Il futuro che verrà

Di Franco Maloberti per ComeDonChisciotte.org

Si può dividere il mondo in tre parti: il Sud, ovvero la parte povera e indifesa, l’occidente costituito sostanzialmente dai paesi del G7, e il regno di mezzo fatto da Russia, Cina, con l’aggiunta di India e di Iran (o Persia).

La gente del cosiddetto Sud del mondo, come tutti gli umani, aspira a migliori condizioni di vita e a un futuro sicuro.

Cosa invece subisce? Povertà, dipendenza economica, disprezzo sociale, e un futuro cupo per la soffocante egemonia occidentale. Vede una storia passata fatta di umiliazioni, imposizioni, espropriazione di risorse, ottenute con forza, sia militare che tecnologica. Perché tutto questo è possibile, e perché viene accettato?

Ci sono responsabilità proprie, certo: la corruzione e l’incapacità della classe dirigente, ma anche, e soprattutto il potere che sovrasta. Il dominio e la rapina sono accettati perché la gente del Sud si sente debole, incapace di opporsi, e i pochi che cercano di reagire vengono brutalmente repressi.

Il cosiddetto Sud del mondo vede una realtà sovrastante senza morale, viziata, arrogante, aggressiva che si comporta come i bulli di un degradato quartiere di periferia. E i bulli sono in branco, il G7, con il capobranco che fa e disfa a proprio piacere. I bulli si dicono superiori, non solo militarmente, ma anche moralmente ed eticamente.

Ritengono gli altri sub-umani che valgono un centesimo di loro stessi. Infatti, la caduta di un bullo deve essere compensata da cento cadute di sub-umani. La dipendenza vale anche per i prodotti. Il Sud del mondo deve produrre cose a basso valore tecnologico che l’occidente compra a bassissimo prezzo.  In pratica l’occidente ha prosperato sfruttando fatica e sofferenza del Sud che si sente schiavo dell’occidente.

Sull’altro fronte l’occidente pensa che il proprio benessere dipenda dalla superiorità in tutti i campi e, per questo, si sente padrone del mondo. In realtà, il benessere, che nel passato era dovuto alla spoliazione di risorse altrui, ora dipende fondamentalmente dall’energia e dal suo efficace uso, ottenuto con i prodotti della tecnologia.

L’invenzione del motore a vapore di Watt del 1775 è stato il momento di svolta. L’allora supremazia tecnologica orientale ha iniziato a declinare perché la trasformazione di energia in forza motrice è stata usata in modo massiccio per fare guerre di conquista e di supremazia. L’energia è il “carburante” degli avanzamenti tecnologici; il dominio energetico, ottenuto con saccheggi di vario tipo, mantiene (per ora) il divario e la dipendenza del resto del mondo. Il Sud è debole e vincere con i deboli è facile. Poiché combattere i deboli è sordido per definizione, col tempo, l’effetto è stato quello di mettere i forti in una posizione intollerabile. La debolezza dell’avversario rende crudele le azioni dei bulli che commettono violenze indiscriminate e infliggono inumane sanzioni collettive. Per la crescente consapevolezza dell’assurdità del proprio comportamento alcuni dei bulli hanno iniziato a disprezzare sé stessi, rifugiandosi in piaceri effimeri e, sempre più, autodistruggendosi con denatalità e droga.

Quello che viene definito il regno di mezzo, è fatto dai paesi che hanno subito umiliazioni da parte dell’occidente, e ne sono consapevoli. La Cina, una civiltà millenaria, ben ricorda il periodo 1839-1949, che chiama “il secolo della umiliazione”. Le ripetute sconfitte nelle guerre dell’oppio costrinsero la Cina a fare concessioni all’occidente, a pagare indennità e cessioni territoriali.

Per quanto riguarda la Russia, un paese con grandiose tradizioni culturali e scientifiche, la guerra fredda, iniziata poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale, causò un contenimento messo in atto da Stati Uniti e alleati e logorò l’assetto economico e politico russo. In particolare, i russi ritengono che la perestrojka, la riforma fatta da Gorbachev, abbia provocato un indebolimento e infine il crollo dell’Unione Sovietica, evento drammatico per il popolo russo.

Le conseguenze politiche hanno causato una umiliante subordinazione della potenza militare e geostrategica russa ai paesi della NATO. L’India, anch’essa ricchissima di tradizioni e cultura, fu dominata dagli anglosassoni per più di due secoli. Fu inizialmente appaltata all’East India Company che riscuoteva le tasse. Divenne poi quel protettorato inglese che sfruttò la manodopera e sottrasse risorse minerarie. Le mortificazioni subite sono ancora ben percepite: il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar nel 2019 disse:  “L’India ha vissuto due secoli di umiliazione da parte dell’Occidente”.

Infine, l’Iran o, meglio, la Persia, uno dei luoghi più ricchi di storia, cultura e bellezza. Anche per questa millenaria realtà ci sono state umiliazioni quasi centenarie, dovute sostanzialmente all’attrattività della sua ricchezza petrolifera. Le sanzioni, le uccisioni e i bombardamenti attuali acutizzano il senso di rivalsa per queste decennali umiliazioni.

È importante osservare che il regno di mezzo ha storie e culture di gran lunga superiori a quelle della maggior parte dell’occidente.  La base culturale e le solide tradizioni fanno sì che i governanti siano dotati di grande capacità. Al contrario, i governanti occidentali sono crassi ignoranti che usano la forza bruta per mantenere l’egemonia.

Come detto, il dominio dell’occidente si basa sul potere. Ma ci sono due tipi di potere, uno palese, che è militare ed economico, e l’altro invisibile, chiamato “soft power”. È con queste forme di potere che l’occidente conserva l’egemonia. Il punto è quanto di questo potere sia reale e quanto, invece, siano fittizio.

