Di Raniero Mercuri per ComeDonChisciotte.org
Combatterlo. E farlo subito. Difendere a tutti i costi il principio primo di un’umanità destrutturata da un diabolico progresso tecnologico indiscutibile, elegante dispensatore di freddi baciamano digitali, nel quale profitto sfrenato e occultismo hanno ormai adepti e collaborazionisti sparsi ovunque, a tutti i livelli.
L’AI (intelligenza artificiale) è il fine ultimo di un percorso transumano già avviato da decenni e, andando più in profondità, da secoli. È la “nuova normalità” tanto sbandierata, che in realtà ha radici e sviluppi antichi e post moderni, che vanno almeno da metà Cinquecento in poi, dagli eretici protestanti ai padri pagani e neopitagorici della scienza moderna, dalla menzogna illuminista della “religione della ragione” e del diktat illusorio di “felicità pubblica”, fino all’idealismo e al materialismo ottocenteschi. E poi, ancora, dal soggettivismo eretto a falsa libertà individuale al modernismo d’inizio Novecento, che ha diffuso con astuzia il suo virus nella Chiesa Cattolica Romana, aprendo così le porte all’ ’’uomo nuovo”, fluido, in continuo divenire e quindi antitetico per definizione a qualsiasi principio di assolutezza, certezza e non negoziabilità, che ha visto il suo trionfo inesorabile nel Concilio Vaticano II e nella scomunica di grandi padri della tradizione cattolica.
Il transumanesimo, mefistofelica cerimonia dell’occulto, con riti e pratiche divenute nel tempo società tecnologiche regolarizzate e super finanziate, ha trovato finalmente la luce; non quella di Dio ma quella artificiale, che abbaglia grazie ai suoi led sparsi adeguatamente qua e là. Ormai sta entrando ovunque, anche in corsi universitari in AI, sperando di coinvolgere il più alto numero possibile di giovani e spacciandola per studio. È vero l’esatto opposto: solo studiando può essere abbattuta. Consapevoli che è il più grande affare che sia mai esistito e che tutto ciò che le ruota intorno, dalla pace alle guerre, dalla salute alla malattia, ha lei come motore primo e scopo ultimo. In Italia nel 2019 è stato fondato il Dipartimento europeo tutela androidi (Deta), un’organizzazione sindacale (!!!) che si pone come obiettivo primario quello di sviluppare in breve tempo garanzie per la difesa sociale di robot umanoidi. In Danimarca invece, nell’ottobre 2022 è nato ufficialmente il Syntetiske parti, il partito sintetico. Si presenterà presto ad elezioni “libere”, lo guida un algoritmo, un robot. Ha anche un programma elettorale, si basa su due punti: maxi reddito universale e integrazione finale tra uomo e macchina.
Ecco perché spiegare ai giovani la vera socialità è indispensabile. Lo è per chi resisterà, per chi avrà studiato veramente e prodotto un pensiero proprio, libero e non autorizzato. Perché la paura è che sia già troppo tardi, che presto queste follie criminali possano diventare definitive e macabre abitudini di una disumana quotidianità.
Che fare? Ribellarsi al nichilismo emozionale di una ieratica tecnologia. Lei sì, figlia illegittima della storia dell’uomo. Fatta di comunità e aggregazione spontanea, spesso violenta, a volte pacifica, ma sempre umana; c’è chi da una piccola comunità ha creato imperi sconfinati e chi da una piccola tavola un’umile famiglia, chi ha lottato per sé, chi per gli altri, chi ha odiato profondamente e chi amato incondizionatamente. Sempre, umanamente.
C’è ancora chi si fa domande, chi osserva, pur nel suo piccolo angolo di mondo. Chi condanna l’artefizio di una società in cui più sei social più sei distante, più condividi e più sei solo.
Almeno una volta la chiamavamo solitudine. Se eri solo, lo eri davvero; eri sinceramente, onestamente solo. Soprattutto, eri consapevole di esserlo. Oggi non lo sai neanche tu quando sei solo, puoi scrivere anche al padreterno sperando che legga il tuo post.
È il dominio incontrastato di una falsa libertà moderna e artificiale, che sopprime quanto di più meravigliosamente umano e quindi incontrollabile possa esserci: la socialità.
Le prime vittime sono i giovani di oggi, prima violentati e poi violenti, nati in un mondo già virtuale e speculativo, incolpevoli anime sintetiche di perenni meccanismi di arricchimento di pochi, affaristi miscredenti dell’essere umano in quanto tale, svuotato dei suoi veri valori storici. Sono i giovani perché la storia ci insegna che loro sono spesso stati il motore primo di ogni cambiamento umano, di ogni rivoluzione, aggregazione o comunità che sia. Pacifici o meno, teneri e violenti, visionari utopisti o concreti contestatori. Capaci di folli amori e liti furiose, di vere solitudini e di abbracci sinceri. Ingannevoli, fedeli, traditori e appassionati. In una parola: umani. Fino in fondo.
