Dai rami degli alberi che difendiamo si può vedere un futuro migliore

Nella città di Vicenza, da quasi un decennio, gruppi di persone, comitati, associazioni e svariate realtà locali si oppongono con determinazione alla costruzione del progetto TAV. Questa grande opera, prevista nel cuore di una città già afflitta da gravi problematiche di inquinamento dell’aria e dell’acqua, non solo aggraverà ulteriormente tali criticità, ma rappresenta una delle più importanti aggressioni ai pochi spazi verdi che hanno resistito ai processi di urbanizzazione. Secondo i progetti di Iricav 2 e General Contractor – a cui è affidata la progettazione e la realizzazione della nuova linea ferroviaria – tra le aree da utilizzare per i cantieri ci sono anche due boschi, il bosco Lanerossi e il bosco di Ca’ Alte. Si tratta di oltre 25 mila mq di bosco, nel solo quartiere dei Ferrovieri, che verrebbero abbattuti.

Ed è per questo che dall’inizio di maggio, decine di persone hanno liberato e aperto queste aree boschive, bloccando di fatto la prosecuzione dei cantieri. I “boschi che resistono” li chiamano, ed è una frase che contiene tutta l’evocazione di una natura che si riprende lo spazio vitale, che non vuole essere più oggetto relegato ai margini delle relazioni socio-ecologiche, ma soggetto in grado di resistere all’avanzata del capitalismo.

Quale luogo migliore, allora, per organizzare la quinta edizione del Venice Climate Camp, che quest’anno cambia momentaneamente nome e diventa Wood Climate Camp. Dal 5 all’8 settembre nei boschi Lanerossi e Ca’ Alte ci saranno quattro giornate dedicate alla resistenza contro grandi opere e cementificazione, alla condivisione di esperienze e pratiche, e alle riflessioni più generali sulla crisi ecologica che coinvolgono persone da tutta Europa. In questo contesto, vogliamo riportare al centro del dibattito la necessità di combattere un modello di sviluppo che, per riprodursi, si basa sempre di più sulla distruzione sistemica di luoghi vitali. Un dibattito che non può che passare dalla reintegrazione di quel rapporto tra essere umano e natura che il capitalismo ha separato fin dai suoi albori.

La costruzione di grandi infrastrutture come il TAV a Vicenza è esemplificativa di un più ampio conflitto tra interessi economici, cementificazione e crisi ecologica. Come da oltre trent’anni stiamo vedendo in Val Susa, e come ad esempio stiamo vedendo in Messico con la costruzione del Tren Maya, questo tipo di battaglie hanno messo in evidenza come le grandi infrastrutture di mobilità non sono semplicemente progetti di trasporto, ma rappresentano nodi cruciali nei flussi finanziari globali, nelle reti della logistica, nella turistificazione dei territori. Esse facilitano la circolazione rapida di merci e capitali, servendo gli interessi di un’economia neoliberale che privilegia la velocità e l’efficienza a scapito del benessere ecosistemico.

Il progetto TAV a Vicenza, con un costo stimato di 2,2 miliardi di euro per soli 6 km di ferrovia, prevede nove anni di lavori e 250 mila metri quadri di cantieri nel mezzo della città, comportando la scomparsa di case, aree verdi e boschi. Durante l’iter di progettazione, i passaggi democratici sono stati ignorati, impedendo alla cittadinanza di esprimersi e diffondendo informazioni sull’impatto ambientale in modo frammentario.

Lo scorso anno, all’assemblea conclusiva del Venice Climate Camp, ci eravamo lasciati con la promessa di organizzare un Camp a Cortina D’Ampezzo, per entrare nel cuore della contraddizione delle prossime olimpiadi invernali, che già da alcuni mesi hanno acceso i motori della macchina della devastazione. Tra le opere più discusse, quella della pista da bob proprio a Cortina, impianto costruito più per vezzo e interesse politico che per esigenze reali, costato l’abbattimento di una dei lariceti più importanti dell’area dolomitica.

