Dopo mesi di incertezze e tensioni e dopo un’ultima frenetica e intensa giornata, finalmente il progressista Bernardo Arevalo e la sua vice Karin Herrera si insediano come binomio presidenziale del Guatemala, sconfiggendo il tentativo di colpo di stato messo in atto da mesi dal “pacto de corruptos” composto da politici e magistrati conservatori.
Che sarebbe stata una giornata cruciale lo si sapeva, dopo questi mesi in cui il Ministerio Público, insieme agli esponenti del vecchio governo conservatore guidato da Giammattei, avevano provato in tutti i modi ad evitare la transizione e la perdita del potere, ordinando perfino l’irruzione nella sede del tribunale elettorale alla ricerca disperata di brogli reali e più concretamente per costruirli.
Mesi in cui il Movimiento Semilla e il presidente eletto sono stati al centro delle attenzioni dei giudici e hanno dovuto difendersi dai tentativi di ritiro della personalità giuridica e di inquisizione da parte del Ministerio Público, con il vecchio presidente Giammattei che non è mai intervenuto nello scontro avallando l’attacco e rendendosi così complice del tentato colpo di stato giuridico.
Ci si aspettava dunque una giornata di tensione e così è stata. Arevalo avrebbe dovuto insediarsi alle due del pomeriggio ma fin dal primo mattino sono cominciati i problemi. Arrivati davanti al Congresso i nuovi deputati eletti si sono visti chiudere le porte dell’aula in faccia a causa del fatto che la vecchia giunta direttiva del Congresso – in mano all’ex presidente Giammattei – non voleva rilasciare le credenziali di accesso e concedere l’insediamento ai nuovi deputati.
È iniziato così un tam-tam pubblico di denunce da parte dei deputati ripresi immediatamente dai numerosi giornalisti presenti ai quali la polizia non ha però permesso di accedere al Congresso, con la scusa di “ordini superiori”. Solo grazie alla pressione popolare in Plaza de la Constitución e nei pressi del Congresso, i nuovi deputati hanno potuto accedere all’aula. Sono cominciate così ore di trattative intense tra la vecchia giunta e i nuovi deputati per permettere a questi ultimi di prendere possesso degli scranni conquistati alle elezioni.
Vista la situazione di impasse che avrebbe potuto mettere in pericolo la successione, dal momento che solo il presidente della nuova giunta direttiva del Congresso può insediare ufficialmente il presidente della Repubblica, migliaia di persone che si erano radunate in piazza, si sono messe in marcia verso il Congresso, per impedire che il golpe prendesse corpo. Arrivati a poche decine di metri dal palazzo, i manifestanti si sono ritrovati di fronte un imponente schieramento di forze dell’ordine. Nonostante l’invito a mantenere la calma e a non cadere nelle provocazioni, i manifestanti stanchi e preoccupati per il ritardo della transizione, hanno forzato il blocco della polizia ma sono stati attaccati da questi anche con gas lacrimogeni.
A dare il colpo di grazia al tentativo di colpo di stato è stata anche la dura presa di posizione di Almagro (presidente della discussa Organizzazione degli Stati Americani) e di altri presidenti o rappresentanti di Stato invitati alla cerimonia (tra i quali il presidente colombiano Petro), che hanno intimato ai “golpisti” di non interferire con la transizione del potere.
Dopo diverse ore di battaglia nel Congresso e di presidi in difesa della democrazia nelle piazze finalmente il deputato del Movimiento Semilla Samuel Pérez è stato nominato presidente del Congresso e ha potuto così procedere al protocollo della successione e consegnare nelle mani di Bernardo Arevalo e di Karin Herrera i simboli del potere, facendo scoppiare la festa popolare in Plaza de la Constitución.
«Sono onorato di assumermi questa grande responsabilità, dimostrando che la nostra democrazia ha la forza per sopravvivere e che attraverso l’unità e la consapevolezza possiamo trasformare il panorama politico in Guatemala» ha dichiarato nel suo primo discorso il 52º presidente del Guatemala, che poi ha proseguito riconoscendo lo sforzo dei cittadini nel suo insediamento: «questo momento non rappresenta solo una conquista personale, ma un passo deciso, in cui prevalgono la partecipazione dei cittadini e il cambiamento politico».
Parlando del suo futuro mandato, Arevalo ha detto che sua la sua proposta di governo si riassume in una semplice formula: «Non può esserci democrazia senza giustizia sociale», ricordando che «abbiamo l’opportunità di invertire decenni di deterioramento sociale e istituzionale». Infine, prima di scendere dal palco, ha voluto ringraziare le popolazioni indigene e la resistenza pacifica che in questi duri mesi di attesa hanno difeso coi denti la democrazia e la sua elezione.
In piazza le autorità indigene protagoniste della difesa del volere popolare in tutti questi mesi, hanno indicato che con l’insediamento di Arevalo termina la prima fase della resistenza, chiedendo però alla popolazione di non romanticizzare il nuovo governo e assicurando che continueranno la loro supervisione e presenza durante tutto il mandato dell’attuale amministrazione.
Nella Plaza de la Constitución a Città del Guatemala la festa è durata tutta la notte, con canti, fuochi d’artificio e balli. Dopo il suo discorso dal palazzo presidenziale affiancato dalla sua vice Karin Herrera, il nuovo presidente è sceso in strada visitando il presidio permanente della popolazione indigena che da mesi si è installato di fronte al Ministerio Público. Un ringraziamento simbolico per quanti hanno messo il proprio corpo a difesa della democrazia ma anche un messaggio per il “pacto de corruptos” che in questi mesi hanno cercato – fortunatamente invano – di impedirgli di insediarsi: la battaglia per cambiare il Paese è appena iniziata e il presidente è pronto ad affrontare i nemici della democrazia.