendo con forza il loro pieno sostegno alla sadica guerra di Israele contro il popolo palestinese. Questa è la percezione diffusa e questa è la verità. L’amministrazione Biden non ha fatto alcun tentativo di dialogo con gli Houthi né ha posto alcuna restrizione al comportamento di Israele. (L’unica cosa che si può dedurre dall’approccio di Biden è che ha deciso di abbandonare del tutto la pretesa di essere un “mediatore imparziale” sulle questioni che riguardano il Medio Oriente, optando invece per una partecipazione attiva alle ostilità scatenate da Israele. In breve, l’operazione Prosperity Guardian non ha nulla a che vedere con la “libertà di navigazione”. È il dispiegamento di mezzi militari statunitensi per promuovere l’aspirazione sionista di ripulire etnicamente la Palestina storica e creare un Grande Israele. Gli Stati Uniti si sono ora uniti a Israele nel tentativo di trasformare questo obiettivo in realtà.
The continued support of the United States, Britain and other EU countries for Israel’s crimes is not something that can be hidden from the eyes of any impartial viewer and erased from the historical memory of nations!#ISISrael pic.twitter.com/nQOZbooOV9
— بـچـه مـهـنـدس🇮🇷🇵🇸 (@bacheye_sevom) October 29, 2023
Come abbiamo già detto, gli Houthi hanno accettato di porre fine ai loro attacchi al traffico commerciale nel Mar Rosso se Israele si limiterà a interrompere le operazioni militari per il tempo sufficiente a far arrivare aiuti umanitari ai palestinesi. Non si tratta solo di una richiesta ragionevole, ma di una politica sostenuta dalla stragrande maggioranza delle nazioni e dei popoli di tutto il mondo. Sorprendentemente, gli Houthi sono gli unici a compiere passi positivi e concreti per garantire l’attuazione di questa politica. Hanno coraggiosamente messo a rischio le proprie vite per un popolo oppresso con cui non hanno quasi alcun contatto diretto. Le loro azioni riflettono la sincerità delle loro convinzioni e un impegno di principio. Non dovrebbe sorprendere che siano così ampiamente ammirati. Ecco ulteriori informazioni da un articolo di Aljazeera:
Se il compito dell’Operazione Prosperity Guardian fosse limitato, se dovesse solo prevenire gli attacchi alle navi mercantili, potrebbe essere svolto utilizzando il principio secolare della navigazione in convogli protetti da navi da guerra. In un convoglio, i carichi commerciali lenti e indifesi navigano in diverse colonne a distanze definite l’uno dall’altro – guidati, affiancati e tallonati da navi da guerra veloci che possono affrontare qualsiasi minaccia.…
Ma ogni strategia ha i suoi limiti. Un convoglio è grande e ingombrante, si estende per miglia per consentire agli enormi mercantili di mantenere una distanza di sicurezza e di manovrare, se necessario. A prescindere dalle misure di protezione adottate, le enormi petroliere e le portacontainer, lunghe più di 300 metri (984 piedi), sono ancora grossi bersagli….
Le loro scorte, anche se ben armate, portano un numero limitato di missili e devono pianificarne l’uso con attenzione, visto che devono mantenere una riserva tattica per la difesa della nave stessa. Una volta esauriti i missili, è necessario fare rifornimento: un’operazione possibile in mare, ma molto più rapida e sicura in un porto amico fuori dalla portata dei missili Houthi.
Per superare le 250 miglia nautiche (463 km) critiche lungo la costa yemenita fino allo stretto di Bab al-Mandeb, avanzando ad una velocità presunta di 15 nodi (28 km/h) – poiché i convogli navigano sempre alla velocità delle unità più lente – le navi sarebbero esposte per almeno 16 ore anche ai missili e ai droni Houthi a corto raggio“. Analysis: In the Red Sea, the US has no good options against the Houthis, Aljazeera
Questo breve estratto illustra le ovvie carenze della strategia del Pentagono. Una grande scorta navale creerà solo un ambiente più ricco di bersagli per i missili Houthi. Inoltre – come abbiamo già visto con l’incidente della Maersk Hangzhou – la strategia non funziona. La vicinanza delle navi da guerra statunitensi non scoraggia gli attacchi degli Houthi né assicura la libertà di navigazione. Il piano non è né economicamente fattibile né militarmente pratico. (Nota: per quanto tempo gli Stati Uniti saranno in grado di mantenere una squadra navale di scorta a mercantili che trasportano I-pod e Hula Hoop?).
