Ilaria Capua può finalmente dormire sonni tranquilli. La famosa “malattia X”, quella che “non sappiamo quando, ma arriverà di certo”, finalmente è alle porte.
Si chiama HPAI-A (Highly Pathogenic Avian Influenza A). Il suo nome tecnico è H5N1, e sarà “cento volte più letale del covid”, con un tasso di mortalità pari al 50% (in altre parole, un contagiato su due dovrebbe morire).
A farsi portavoce del nuovo allarme è il dottor Jeremy Farrar, chief scientist (scienziato capo?) dell’OMS. Ecco le sue dichiarazioni:
“L’H5N1 è un’infezione influenzale, iniziata prevalentemente nel pollame e nelle anatre e si è diffusa efficacemente nel corso degli ultimi uno o due anni fino a diventare una pandemia zoonotica – animale – globale. La grande preoccupazione, ovviamente, è che così facendo e infettando anatre e polli – ma ora sempre più mammiferi – il virus si evolva e sviluppi la capacità di infettare gli esseri umani. E poi, in modo critico, la capacità di passare dalla trasmissione da uomo a uomo”.
Quindi ci siamo: per qualche strano motivo, ormai sappiamo che queste “preoccupazioni” si traducono sempre in tristi realtà. Le capacità predittive di questi virologi stupiscono ormai gli stessi maghi, veggenti e cartomanti in ogni parte del mondo.
Ma non preoccupiamoci, perchè i nostri cari virologi pensano sempre alla nostre salute, e a come proteggerci. Sentite sempre Farrar: “Questa è una grande preoccupazione e penso che dobbiamo assicurarci che, se l’H5N1 dovesse entrare in contatto con gli esseri umani, con trasmissione da uomo a uomo, saremmo nella posizione di rispondere immediatamente con un accesso equo ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica.”
Ecco, l’importante è che l’accesso ai vaccini sia “equo”, cioè disponibile per tutti. Altrimenti che lo vendiamo a fare, se non riusciamo a darlo come minimo a tutta l’umanità?
Massimo Mazzucco