Un corteo gioioso e determinato ha attraversato ieri le strade di Vicenza per contestare la presenza del generale Vannacci, ospite al Teatro Astra per la presentazione del suo ultimo libro “Il coraggio vince”. La manifestazione, organizzata da diverse associazioni, ha portato in piazza le voci e i corpi di tutte quelle persone su cui il gen Vannacci riversa odio e discriminazione.
Ad aprire la manifestazione è stata la performance di Silvia Calderoni, performer, attrice e attivista che con la sua compagnia – i “motus” – ha calcato diverse volte il palco dell’Astra, il teatro comunale che ieri ha invece dato spazio a uno dei personaggi più lontani dagli ideali che la cultura dovrebbe esprimere.
Il corteo, attraversando il centro storico, ha animato con cori e interventi quelle zone, come corso Palladio, che troppo spesso sono solo il salotto buono vicentino e che le varie amministrazioni hanno valorizzato solo come “città vetrina”.
Tra gli interventi, non è mancato chi – come Welcome Refugees – ha portato l’attenzione sulla tematica migratoria e dell’accoglienza, promuovendo ciò che invece il gen. Vannacci dichiara come “un’invasione da espellere”.
Ma sotto al comune si è parlato anche di antifascismo e antimilitarismo: tra poco più di un mese infatti Vicenza si ritroverà assediata dall’adunata degli Alpini (500 mila le persone previste) e il comune ha deciso di promuovere utilizzo di alcool a basso prezzo e istituire zone rosse, arancio e gialle dove la cittadinanza sarà limitata se non impossibilitata a muoversi. Tutto questo al posto di incentivare punti di ascolto o antimolestie e pensare a come evitare che si ripresenti lo stesso copione dello scorso anno a Rimini.
Alla manifestazione era stata prescritta dalla questura tutta la zona limitrofa all’Astra, cioè era stato vietato ogni tipo di spostamento da piazza Matteotti. Il corteo ha deciso lo stesso di continuare il suo percorso, circondando il luogo dell’evento e proseguendo così per Via Giuriolo, dove alcune attiviste e attivisti hanno attraversato a bordo di un gommone il fiume Retrone che divideva la manifestazione dal teatro. A poche decine di metri dall’ ingresso è stato aperto uno striscione con scritto “contro ogni frontiera, per i diritti e l’accoglienza vera!”.
Dal microfono si sono susseguiti interventi contro la violenza di genere, contro razzismo e sessismo, mentre il corteo imboccava la strada che da piazza Matteotti porta direttamente all’Astra, bloccata dalle forze dell’ordine. Nello stesso momento alcune persone si sono arrampicate su una gru in piazza Matteotti da cui è stato calato uno striscione con scritto “120 femminicidi nel 2023”, dichiarando che da li non si sarebbero mosse se non nel momento in cui fosse permesso al corteo di andare avanti. Dopo numerose pressioni, i plotoni si sono spostati facendo arrivare il corteo a una ventina di metri dal teatro. Qui la manifestazione si è conclusa con interventi, musica e balli, ribadendo con ancora più forza che “Vannacci e le sue idee non sono e non saranno le benvenute né a Vicenza né altrove”. Definire il femminicidio un omicidio come un altro, asserire che gli uomini che lo commettono sono degli “smidollati perché cresciuti senza la leva militare”, indicare le persone migranti o la comunità lgbtqia+ come il male assoluto di questo mondo, come ha scritto e dichiarato, non devono aver nessuno spazio di agibilità.
In conclusione, il corteo ha portato a termine tutti gli obiettivi previsti, senza scendere o accettare alcuna compatibilità. Lo ha fatto in maniera, gioiosa, pacifica, ironica, favolosa e determinata. Perché “contro l’oscurantismo che vorrebbe avanzare, noi saremo un arcobaleno di corpi”.