L’Università di Milano ha dato il via in provincia di Pavia alla prima sperimentazione in campo in Italia dei nuovi Ogm (Ngt), con l’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e il parere positivo di Ispra. E con il Decreto Siccità approvato sono stati aboliti i controlli sugli eventuali effetti negativi sull’ambiente circostante. La coalizione “Cambiare il campo” annuncia una settimana di mobilitazione dal 20 al 28 aprile e una manifestazione nazionale a Roma contro la deregolamentazione in atto per gli Ngt.
Secondo le tempistiche annunciate, la sperimentazione con varietà modificata di riso Telemaco (l’acronimo è RIS8imo) è prevista tra fine marzo e metà ottobre di quest’anno.
La Coalizione “Cambiare il Campo”, costituitasi durante la conferenza nazionale tenutasi a Roma a inizio marzo, sottolinea come «l’ondata di nuovi organismi geneticamente modificati (OGM) in Europa potrebbe cambiare per sempre la nostra agricoltura e il cibo che mangiamo. Finora, vendere OGM è stato possibile solo garantendo tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione. Questi obblighi hanno evitato all’Italia e all’Europa un’invasione di coltivazioni figlie dell’ingegneria genetica e di cibo creato in laboratorio – Ma le cose potrebbero cambiare presto. La Commissione Europea ha proposto di cancellare tutti questi vincoli, compresa la possibilità per gli Stati membri di vietare gli OGM sul loro territorio. La proposta intende liberalizzare una serie di nuovi OGM ottenuti con biotecnologie di nuova generazione: le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA)».
Le grandi organizzazioni di categoria, spiega la Coalizione, «stanno voltando le spalle ai contadini che dicono di rappresentare, per svendere l’agricoltura italiana a multinazionali che sperano di vendere semi e piante OGM coperti da brevetto», e annuncia una settimana di mobilitazione dal 20 al 28 aprile e una manifestazione nazionale di protesta a Roma in maggio.
Sempre la Coalizione “Cambiare il campo” illustra gli elementi a disposizione sui nuovi Ogm:
1. I nuovi OGM non sono sicuri per la salute. Descritte come tecnologie mirate e precise, le New Genomic Tecnniques provocano in realtà anche centinaia di tagli involontari e casuali nel DNA dell’organismo “bersaglio”. Secondo l’Agenzia per la salute e la sicurezza alimentare francese, questo può portare le piante a sviluppare tossine e allergeni nuovi e potenzialmente dannosi per la salute.
2. I nuovi OGM non sono la risposta al cambiamento climatico. I promotori dell’ingegneria genetica sostengono che le loro tecniche siano in grado di ridurre l’uso di pesticidi e fornire colture adatte a condizioni climatiche estreme come la siccità e agli agenti patogeni. Tuttavia, queste affermazioni sono prive di fondamento. Negli ultimi trent’anni, le colture geneticamente modificate hanno portato a un aumento dell’uso di pesticidi e non si sono dimostrate più tolleranti alla siccità.
3. I nuovi OGM sono un business per le multinazionali Bayer-Monsanto, BASF, Corteva e Syngenta sono le più grandi multinazionali agrochimiche e sementiere del mondo. Insieme, hanno in mano il 62% del mercato globale delle sementi. Tramite i brevetti sulle NGT renderanno gli agricoltori sempre più dipendenti da un manipolo di aziende. Negli Stati Uniti, dove gli OGM sono da sempre deregolamentati, tra il 1990 e il 2020 i prezzi pagati dagli agricoltori per le sementi OGM sono aumentati del 463%. C’è di peggio. In un sistema dove non c’è più tracciabilità, la biocontaminazione causata da pollini OGM migrati grazie agli impollinatori o agli agenti atmosferici, potrebbe spingere tratti brevettati da un campo all’altro, inquinando quelli di agricoltori biologici o non-OGM. A quel punto, le aziende detentrici dei brevetti potrebbero denunciare i contadini per violazione della proprietà intellettuale, l’agricoltura biologica perdere il suo valore e la nostra sicurezza alimentare essere messa a rischio.