Ecco, ora sono loro i primi ad essere recintati senza rendersene conto, almeno la maggior parte. Controlla i giovani e controllerai il mondo. Sembra uno slogan. Lo è.
Usate la fantasia, ragazzi. Che è libero pensiero. Quasi annientata ormai. Allenatela staccandovi il più possibile dalle droghe tecnologiche di oggi. Che splendida compagna di viaggio è stata la fantasia per generazioni di giovani sognatori. Studiate, nel vero senso del termine, perché arricchire le conoscenze è l’arma più grande. Si può ancora immaginare un mondo diverso, di qualsiasi tipo, libero da questa gabbia mentale.
Resisti ragazzo anti transumano. Fai bei sogni.
Falli perché riscoprirai un tempo dimenticato, duro ma reale, rubato da freddi sciacalli in doppio petto, che dispensano risa sintetiche e lacrime plastificate. Gelidi burattinai del consenso artificiale, fatui tedofori del pensiero stupendo. Quello che appare ma non è. Che piange se deve, che rinnega se può.
Un tempo perduto e saccheggiato dalle perfide carezze virtuali di ipocriti influencer, abbaglianti vestali dell’infelicità, che abbaiano con i deboli e belano con i forti, per poi ergersi ad eroi nella social solitudine, perfido labirinto amorale di una generazione nata e mai vissuta. Con loro, per mano, diventiamo carnefici di noi stessi, saliamo soddisfatti i gradini sacri dell’individualismo che si erge a falsa comunità e puntiamo il dito verso chiunque, perfetti simboli dell’epoca del giudizio e non del pensiero.
Avanti ragazzo, compresso in questa società totalitaria, genuflessa al dogma imperante di una violenta omologazione che dispensa illusorie astrazioni di benessere diffuso, elargendo su scala universale l’annientamento delle particolarità emozionali, ghettizzando e soffocando qua e là piccole collettività tradizionali, diversi modi d’essere e differenti identità da condividere. Riprenditi il mondo, scaccia chi devasta la sacralità della parola data, difendi la tua unicità e vendicati di chi in cambio di elemosina in gettoni d’oro ci ha spinto a buttare via quello che eravamo. Credi con tutto te stesso che la socialità di oggi non è reale, se non a tratti. Che più sei gruppo virtuale e più sei solo. Che non sei quello che appari ma quello che sei. Che non sei ciò che segui, posti o twitti ma ciò che dimostri realmente. Che la coerenza non è il difetto di chi non cambia mai idea ma la virtù di chi resta sempre se stesso, ad ogni costo. Mentre ti rapporti in ogni circostanza che cambia, osservi, affronti e ti riconosci.
E quindi ti ami. Ma ti ami tanto ragazzo, davvero. Perché è lì la tua unicità, nella capacità infinita di non svendere le tue emozioni, oltre ogni avversità, ogni presa in giro, ogni maldicenza. Saprai arricchirti nel confronto, in un abbraccio di un amico sincero e in una carezza di un amore tenero. Soprattutto, ti arricchirai da chi la penserà diversamente. Ti aiuterà a costruire e a non distruggere. Apprezzerai allora il “nemico” leale, come solo chi non rinnega se stesso può fare.
Ti riconoscerai ovunque, ti esalterai nelle frustrazioni, nelle difficoltà che paiono insormontabili. Dai tutto, sempre, senza rimpianti.
Forse così ti riapproprierai del mondo perduto.
Ma questo, i mercanti dell’oscurità virtuale, lo escludono.
Ed anche per questo vi dichiariamo guerra, colonne digitali di templi mai eretti.
Vi annienteremo con i giovani in testa, come un tempo, rinunciando a tutto quello che ci rende comoda la vita. La nostra scelta è il sacrificio reale, concreto, umano e sincero.
Perchè loro sono i giovani e voi il loro male oscuro, affarista e disumano.
Balleranno con voi sul precipizio. E li implorerete, terrorizzati dalla vita, di non lasciarvi cadere nell’oblìo.
Troppo tardi, sparirete nel nulla.
Guardateli bene, già ridono di voi. Perché, ancora una volta, non li avrete mai.
Di Raniero Mercuri per ComeDonChisciotte.org
Raniero Mercuri. Docente di Italiano, Storia e Filosofia nella scuola secondaria. Già “cultore di materia” nelle cattedre di Storia contemporanea e Storia e istituzioni delle americhe. Giornalista e scrittore, collaboro da anni con importanti giornali, riviste ed agenzie di stampa. Plurilaureato in università pubbliche: Lettere e Filosofia (magistrale in Scienze storiche), Scienze Politiche (specialistica in Relazioni Internazionali).