Lotta contro il tempo: il Collettivo di Fabbrica GKN dichiara lo sciopero della fame

Sono passati quasi tre anni dal 9 luglio 2021, il giorno in cui tutti gli operai dello stabilimento GKN di Campi Bisenzio sono stati licenziati via mail, ma anche il giorno in cui il Collettivo di Fabbrica GKN ha dato vita al presidio permanente nella fabbrica e aperto la vertenza per una conversione produttiva sotto il controllo operaio. In un momento di declino dei climate strikes, l’alleanza tra le tute blu della GKN e gli attivisti verdi di Fridays for Future ha raccolto il testimone della lotta per una vera transizione ecologica, una transizione ecologica dal basso, con una esplicita dimensione di classe. Non si tratta quindi solo della difesa del posto di lavoro, ma di una visione complessiva per la trasformazione della produzione e delle relazioni sociali che la plasmano, di una prospettiva politica volta a concretizzare il principio che giustizia sociale e sostenibilità ambientale debbano rafforzarsi a vicenda.

Le tappe principali di questa vertenza sono note, le riassumo solo per sommi capi. L’elaborazione di un piano di reindustrializzazione volto a realizzare un polo pubblico per la mobilità sostenibile, in collaborazione con un gruppo interdisciplinare di ricercatrici e ricercatori solidali. L’alleanza con Fridays for Future e con le altre organizzazioni di movimento attive sul fronte della giustizia climatica, che ha portato in piazza decine di migliaia di persone, a Firenze, Bologna e Napoli. Il passaggio di proprietà della fabbrica dalla finanziaria britannica Melrose Industries alla società QF, dell’imprenditore – di assai dubbia buona fede – Francesco Borgomeo. Di fronte all’immobilismo di quest’ultimo e all’impermeabilità del governo Meloni alla rivendicazione di una nazionalizzazione sotto il controllo operaio, la stesura di un nuovo piano industriale, questa volta per la produzione di cargo bike e pannelli solari.

Tuttavia, come ha spesso sottolineato il collettivo, nel capitalismo il tempo non è dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici. I padroni possono attendere, ma la riproduzione della forza lavoro è vincolata alla prestazione lavorativa. Col fallimento dell’iniziale guerra lampo dichiarata dalla Melrose Industries, Borgomeo è passato alla guerra di trincea, puntando sul logoramento del collettivo operaio. Poco importa che il tribunale del lavoro abbia annullato i licenziamenti per ben due volte, QF non ha pagato gli stipendi per mesi, costringendo molti operai ad abbandonare la vertenza.

Eppure, appare evidente che QF sia stata presa in contropiede dalla determinazione del Collettivo di Fabbrica e dall’ampiezza della solidarietà. Sarà forse per questo che, a pochi giorni dal Festival della Letteratura Woking Class tenutosi nella fabbrica dal 5 al 7 aprile del 2024, dei criminali si sono introdotti nottetempo nella centralina dello stabilimento per tranciare la connessione alla rete elettrica. Tuttavia, ancora una volta, avevano fatto male i conti. Degli attivisti del movimento climatico tedesco sono calati sulla fabbrica con un carico di pannelli solari. Ora il presidio permanente è alimentato a energia solare. Un episodio che dimostra le potenzialità della solidarietà internazionale, ma anche di certe forme decentralizzate di energia rinnovabile, per la rottura del ricatto energetico.

Ancora il 18 maggio 2024, il Collettivo ha dimostrato la sua forza portando 10.000 persone in piazza a Firenze. Resta però il fatto che, senza un commissariamento di QF, senza un trasferimento della proprietà di almeno parte della fabbrica alla cooperativa GKN For Future e senza un iniziale sostegno economico da parte della Regione Toscana, la produzione non può ripartire. Per questo il Collettivo di Fabbrica ha deciso di lottare contro l’assedio dell’immobilismo anche con la tattica dello sciopero della fame. Dice il comunicato del Collettivo: “Vi restituiamo in faccia il gioco a cui avete giocato sin dalle prime ore di quel 9 luglio 2021. Lo sapevamo che lo avreste fatto. Ma tra saperlo e riuscire a impedirlo, purtroppo, ci passano i rapporti di forza. Incontri che rimandano incontri, chiacchiere, svolte annunciate, rassegnazione, zizzania seminata tra i lavoratori, cambi di proprietà, di liquidatori, di nomi: tutto per fare perdere le tracce di questa lotta. Per prendere tempo, per perdere tempo. […] Le richieste sono tre: 1. legge regionale subito e creazione urgente di un consorzio pubblico regionale per trattare l’area e sottrarla a logiche opache 2. commissariare qf per pagare gli stipendi 3. dare vita a una vera discussione su reindustrializzazione seguendo le stesse linee indicate dalla 234, agganciando tra l’altro un ammortizzatore sociale”.

È chiaro che l’esito di questa vertenza costituirà un precedente. Sicuramente ha già fatto la storia. Se sarà una sconfitta, sarà un nuovo episodio nell’epopea delle sconfitte eroiche della working class, quelle in cui era giusto lottare in ogni caso. Ma se avrà uno sbocco, sarà una fonte d’ispirazione concreta per altre vertenze incentrate sul nodo chiave lavoro-ambiente, sia in Italia che all’estero. Per questo è fondamentale non allentare la tensione. A questo proposito, è bene ricordare che la campagna di azionariato popolare per finanziare la cooperativa è tuttora aperta. Non è finita finché non è finita.

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