La Coalizione ha anche preparato una lettera aperta destinata ai contadini, sottolineando come le grandi organizzazioni di categoria in Italia siano «in prima fila nella richiesta di deregolamentare i nuovi OGM in Europa. In questa attività di lobby lavorano fianco a fianco con le più grandi multinazionali delle sementi e della chimica». E stigmatizza anche il nome scelto per i nuovi Ogm: «li chiamano TEA, adesso, cioè Tecniche di Evoluzione Assistita. Un nome che hanno assunto solo in Italia per darsi un volto più rassicurante. Ma sono organismi geneticamente modificati in laboratorio, in un modo altrettanto invasivo della cosiddetta “carne sintetica”. Si ottengono tagliando il DNA degli organismi viventi, in questo caso le piante, per “spegnere” certe proprietà o “inserire” nuove caratteristiche di interesse commerciale».
Sul fatto che vengono presentati come capaci di produrre piante più adatte a sopportare la siccità e il cambiamento climatico, la Coalizione nella lettera ribadisce che «in verità, delle 90 sperimentazioni svolte in Europa, solo 6 riguardano tratti resistenti alla siccità. La maggioranza della ricerca continua a lavorare su piante che possano uccidere gli insetti, che resistano agli erbicidi o su frutti che marciscano più tardi. La deregolamentazione dei nuovi OGM/TEA in Europa comporta l’abolizione degli obblighi di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura. Per tutti diventerebbe impossibile scegliere di non mangiare OGM» e «impossibile decidere di non coltivarli». Si rischia dunque la contaminazione dei campi da parte di altri campi e siccome sono organismi brevettati, «si potrebbero ricevere ricevere denunce per violazione del brevetto, perdere la certificazione biologica o di azienda che non produce OGM». E in caso di condanna «si può andare incontro al sequestro e distruzione del raccolto e a una sanzione in denaro».
«I brevetti dei nuovi OGM sono già oggi in mano alle più grandi multinazionali del mondo: Bayer-Monsanto, BASF, Corteva, Syngenta, che da sole governano il 62% del mercato delle sementi nel mondo e hanno i migliori avvocati a disposizione – scrive ancora la Coalizione nella lettera aperta di contadini – Se ti costringeranno a comprare le loro sementi brevettate, i tuoi costi aumenteranno. Il Dipartimento statunitense dell’Agricoltura ha stimato nel 2023 che trent’anni di brevetti sugli OGM avevano fatto aumentare il prezzo delle sementi del 463% in America. Vogliamo davvero portare questo modello agroindustriale nel nostro paese? Siamo da sempre un paese libero da organismi geneticamente modificati, e la nostra agricoltura ne ha beneficiato. Ma oggi le associazioni di categoria, che in passato contrastavano la manipolazione genetica del cibo, sono sull’altro lato della barricata e spingono per togliere ogni salvaguardia che il principio di precauzione aveva garantito: nuovi OGM non tracciati e non testati potrebbero inquinare le nostre agricolture e farti perdere la fiducia dei consumatori».
E la conclusione invita i contadini ad attivarsi: «Per questo ti chiediamo aiuto. Attivati. Chiedi conto di ciò che vi stanno facendo. Non lasciare che ti prendano in giro dicendo che le TEA non sono OGM. C’è una sentenza della Corte Europea di Giustizia che oltre 5 anni fa ha già risolto la questione. Non lasciare che ti dicano che sono biotecnologie sicure e precise. L’equivalente francese del nostro Istituto Superiore di Sanità ha scritto a marzo che serve un’accurata valutazione del rischio, per evitare che le piante modificate si mettano a produrre tossine o allergeni imprevisti. Diffida di chi fa tutto semplice. Fatti sentire insieme a noi. Fermiamo questa deregolamentazione».