Maurizio Michele Bho, presidente del Comitato Nazionale Moratoria Geoingegneria ha depositato una petizione con diecimila firme per chiedere che venga vietato qualsiasi utilizzo, sia civile che militare, di qualunque tecnica di geoingegneria, citando nello specifico il cloud seeding.
La petizione è stata rivolta al presidente del Consiglio, ai presidenti di Camera e Senato e al ministero dell’ambiente e dellasicurezza energetica.
Nella petizione vengono citati il cloud seeding (l’inseminazione delle nuvole) e il Solar Radiation Management (SRM), tecnica che mira a diminuire la radiazione solare e i suoi effetti sulla Terra. Il Comitato ha anche scritto una lettera al Parlamento e al Governo perché sia calendarizzata al più presto la discussione in merito all’utilizzo di tecniche di geoingegneria e alla richiesta di moratoria.
«Il documento prende le mosse da due risoluzioni ONU, una del 2010 e l’altra del 2016, nonché da recenti legislazioni statunitensi, sia in ambito federale che statale, così come di altri Paesi – si legge anche su L’Indipendente – Per quanto concerne l’inseminazione delle nuvole, sono molti gli Stati che oggi la utilizzano in maniera palese, disponendo anche di agenzie appositamente create per compiere tali operazioni: gli Emirati Arabi Uniti rappresentano il Paese che certamente ne fa un utilizzo maggiore e non nascosto. La tecnica SRM è invece, almeno ufficialmente, in via di sperimentazione e sono molte le istituzioni e organizzazioni, accademiche e non, che stanno investendo denaro in queste tecnologie».
Il Solar Radiation Management comprende tecniche e tecnologie di geoingegneria che mirano a riflettere la radiazione solare o termica nello spazio. Questo approccio è molto criticato. L’idea stessa di voler intervenire drasticamente sull’ambiente terrestre, in relazione al suo rapporto col Sole, senza intervenire sui processi umani che sarebbero la determinante del cambiamento climatico, è già fonte di numerose critiche di stampo etico-sociale, oltre alle critiche poste da quanti si interrogano sulle conseguenze ecologiche circa le sconosciute ricadute e conseguenze ambientali e sociali di una tale azione.
«Nel 2022 è anche nata un’organizzazione, la Solar Geoengineering Non-Use Agreement, che ha lo scopo di impegnare i governi nazionali e le Nazioni Unite a redigere e firmare un accordo che preveda il divieto di sviluppo e di utilizzo di tecnologia atta a interferire con la luce solare – scrive ancora L’Indipendente – Centinaia di accademici da decine di Paesi da tutto il mondo hanno sottoscritto una lettera aperta che esorta a non avventurarsi in campi troppo delicati, complessi e vasti, dato che “i rischi della geoingegneria solare sono poco compresi e non possono mai essere completamente conosciuti. Gli impatti varieranno tra le regioni e ci sono incertezze sugli effetti sui modelli meteorologici, sull’agricoltura e sulla fornitura di beni di prima necessità di cibo e acqua”. Tra le tecniche di geoingegneria, vi sono anche quelle riferite alla modificazione metereologica, la quale si riferisce a tecnologie utilizzate da terra oppure in cielo che vanno a modificare temporaneamente le condizioni metereologiche di un determinato luogo o di una regione».
«Uno degli esempi più noti di queste tecnologie geoingegneristiche è il cloud seeding, ovvero l’inseminazione delle nuvole, che intende alterare i modelli meteorologici e di precipitazione, ma non i modelli climatici generali. La modificazione metereologica è oggi utilizzata e applicata in vari Stati del mondo, specie nei Paesi con scarsa precipitazione piovosa. Gli Emirati Arabi Uniti è uno di questi Paesi, il quale utilizza queste tecniche in maniera costante, e per cui ci sono agenzie specificatamente organizzate».