Per la casa editrice Altreconomia è uscito il bel saggio dal titolo Il costo della spedizione gratuita – Amazon nell’economia globale che, attraverso l’analisi di molti studiosi del problema o di persone coinvolte nelle lotte sindacali contro Amazon, ci illustra efficacemente chi sia e cosa faccia il colosso della vendita on line.
Nata come libreria on line nel 1995, Amazon è cresciuta fino a far diventare il suo ideatore Jeff Bezos uno degli uomini più ricchi del pianeta. E grazie alla faccenda Covid, Amazon è stata una delle multinazionali tecnologiche che ha avuto più guadagni stellari, considerato il boom clamoroso del commercio elettronico di quel periodo con le persone segregate nelle case.
È un’azienda che è riuscita a far coniare il termine specifico di “capitalismo di Amazon” per quanto risulti pervasiva la sua presenza.
«Il capitalismo di Amazon è rappresentativo di molte forza distruttive inerenti al capitalismo, tra cui lo sfruttamento e la disumanizzazione dei lavoratori, i benefit e gli sgravi fiscali riconosciuti alle grandi aziende, il divario di ricchezza, il nativismo, il razzismo e il sessismo, la cultura ossessiva del consumo di massa, le politiche di sorveglianza e la diminuzione della privacy, i monopoli, il neoliberismo, e le sovvenzioni pubbliche alle grandi aziende, nonché i rischi per l’integrità ecologica del pianeta» si legge nel libro.
«La proliferazione dei magazzini Amazon ha peggiorato la congestione del traffico, l’inquinamento atmosferico e le patologie respiratorie, oltre a contribuire al calo delle prospettive occupazionali della regione (Inland Empire in California n.d.r). Ciò dimostra che le amministrazioni statali e locali non hanno in realtà alcun “vantaggio proporzionale” rispetto ai benefici per l’azienda. Malgrado l’apertura di tre centri logistici tra il 2012 e il 2016, il tasso di povertà a San Bernardino è aumentato dal 23,4% del 2011 – l’anno precedente all’apertura del primo centro logistico – al 30,6% del 2019» si legge ancora.
L’impronta ambientale di Amazon poi supera quella di Walmart e delle maggiori compagnie energetiche al mondo e a causa sua il commercio mondiale ha avuto una accelerazione impressionante, con tutti i danni ambientali e di esaurimento delle risorse non rinnovabili che questo comporta.
Diventata praticamente monopolista, Amazon può fare prezzi molto concorrenziali e questo non fa che alimentare i profitti. Più soldi ha, più si compra chiunque: politici, media, pubblicità, università, ecc; e più si compra chiunque e più soldi fa, più soldi fa, più abbassa i prezzi e più abbassa i prezzi e più soldi fa. E così come tanti capitalisti, più soldi fa e più diversifica le sue attività anche per diminuire i rischi in caso qualcosa vada male in un settore ma non pregiudichi l’intera attività. Quindi Amazon allarga i suoi tentacoli e diramazioni in vari campi. E con questo potere praticamente illimitato può permettersi qualsiasi cosa, tanto niente e nessuno la limita fra quelli che dovrebbero farlo, cioè in teoria le istituzioni. Ma se le stesse istituzioni sono le prime che accolgono e favoriscono a braccia aperte Amazon, non rimane che fare l’unica cosa che si può fare in questi casi, cioè rifiutare di comprare, lavorare o appoggiare Amazon.
E nell’ambito del fare quello che vuole, il libro riporta poi che Amazon pare manipoli le recensioni assegnandosi il massimo punteggio riguardo la soddisfazione del cliente. Infatti chi potrebbe mai controllare se le recensioni sono vere o meno?
Ma come è arrivata Amazon a ottenere tali risultati di successo?
