Le devastanti piogge che hanno travolto lo Stato di Rio Grande do Sul dal 24 aprile hanno causato la parziale rottura della diga “14 do Julho”, situata tra i comuni di Cotiporã e Bento Gonçalves, provocando un’inondazione con conseguenze catastrofiche: secondo le autorità brasiliane sarebbero almeno 60 le persone che hanno perso la vita, una settantina le persone al momento disperse, 15 mila gli sfollati, circa 500 mila le persone rimaste senza acqua né elettricità e 86 comuni senza servizi internet e di telefonia.
Le inondazioni, che hanno travolto anche la capitale dello stato Porto Alegre, hanno messo a nudo la fragilità dei territori e delle infrastrutture come le dighe e l’incapacità di prevenzione e reazione delle istituzioni di fronte alla potenza e alla furia di eventi atmosferici sempre più estremi provocati dai cambiamenti climatici. Secondo il MAB (Movimento dos Atingidos por Barragens), infatti, gli eventi atmosferici che hanno colpito lo stato di Rio Grande do Sul sono solo la punta dell’iceberg di una tendenza in cui gli eventi estremi sono in aumento e sempre più estremi e le cui drammatiche conseguenze si abbattono soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione.
«Solo in Brasile – scrive in una nota il MAB – gli studi indicano che quasi dieci milioni di persone vivono oggi in queste aree a rischio». Secondo un sondaggio della Confederazione Nazionale dei Comuni «in Brasile, disastri ambientali come siccità, inondazioni, burrasche e frane hanno colpito direttamente 5,8 milioni di persone nel 2023». Sotto accusa sono le diverse infrastrutture idroelettriche che potrebbero cedere da un momento all’altro provocando ulteriori danni: con il persistere di condizioni climatiche avverse, il livello dei fiumi potrebbe continuare a salire mettendo in pericolo la resistenza delle dighe di Dona Francisca, Castro Alves, Monte Claro, Bugres e 14 luglio, queste ultime due già parzialmente rotte in questi giorni.
Il tema delle dighe è centrale, non solo per quanto successo in questi giorni ma anche per altre “tragedie annunciate” avvenute nel recente passato. Sempre il MAB riporta come in Brasile ci siano più di ventisei mila dighe: «la maggior parte di queste dighe sono strutture costruite almeno 30 anni fa, cioè non sono adattate a eventi estremi come piogge e inondazioni. Allo stesso tempo, ci sono quattro mila dighe con un alto danno potenziale associato che può colpire più di 1 milione di persone», ha denunciato il dirigente del MAB Luiz Dalla Costa. «La rottura nel Rio Grande do Sul – ha proseguito Luiz Dalla Costa – mostra che le dighe in Brasile non sono preparate o adattate per eventi meteorologici estremi, sia nello stato che in tutto il paese e possono contribuire ad aggravare questi eventi e la situazione delle persone colpite».
La gravità della situazione non ha ovviamente lasciato indifferente il Presidente Lula che è corso a visitare le zone colpite portandosi dietro alcuni ministri per dare un messaggio forte di unità. Il Presidente ha promesso che «non mancherà l’aiuto del governo federale: aiuto per la cura della salute, dei trasporti, del cibo. Tutto ciò che è alla portata del governo federale, sia attraverso i ministri, sia attraverso la società civile che attraverso i nostri militari. Dedicheremo 24 ore di sforzi per soddisfare i bisogni fondamentali delle persone isolate a causa della pioggia. So che ci sono molte strade, ci sono molte case, ci sono molti ponti. Purtroppo, non possiamo promettere di recuperare la vita delle persone che sono state perse, perché non è alla nostra portata, ma cercheremo di ridurre al minimo i danni delle persone».
In attesa che la macchina degli aiuti desde arriba si metta in moto, è partita quella desde abajo por los de abajo: di fronte a una delle peggiori tragedie che hanno colpito lo stato di Rio Grande do Sul, il Movimento dos Atigidos por Barragens (MAB), il Movimento dos Trabalhadores Sem Teto (MTST) e il Levante Popular da Juventude hanno allestito da venerdì scorso a Porto Alegre e in altre zone colpite dall’inondazione dieci “cucine solidali” con le quali hanno iniziato la distribuzione di oltre mille pasti al giorno per le vittime dell’inondazione. Il MAB e le altre organizzazioni sociali hanno lanciato anche una campagna di aiuti e stanno inoltre mobilitando i propri militanti per installare altre “cucine solidali” ma nel frattempo, approfittando della presenza di Lula a Porto Alegre, hanno richiesto un incontro urgente al Presidente per «presentare un’agenda riguardante l’ampliamento delle condizioni per l’installazione di cucine in altre regioni. È urgente! La fame non aspetta», si legge nel breve post con la richiesta a Lula.
Nella tragedia ancora una volta le notizie confortanti vengono dal basso, da chi si mette in gioco per portare solidarietà e aiuti concreti alle vittime delle catastrofi naturali. Come molto spesso ci ha insegnato questo continente la solidaridad es la ternura de los pueblos. E l’unica arma per resistere alla crisi climatica generata dal sistema capitalista.