E non ignoriamo nemmeno l’impressionante potenza offensiva degli Houthi. Guardate qui:
La minaccia missilistica degli Houthi è ormai nota e il loro arsenale è consistente. I pianificatori navali devono essere preoccupati dalla loro capacità di sferrare attacchi concentrati e prolungati contemporaneamente da più direzioni. (Aljazeera)
Allora perché gli Stati Uniti si sono impegnati in una strategia così costosa se sapevano che era destinata a fallire?
Forse, il fallimento è l’obiettivo, perché il fallimento sposta il conflitto più in alto nella scala dell’escalation e più vicino alla guerra regionale voluta dai neocon di Washington e dai loro alleati burattinai in Israele. Ecco altre informazioni da Aljazeera:
Ogni ammiraglio direbbe ai suoi superiori politici che la necessità militare richiederebbe attacchi alle infrastrutture missilistiche Houthi a terra, nello Yemen: siti di lancio fissi e mobili, strutture di produzione e stoccaggio, centri di comando e qualsiasi piccola infrastruttura radar esistente. Una risposta proattiva alla minaccia missilistica, in altre parole, per distruggere la capacità missilistiche degli Houthi, piuttosto che una risposta reattiva limitata all’abbattimento dei missili in arrivo.
In teoria, gli attacchi contro le infrastrutture missilistiche degli Houthi potrebbero basarsi su ricognizioni satellitari e di veicoli aerei senza pilota (UAV) ed essere condotti con missili lanciati dal Mar Rosso e dall’Oceano Indiano e da droni armati decollati da basi terrestri lontane. Ma l’unica possibilità realistica di ottenere un successo significativo richiederebbe l’uso di aerei da combattimento, bombardieri basati sulle due portaerei nucleari della Marina statunitense presenti nella regione.
Gli attacchi contro obiettivi nello Yemen avrebbero una chiara giustificazione militare. Ma comporterebbero anche un chiaro rischio politico: quello che l’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, siano visti nel mondo arabo e islamico schierati nella guerra di Gaza dalla parte di Israele. Dopo tutto, gli Houthi affermano che i loro attacchi alle navi del Mar Rosso hanno lo scopo di indurre Israele a porre fine alla guerra.
Consapevoli dei rischi di un simile sviluppo, che potrebbe facilmente causare l’estensione del conflitto, gli Stati Uniti hanno cercato di muoversi con cautela, impegnandosi con le potenze regionali e inviando messaggi contrari ad un’escalation. (Aljazeera)
Gli Stati Uniti sarebbero “contrari ad un’escalation”?
Assurdo. Dovremmo forse credere che il Pentagono non abbia giocato d’anticipo e non conosca già il risultato? Ma come potrebbe essere se – come dicono gli autori – “la necessità militare richiederebbe attacchi alle infrastrutture missilistiche Houthi sul terreno, nello Yemen: siti di lancio fissi e mobili, strutture di produzione e stoccaggio, centri di comando e… infrastrutture radar”. In altre parole, si aspettano di sicuro un’escalation che porterà più distruzione, più spargimento di sangue e un impegno maggiore di risorse militari. Se questa non è la volontà di scatenare una guerra regionale più ampia, allora cos’è?
BREAKING:
⚡Another ship attacked by the Houthis in the Red Sea
UK reports a ship has been attacked off Yemen’s coast. pic.twitter.com/V5zxsAdr2Z
— Megatron (@Megatron_ron) December 30, 2023
E quando i cannoneggiamenti (o i bombardamenti) delle postazioni Houthi a terra non funzioneranno (e non hanno funzionato nella guerra con l’Arabia Saudita durata 9 anni), Washington sarà costretta a inviare le truppe di terra. Ma prima Biden dovrà fare in modo che le navi da guerra statunitensi diventino dei facili bersagli, in modo che vengano colpite dai missili degli Houthi, e questo scatenerà l’isteria di massa necessaria per ingannare il popolo americano e coinvolgerlo in un’altra disastrosa guerra in Medio Oriente.
Tra l’altro, da quando la danese Maersk ha annunciato di voler riprendere il transito nel Mar Rosso (il 24 dicembre) c’è stato un altro attacco missilistico degli Houthi contro una nave portacontainer, la MSC United, il 26 dicembre. Quest’ultimo incidente potrebbe convincere Maersk che la navigazione nel Mar Rosso non è ancora sicura e che sarebbe più saggio dirottare le sue navi intorno al Corno d’Africa fino alla cessazione delle ostilità. Non ci resta che aspettare e vedere cosa farà la Maersk. (Nota: questo articolo è stato scritto un giorno prima dell’attacco degli Houthi alla Maersk Hangzhou).
In ogni caso, i danni inflitti alla navigazione commerciale sono stati a dir poco incredibili. Date un’occhiata a questo estratto di un articolo di Bloomberg:
Secondo i nuovi dati del settore, metà della flotta di portacontainer che transita regolarmente nel Mar Rosso e nel Canale di Suez sta evitando la rotta a causa della minaccia di attacchi.