«Contrariamente alla narrazione mitologica che circonda il successo di Amazon, Jeff Bezos e la sua cricca di analisti patiti del computer hanno solo fatto ciò che gli industriali corrotti fanno da sempre: raccogliere, spendere e talvolta perdere il denaro altrui, evadere le tasse, raggirare i fornitori ed estromettere i sindacati» si legge ancora nel libro.
E gli autori ci dicono che Amazon «sull’elusione fiscale ha fondato il suo impero». Pagando in proporzione briciole in confronto a qualsiasi normale umano o azienda di piccole dimensione che invece viene dissanguata, come vuole la regola aurea del capitalismo statale laddove più sei grande, grosso e ricco e meno paghi e dove gli Stati fanno i Robin Hood alla rovescia, prendono ai poveri per dare ai ricchi.
«Nell’ultimo decennio l’azienda ha pagato meno del 3% delle imposte federali sul suo fatturato di 27 miliardi di dollari negli Stati Uniti» scrivono gli autori. Vi immaginate voi umili mortali che pagate solo il 3% di imposte? E poi ci si chiede come mai ad Amazon è tutto così conveniente… Perchè sostanzialmente ripaghiamo noi con le nostre tasse quello che ci sembra di risparmiare.
E cosa ci fa con i soldi uno degli uomini più ricchi del pianeta? Gioca a lanciare razzi nello spazio, così quando il mondo sarà sommerso dai rifiuti prodotti dal suo commercio, lui e i suoi amici se ne andranno sulla loro Axiom privata.
Ma non senza prima averlo osannato fino alla fine come imprenditore di successo, perché si sa chi fa i soldi ha sempre onori e gloria, si fanno addirittura le serie televisive sui mafiosi e i narcotrafficanti, quindi di certo non è l’attitudine positiva o le opere di bene che fanno presa sul consumatore.
Il successo di Amazon è dovuto anche a una spietata politica antisindacale, allo sfruttamento del lavoro e alle paghe basse. Spesso i lavoratori sono precari o temporanei assunti a tempo per i periodi di picco delle vendite, soggetti a umiliazioni costanti e stress continuo, turni massacranti di 10 e più ore, sistemi sofisticatissimi di sorveglianza e controllo con pause che permettono a malapena di andare in bagno e a volte nemmeno quello.
«I lavoratori di Amazon vengono regolarmente richiamati o interrogati sul motivo per cui devono andare in bagno – l’unico luogo che sfugge realmente alla sorveglianza aziendale. Inoltre ai lavoratori vengono sottratti i propri dispositivi tecnologici, come per esempio i cellulari, per evitare che possano documentare o diffondere notizie sulle condizioni lavorative al di fuori dell’azienda» scrivono sempre gli autori. Semplicemente fantastico! Da non crederci! Il Super Grande Fratello Amazon sa pure quanti capelli abbiamo in testa ma non vuole fare sapere niente di sé. Il che è tragicamente ridicolo; riesce a convincere chiunque che essere sorvegliati e cedergli tutti i propri dati è buono e giusto ma Amazon stessa non lo fa di certo, l’apoteosi della presa in giro.
E gli autori ci dicono ancora: «Ogni giorno l’azienda registra migliaia di filmati monitorando i movimenti di oltre 400.000 lavoratori in tutto il mondo, per tutta la durata delle loro 8-10 ore di turno. Attraverso la gestione algoritmica e la raccolta capillare dei dati sulle commesse, Amazon sta perfezionando sempre di più il suo sistema a chiamata on-demand dei lavoratori, convocandoli con un’ora o due di preavviso prima dell’inizio del turno e mandandoli a casa non appena la merce è stata caricata per la spedizione». Sono chilometri e chilometri ogni giorno quelli percorsi dai lavoratori dei magazzini con ritmi infernali, a scapito della sicurezza e incolumità dei lavoratori stessi con il doppio degli infortuni in America rispetto alla media nazionale del settore.
