Dopo diversi giorni di protesta è arrivata finalmente una buona notizia per gli abitanti di Las Pampas e Palo Quemado: un giudice territoriale di Sigchos ha sospeso temporaneamente la consultazione ambientalista con cui il governo estrattivista di Daniel Noboa vorrebbe imporre il progetto minerario dell’impresa canadese Atico Mining. Tuttavia, la decisione del giudice non ha fermato la repressione nei territori indigeni e nella giornata di martedì una nuova aggressione da parte delle forze armate ha provocato diversi feriti tra cui un contadino in modo grave.
La decisione del giudice di sospendere temporaneamente la consultazione ambientalista nella parrocchia di Palo Quemado è avvenuta nei giorni scorsi a seguito di un ricorso presentato dal sindaco di Sigchos, Oscar Monge, con il quale ha richiesto anche il ritiro della polizia e dell’esercito per evitare ulteriori episodi di repressione. Se la consultazione ambientalista è stata sospesa, non si è fermata invece la militarizzazione, con militari e polizia che hanno continuato ad arrivare nel territorio parrocchiale, minacciando e commettendo abusi nei confronti della popolazione.
Nel comunicato con cui le organizzazioni indigene e ambientaliste festeggiavano questa importante ma parziale vittoria tuttavia già si metteva in luce il pericolo di un’escalation di violenza, invitando a mantenersi in allerta di fronte a possibili ulteriori atti repressivi: «la lotta continua e chiediamo alle nostre basi di non abbassare la guardia e di mantenere le azioni di resistenza previste. Ci teniamo in mobilitazione e assemblea permanente».
Atti repressivi che sono puntualmente arrivati nella giornata di martedì 26 marzo. Fin dal primo mattino, il Frente Nacional Antiminero denunciava l’arrivo di nuove forze militari nel territorio di Palo Quemado per imporre con la forza la “libera” consultazione ambientalista. Nel corso della giornata poi, si è scatenata la repressione che ha causato diversi feriti tra la popolazione indigena, tra cui un contadino ferito gravemente al volto dai proiettili sparati dalla polizia, che è stato trasportato d’urgenza nel più vicino ospedale.
Di fronte alla violenza spropositata messa in atto dalle forze armate ecuadoriane per difendere gli interessi dell’impresa privata canadese Atico Mining, si sono mosse la società civile e le organizzazioni ambientaliste e indigene di tutto il Paese: diversi presidi di solidarietà sono stati indetti ad esempio a Puyo, Ibarra, Carchi e Loya. Nella capitale Quito un partecipato presidio si è ritrovato a manifestare davanti all’ambasciata canadese chiedendo la fine della militarizzazione e il rispetto della decisione del giudice di sospendere la consultazione ambientalista.
Al presidio di Quito è intervenuto anche il presidente della CONAIE Leonidas Iza che ha rimarcato come «tutti gli sforzi dei fratelli di Palo Quemado e Las Pampas per difendere il territorio, l’acqua e le montagne, non restano nella solitudine». Iza ha poi attaccato il Presidente Daniel Noboa, considerato il principale responsabile di quanto sta avvenendo nella provincia di Cotopaxi: «Presidente smetta di mentire, smetta di attaccare la popolazione. L’Ecuador non è una delle sue aziende. Rispettate i diritti costituzionali, così come il diritto alla consultazione preventiva, libera e informata. Non può essere considerata legittima una consultazione effettuata con sole 40 persone, e ancora meno se si punta un fucile contro la popolazione».
Gravissime invece le parole pronunciate da Jaime Vela, capo del Comando Congiunto delle Forze Armate, che in una dichiarazione dal palazzo presidenziale di Carondelet a Quito, ha affermato che considereranno “atti terroristici” le azioni di resistenza contro l’estrazione mineraria dei membri della comunità di Palo Quemado, facendo presagire una recrudescenza della già durissima repressione in atto in queste ore nella parrocchia.
L’utilizzo degli strumenti messi atto per la “guerra al narco”, come il considerare “atti terroristi” le proteste sociali, era tra le denunce delle organizzazioni sociali e indigene all’indomani dell’annuncio di Noboa a gennaio dello stato di guerra interno. E puntualmente si sta avverando, mettendo in serio pericolo l’esistenza stessa delle popolazioni in resistenza contro i progetti estrattivisti del governo. Tuttavia, la battaglia non finita, la popolazione di Las Pampas e Palo Quemado insieme a CONAIE e Frente Nacional Antiminero hanno annunciato una mobilitazione permenente e diversi presidi di solidarietà nei prossimi giorni: «ai popoli dell’Ecuador in resistenza alle miniere invitiamo a intraprendere azioni a livello nazionale in solidarietà con Palo Quemado e Las Pampas il 27 di marzo 2024, da ciascuno dei nostri territori».
Si alla vita, no alle miniere.