L’elenco, compilato da Flexport Inc., mostra che 299 navi con una capacità complessiva di 4,3 milioni di container hanno cambiato rotta o hanno intenzione di farlo. Si tratta di un numero circa doppio rispetto ad una settimana fa e corrisponde a circa il 18% della capacità globale.
Secondo Flexport, la deviazione intorno all’Africa può richiedere fino al 25% in più rispetto all’utilizzo del Canale di Suez per le rotte tra Asia ed Europa. Questi viaggi sono più costosi e comporteranno un aumento dei prezzi per i consumatori, dalle scarpe da ginnastica al cibo al petrolio, se persisterà la necessità di un percorso più lungo…. Le cifre mostrano l’entità dei crescenti disagi marittimi dopo che gli Houthi hanno lanciato più di 100 attacchi a navi commerciali nell’ultimo mese….
Gli arrivi di portacontainer sono diminuiti dell’87%, quelli delle navi gasiere di circa il 30% e le navi da trasporto auto di circa il 25%. Un quadro simile vale per i transiti nel Canale di Suez, che sono diminuiti di circa il 45% tra il 22 e il 26 dicembre per le navi dirette a sud, secondo Clarksons.…
“Sebbene la coalizione guidata dagli Stati Uniti possa apparire vincente dal punto di vista militare, potrebbe non essere sufficiente a convincere le principali compagnie di navigazione a riprendere i transiti nel Mar Rosso”, ha dichiarato Gerard DiPippo, analista geoeconomico senior di Bloomberg Economics. “Più gli attacchi degli Houthi continueranno, più gli Stati Uniti saranno costretti a passare all’offensiva, con il rischio di un’escalation regionale“. 299 Containerships Reroute to Avoid the Red Sea, Doubling in Number from Last Week, Bloomberg (da gcaptain)
Il popolo americano è consapevole dei danni causati dal nostro sostegno generalizzato a Israele? E queste interruzioni probabilmente aumenteranno di molti ordini di grandezza quando gli Stati Uniti passeranno all’offensiva e lanceranno una guerra contro la terraferma yemenita. Allora vedremo la navigazione commerciale nel Mar Rosso bloccarsi.
Yemen is teaching the world what active solidarity looks like. pic.twitter.com/NjMyXPZP67
— Jairo I Fúnez-Flores (@Jairo_I_Funez) December 18, 2023
Morale della favola: La strategia di scortare le navi commerciali attraverso il Mar Rosso è chiaramente fallita. A tutti gli effetti, l’operazione Prosperity Guardian è defunta. Dobbiamo supporre che il Pentagono stia elaborando una strategia più aggressiva che comporterà rischi maggiori e potenzialmente una guerra più ampia. In poche parole, gli Houthi sono ora considerati una minaccia per gli interessi vitali dell’America, come indicato nella Strategia di sicurezza nazionale 2022 di Biden. Ecco il relativo estratto:
…. Gli Stati Uniti non permetteranno a potenze straniere o regionali di mettere a repentaglio la libertà di navigazione attraverso le vie d’acqua del Medio Oriente, tra cui lo Stretto di Hormuz e Bab al Mandab, né tollereranno gli sforzi di qualsiasi Paese di dominare un altro – o la regione – attraverso il rafforzamento militare, incursioni o minacce”.
È scritto nero su bianco. Gli Houthi rappresentano ora un vero e proprio pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Questo non è diverso da una dichiarazione di guerra esplicita, ed è per questo che pensiamo che, da questo momento in poi, il conflitto si intensificherà molto rapidamente, passando da una postura difensiva ad un bombardamento aggressivo delle posizioni militari Houthi nello Yemen e, infine, al dispiegamento di forze speciali e truppe di terra statunitensi nello stesso Yemen. Il Team Biden ha messo gli Stati Uniti sulla corsia preferenziale per una guerra catastrofica nella penisola arabica, una guerra che spingerà i leader arabi nelle braccia della Russia e della Cina, una guerra che rafforzerà le alleanze antiamericane ed esacerberà le divisioni geopolitiche, una guerra che approfondirà l’isolamento dell’America e la costante erosione della sua autorità morale; una guerra che porrà fine al momento unipolare e al tramonto del “secolo americano”.
Non sarebbe più semplice chiedere a Israele di fermare la sua sanguinosa furia?
The depths of the Red Sea awaits pic.twitter.com/zHU6nSUoDl
— Dennis Henry (@SamisonAfc) December 18, 2023
Mike Whitney
Fonte: unz.com
Link: 03
31.12.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org