Se c’è un nuovo termine che da oggi entrerà nel lessico popolare è ‘shitstorm’. Hanno pronunciato questa parola almeno tre volte per una, ieri sera, sia Lilli Gruber su LA7 sia Bianca Berlinguer su Rete4.
Lo shitstorm – letteralmente “tempesta di merda” – è infatti il principale indiziato per la morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Pavia che aveva pubblicato un post contro presunti clienti omofobi, la cui veridicità è stata massa in dubbio da Selvaggia Lucarelli. (Proprio in seguito alle insinuazioni della Lucarelli è partito lo shitstorm contro la Pedretti).
Pare che la tempesta di insulti che hanno raggiunto la Pedretti – per essersi presuntamente inventata un post che la faceva “apparire eroica” di fronte all’omofobia – sia stata tale da indurre la ristoratrice al suicidio. In proposito, la figlia della Pedretti ha indirizzato questo post alla Lucarelli: “L’accanirsi è pericoloso. Grazie cara ‘signora’ per aver massacrato per via mediatica la mia mamma. Cerchi pure la sua prossima vittima“.
Qui ovviamente si apre un tale ventaglio di argomenti che rinuncio necessariamente ad elencarli tutti. Cito solo i principali, che sono (a mio parere): 1) Il diritto di un giornalista, nell’era dei social, di accusare pubblicamente qualcuno di falso, senza averne le prove. E di conseguenza: 2) proprio la potenza innegabile dei social, che sono in grado di rilanciare una tale accusa moltiplicandola per mille, determinando un tale stato di depressione, nelle persone meno preparate, da arrivare a contemplare atti estremi come il suicidio.
Non dimentichiamo che la combinazione di queste due cose ha già portato al suicidio del dott. De Donno, che aveva iniziato a curare i malati di covid con la plasmaferesi, prima di essere trattato come un misero impostore e ciarlatano… indovinate da chi? Proprio da Selvaggia Lucarelli.
A volte ritornano.
Massimo Mazzucco