Ma contrariamente a quanto si pensa, il vero core business di Amazon non è essere il supermercato del mondo ma acquisire e vendere dati e tecnologia di sorveglianza. Amazon infatti possiede metà del mercato mondiale delle infrastrutture cloud. Grazie alla sua immensa raccolta dati che gentilmente e gratuitamente le forniscono i suoi clienti. «Amazon ha creato una gigantesca infrastruttura di servizi web chiamata Amazon Web Services (AWS), utilizzata dalla gran parte delle aziende americane e agenzie federali come la Cia e la Ice. L’AWS è il suo prodotto più redditizio» si legge nel libro.
Amazon lavora con il Pentagono, la Cia, la polizia americana e l’agenzia federale ICE che si occupa del controllo dell’immigrazione e sicurezza alle frontiere, ma guarda caso negli Stati Uniti la gran parte di lavoratori (non nel settore tecnologico) è latino americana o comprende immigrati in genere. E al contrario ai vertici ci sono pressochè esclusivamente maschi e bianchi.
«Negli Stati Uniti più della metà delle famiglie è abbonata ad Amazon prime e la metà degli acquisti on line ha origine da una ricerca sulla piattaforma di Amazon. I dati raccolti sulle abitudini di acquisto degli utenti e della loro sorveglianza influenzano le politiche di prezzo e vengono inoltre venduti ad altre compagnie di marketing o ai governi senza possibilità di essere cancellati o controllati» ci dicono gli autori.
Ogni volta che si acquista qualcosa i dati vengono utilizzati per tracciare il profilo dell’acquirente e proporgli all’infinito prodotti che potrebbero interessargli. E infatti il risultato più strabiliante di Amazon è aver costruito la società post orwelliana, dove non è il Grande Fratello che ti impone il controllo ma sei tu stesso che inviti il Grande Fratello, anzi lo paghi pure per farlo, installandoti da solo le sue spie direttamente dentro casa. I sistemi domestici Alexa («che può attivarsi senza essere davvero chiamata da un utente e poi procedere alla
registrazione di conversazioni e discorsi non destinati alla registrazione» è riportato nel libro), Echo e Ring possono registrare ogni cosa e profilano perfettamente tutto quello che si fa e che viene utilizzato poi per proporre qualsiasi prodotto ad hoc in base anche ai propri respiri. Nemmeno George Orwell con il suo libro “1984” poteva prospettare che fossero le stesse persone a volersi fare controllare e profilare per potersi far vendere di tutto (e per essere controllati, ovviamente). Siamo oltre la fantascienza, che purtroppo diventa normalità.
«Amazon ci incoraggia a essere consumatori zelanti e nel contempo autorizza gli Stati a monitorare e controllare intere popolazioni. Se il potere e l’influenza di Amazon continueranno a crescere, siamo destinati a diventare niente più che consumatori e sudditi dello Stato. Che fine fa il nostro libero arbitrio quando Amazon sa cosa “vogliamo” (forse anche prima di noi)? O quando lo Stato con l’aiuto di Amazon, può monitorare ogni nostro spostamento? L’enorme sproporzione, in termini di sapere e potere, tra aziende e cittadini riscontrabili nell’ambito del capitalismo della sorveglianza non è casuale né inevitabile, bensì riflette gli interessi delle aziende a massimizzare i profitti e il controllo sociale, nonché la crescente influenza delle multinazionali. La posizione di mercato occupata da Amazon, l’enorme quantità di dati sensibili degli utenti e le aspettative suscitate negli esseri umani sono allarmanti. Ha conferito potere a un incredibile numero di multinazionali e agenzia governative, ha esposto la gente al comune rischio di manipolazione e sfruttamento e ha incoraggiato milioni di persone a dare per scontata la sorveglianza continua» si legge nel libro.
In conclusione citiamo l’accoglienza riservata a Nuova Delhi in India, altro paese nel quale Amazon sta allungando i suoi tentacoli e dove i manifestanti hanno definito Jeff Bezos con queste dolci parole: terrorista dell’economia.