Nel pieno di una gravissima emergenza dovuta agli incendi forestali che hanno colpito la regione di Valparaíso provocando un centinaia di vittime e migliaia di sfollati, arriva la notizia della morte dell’ex Presidente Sebastian Piñera, deceduto in seguito a un incidente in elicottero nei pressi del lago Ranco, nella regione di Los Ríos, nel sud del Cile.
Da quanto si apprende dai media locali, lo stesso ex presidente era alla guida dell’elicottero che trasportava anche la sorella Magdalena Piñera, l’imprenditore Ignacio Guerrero e suo figlio Bautista Guerrero. Partiti dalla casa dell’amico imprenditore José Cox nonostante le avverse condizioni meteo, l’elicottero sarebbe caduto poco dopo il decollo tanto che lo stesso Cox avrebbe prestato i primi soccorsi alle vittime. Dei quattro passeggeri, solo l’ex presidente non è riuscito a salvarsi non riuscendo a togliersi il cinturone di sicurezza e sprofondando con l’elicottero nel lago dove è poi stato recuperato il corpo senza vita.
Sebastian Piñera, imprenditore di successo e conservatore neoliberista in politica, è stato presidente per due volte, dal 2010 al 2014 e dal 2018-2022 quando sotto la sua pessima gestione scoppiò la rivolta, divenuta famosa come “estallido social”, innescata dalla protesta degli studenti delle secondarie per l’aumento dei prezzi della metro ma che ben presto si espanse a tutti i settori della società sotto lo slogan “no son 30 pesos son 30 años”.
La morte improvvisa dell’ex Presidente ha fatto piangere e commuovere praticamente tutti i Capi di Stato della regione, che ne hanno ricordato con emozioni gli “incontri cordiali e sorridenti” nei vertici e la “statura” del politico. In questo effluvio di condoglianze non sono mancati i ricordi dei Capi di Stato progressisti: da Cristina de Kirchner ad Alberto Fernandez, da Lula e perfino a Morales in tanti, forse troppi, si sono affrettati a rendere omaggio, pur nelle differenze politiche, a un personaggio che lascia dietro di sé un’eredità pesante e una frustrante scia di impunità.
A ricordare chi sia stato realmente Sebastian Piñera sono infatti solo le organizzazioni e i movimenti sociali, le vittime della sua repressione e delle sue politiche economiche che hanno portato solo miseria tra la popolazione. Alla conferma della morte, Plaza de la Dignidad è ritornata a riempirsi e, nel piedistallo che fu della statua del generale Baquedano, sono apparse scritte che dipingono l’ex presidente per quello che è stato in vita: un assassino e un genocida della sua stessa gente.
Perché, al di là delle sue politiche economiche neoliberiste che hanno acuito le disuguaglianze sociali e portato povertà tra i settori più vulnerabili della popolazione, Piñera va ricordato per le numerosissime violazioni dei diritti umani avvenute sotto i suoi mandati, per la creazione del Comando Jungla, uno squadrone di carabineros addestrato tra Colombia e Stati Uniti, che ha seminato morte e distruzione nelle regioni del Bío Bío e della Araucanía, ovvero mei territori mapuche. Va ricordato soprattutto per la tragica repressione alla rivolta popolare scoppiata nell’autunno 2019. Per le 30 e oltre vittime della feroce violenza dei carabineros da lui ordinata, per le migliaia di feriti e di prigionieri politici tutt’ora in carcere, per le centinaia di vittime di trauma oculare, che hanno perso la vista ma non la dignità.
Scrive così Prensa Opal nel suo “elogio” funebre a colui che è ritenuto un dittatore, ricordando la continuità con la dittatura di Pinochet:: «Muore legato e sommerso nell’acqua. Quanti sono morti così, sotto la dittatura di Pinochet, dove Sebastián Piñera è diventato milionario con il sudore di un popolo frustato, affamato e torturato? Dove non ha mai pronunciato una sillaba contro la barbarie e il carnevale degli psicopatici che, per esempio, uccidevano le loro vittime, le legavano e le immergevano nell’acqua?»
Per il collettivo di comunicazione alternativa “Muros y Resistencias” «Piñera, nel suo silenzio e nella sua brutale difesa del sistema, è diventato il volto dell’ingiustizia, simboleggiando la disconnessione del governo dalle legittime richieste del suo popolo. La sua morte senza rendere conto [dei suoi crimini] si fa beffe delle vittime e delle loro famiglie, che hanno combattuto instancabilmente per la giustizia e la verità».
Questa è la reale eredità che ha lasciato uno dei presidenti più crudeli della storia recente cilena. Solo chi ha condiviso le stanze del potere politico può piangere la sua morte. Come hanno ricordato in tanti sui social, l’unico rammarico è che da oggi i suoi crimini rimarrano per sempre impuniti, nel fondo del lago Ranco.