La decisione di spostare il Climate Camp a Vicenza non è una promessa mancata, perché quello che accade nella città berica è lo specchio del paradigma speculativo che sta dietro a Milano Cortina 2026, caratterizzato da valorizzazione immobiliare, spoliazione del territorio, coinvolgimento di grandi interessi economici, processi decisionali quantomeno opachi, significativi impatti ambientali e sociali. In sintesi, si tratta di una logica talmente distorta dell’uso e della gestione del territorio, che negli anni ha definito un modello peculiare di estrattivismo diffuso capillarmente in tutta l’area padano-alpina. Al cuore di questo modello vi è sempre stata una concentrazione della ricchezza che alimenta e perpetua disparità socio-economiche, una cementificazione forsennata, tassi d’inquinamento tra i più alti d’Europa e clientele in cui le relazioni di mutuo beneficio tra politici, imprenditori e grandi gruppi industriali creano da sempre un contesto in cui le decisioni pubbliche sono influenzate da interessi privati. Il caso giudiziario che sta coinvolgendo la giunta di Venezia guidata da Brugnaro è solo l’ultimo di questi episodi.

Ma è proprio in questi contesti che nascono nuove soggettività resistenti, in grado di connettersi e contaminarsi, di immaginare e cospirare insieme. Ciò che le unisce alla base è innanzitutto la negazione che queste grandi opere, e in generale la cornice sistemica in cui sono generate, siano qualcosa di ineluttabile. A Vicenza da tre mesi, un’assemblea eterogenea di persone si riunisce settimanalmente per difendere i boschi liberati, costruendo casette sugli alberi, curando orti collettivi e organizzando attività culturali e manifestazioni contro la costruzione del TAV. Vivendo e difendendo questi boschi, la comunità locale sta sperimentando direttamente che opporsi al furto di beni comuni è possibile, che il mito della nostra epoca – quello della crescita infinita – si è infranto da tempo sotto i colpi di una crisi climatica che non fa più sconti, al Sud come al Nord globale.

Stare dentro i boschi, viverli, difenderli, significa andare oltre lo stesso Tav e rendersi conto della relazione simbiotica che c’è tra i vari soggetti che compongono un ecosistema. Dalle complesse questioni idrogeologiche sulla capacità di drenaggio dell’acqua dei boschi, da sempre grandi alleati contro i fenomeni climatici estremi, all’importanza della fauna selvatica e della biodiversità come elemento di sopravvivenza in città sempre più soffocanti e soffocate. Le battaglie locali come quella di Vicenza offrono importanti spunti di riflessione per immaginare nuove articolazioni di lotta e di rivendicazione, basate su una resistenza radicale alla distruzione del territorio e su processi costituenti condivisi con le comunità locali.

Dopo le grandi mobilitazioni ecologiche pre-Covid e la ripresa di alcune battaglie di grande impatto attorno al tema delle risorse, come Les Soulevement de la Terre in Francia sulla questione dei mega-bacini (che hanno inserito la tappa di Vicenza all’interno della carovana internazionale dell’acqua che partirà dal parco Marais Poitevin il 2 settembre), diventa ora fondamentale creare convergenze sempre più ampie. In un contesto caratterizzato dall’attuale regime di guerra globale, queste alleanze sono cruciali per rafforzare le lotte ecologiche e sociali. La creazione di spazi transnazionali di movimenti è essenziale per affrontare le sfide sistemiche del nostro presente, in particolare per ricostruire e aggiornare quella dialettica tra locale e globale che costituisce il perno di qualsiasi battaglia ambientale.

Il Climate Camp a Vicenza rappresenta un’opportunità unica per attivistə da tutta Europa di convergere, tracciare insieme un nuovo immaginario e sviluppare connessioni tra diverse esperienze di resistenza climatica. Durante quattro giorni di lotta, dibattiti e azioni, Vicenza diventerà un laboratorio di riflessione, organizzazione e iniziativa politica; un luogo dove non solo creare un’agenda comune delle principali scadenze a partire dal prossimo autunno, ma in cui cercare anche strategie di lungo periodo che diano forza e respiro alle nostre azioni quotidiane.

Per tutte le informazioni sulla quinta edizione del Venice Climate Camp, vai sul sito e i canali social dedicati (FacebookInstagram).

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