È appena finita la Pasqua e si è prodotta l’ennesima valanga di plastica, in una delle più assurde operazione di marketing e packaging che riguarda le famose uova di cioccolato.
Come le sfilate di moda degli stilisti, i vestiti di plastica delle uova pasquali nascondono il niente. Si riesce nella ineguagliabile impresa di vendere della plastica a peso d’oro che fa da contorno a un po’ di cioccolato. Nell’ordine, viene venduto un lenzuolo di plastica dai colori sgargianti che è tenuto insieme da uno spago e spesso anche un’etichetta di plastica. L’uovo è posizionato su di bicchiere di plastica, altrimenti cadrebbe. Dentro all’uovo c’è una bustina di plastica che al suo interno ha una sorpresa rigorosamente di plastica. Il tutto praticamente sempre confezionato e con materiali provenienti dalla fabbrica del mondo ovvero la Cina e il cioccolato proveniente da paesi
lontanissimi dal nostro. Questa roba, frutto di una strage ambientale, viene venduta ovunque, anche nei famosi supermercati che poi fanno le campagne per l’ambiente e mille altre prese in giro simili.
Intere mura chilometriche di uova sono esposte nei supermercati e certamente non verranno vendute tutte, è semplicemente impossibile per quante sono. E così oltre allo spreco di plastica si avranno anche sprechi di uova di cioccolato buttate o incenerite chissà dove.
Già questo non dovrebbe fare comprare uova di questo tipo per i prossimi decenni, ma di questa assurdità ne abbiamo parlato anche in passato; quello che vogliamo evidenziare qui è come quello delle uova di Pasqua sia emblematicamente lo specchio della nostra società, dove tutto è apparenza. Siamo tante uova di Pasqua che si mostrano all’infinito pubblico digitale e non, ma si tratta sopratutto di packaging, c’è ben poca sostanza dietro.
Nella legge per la quale tutti ci dobbiamo vendere al miglior offerente, ognuno cerca di apparire quello che non è, per vendere un se stesso o se stessa quanto più vicino ai parametri di quello che si vende meglio, ovvero il nulla.
E più sei nulla e più è importante come appari, quali trucchi escogiti per non fare apparire il nulla, in una infinita recita e rappresentazione di quello che non è.
In questo quadro chi vince? Ovviamente gli esperti di marketing, coloro capaci di vendere qualsiasi cosa a maggior ragione se dietro c’è il vuoto cosmico. E visto che la profondità è assente da tante odierne relazioni, basta essere bravi nel packaging e il gioco è fatto. Così come tante uova di Pasqua, si va in giro esibendo la propria plastica nella speranza che qualcuno se la compri pensando di avere del buon cioccolato ma alla fine rimarrà deluso come si rimane delusi delle sorprese delle uova di plastica. È tutto banale, scontato, ovvio, perché fa parte del business as usual, della vendita ad ogni costo che inevitabilmente rende ogni cosa priva di significato e falsa come le uova di plastica, appunto.