Consideriamo il potere militare, che all’occidente serve per fare affari. La vendita di armi genera un esagerato profitto e mostrare che le proprie armi sono efficienti è di fondamentale importanza. Per mostrare la superiorità si fomentano conflitti contro popoli deboli e impreparati per sconfiggerli a man bassa, cosicché, cosa essenziale, le armi possano sbrilluccicare e farsi pubblicità. Il problema sorge quando le armi incontrano armi di pari o superiore efficienza che, in aggiunta, costano molto meno.  Oppure, si incontrano popolazioni fiere che non si piegano al sopruso e rifiutano l’invasore. L’effetto nefasto in questi casi è duplice: pubblicità negativa e dimostrazione che il potere militare è sbrindellato. Continuare nei conflitti diventa controproducente ed è urgente trovare una via d’uscita. Ne sono esempi le fughe dal Vietnam, dall’Afganistan e presto dall’Ucraina, con la patata bollente che rimane nelle mani degli sciocchi europei (dopo averli baciati sulla testolina).

Il potere economico dipende dal dominio della moneta. Ci sono esperti che possono discettare per ore sull’argomento ma, in sintesi il potere è dato dalla natura fiat della moneta, ovvero: la moneta fiat è un mezzo di pagamento artificiale, svincolato dal prezzo di materie prime, come l’oro e l’argento, che poggia sulla fiducia riposta nel valore che le viene riconosciuto da governi e banche centrali e che, quindi, non possiede valore in sé e per sé. Il valore della monera risiede solo nella fiducia  per lo Stato emittente che da valore alla moneta fiat. Se la fiducia persiste si può continuare a stampare moneta creando valore fittizio con cui impossessarsi di aziende e proprietà altrui. La moneta, quando stampata senza controllo, diventa simile alle perline usate dagli olandesi per acquistare Manhattan. La moneta diventa più o meno l’equivalente di cambiali inesigibili che passano di mano in mano come un cerino acceso o come un cubetto di ghiaccio in una giornata d’agosto.

L’evidenza del cubetto di ghiaccio è il debito dei paesi occidentali. Quello americano supera i trentacinquemila miliardi di dollari, ed è triplicato in dieci anni. Per capire quanto la fiducia sia inopportuna, basta leggere quello che dice “fiscaldata.treasury.gov”: Il confronto tra il debito di un paese e il suo prodotto interno lordo (PIL) rivela la capacità del paese di ripagare il proprio debito. Questo rapporto è considerato un indicatore migliore della situazione fiscale di un paese rispetto al semplice numero del debito nazionale perché mostra l’onere del debito rispetto alla produzione economica totale del paese e quindi la sua capacità di ripagarlo. Il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti ha superato il 100% nel 2013, quando sia il debito che il PIL erano pari a circa 16,7 trilioni.  (Nel 2023 il debito USA era il 123% del PIL). (E si noti che il PIL è di gran lunga superiore al prodotto manufatturiero, che, in realtà, è quello che conta).

Per l’Italia, il debito pubblico si aggira attorno ai duemila novecento miliardi di euro pari a più del 140% del PIL. Il Giappone è un altro paese pieno di debiti (più di novemila miliardi di dollari, 236% del PIL), ma è detenuto per il 45% dalla banca del Giappone. Globalmente la media del debito dei paesi del G7 è il 127% del PIL. È vero che una certa frazione del debito è nelle mani dei cittadini del G7 ma per chi non è membro di quel “club” possedere una parte del debito dei G7 è un tantino rischioso. Forse è in base a queste considerazioni che la Cina che deteneva nel 2013 più di 1300 miliardi di dollari di debito USA nel 2013 ora è scesa a meno di ottocento miliardi con un trend di decrescita superiore ai cento miliardi all’anno. Nel suo piccolo anche il Giappone riduce il proprio impegno mentre UK, Lussemburgo e Canada comprano allegramente bond USA.

Consideriamo ora il “soft power”. Questo corrisponde all’abilità nel creare consenso con la persuasione e non la coercizione. Gli Stati Uniti hanno costruito il “soft power” usando il cinema, la stampa, la televisione, i social media e sfruttando le potenzialità degli smartphone e delle tecnologie informatiche. L’efficacia della loro azione è dimostrata, ad esempio, dal dominio dei media e dalle produzioni televisive e cinematografiche, che hanno fatto credere che fu un’opera meritoria fare pulizia etnica degli indiani d’America, o che hanno convinto il mondo che delle polpette grigliate assieme ad una foglia di formaggio (chiamate hamburger) o una bevanda che è peggio del chinotto della mia gioventù, siano sublimi esempi culinari. Ne consegue che il “soft power” occidentale non è l’affermare i valori della propria cultura o i valori storici fondativi, ma è il prodotto di una potente macchina di disinformazione che fa credere che l’occidente è superiore in ogni attività sia morale che culturale.

La trasmissione di cultura e tradizioni nazionali, intese come saperi e valori che caratterizzano proprie società è stata annullata e sostituita da convinzioni bizzarre, inculcate dai prodotti cinematografici di Hollywood e altri simili agenti disinformativi.

Il “soft power” è particolarmente efficacie nei paesi vassalli, come l’Italia, dove impone “valori” come deterrenza, conflitto, uso delle armi e violenza; questi sono inculcati nelle menti utilizzando film polizieschi, storie di mostri e un numero infinito di “serial trash” di sparatorie e cazzotti tramessi dalle televisioni nazionali, che, in pratica, sono esiziali complici di quel “soft power” finalizzato allo stupidimento della gente.

Un secondo fattore che aiuta il “soft power” è la mediocre cultura dei governanti nei paesi vassalli. È di grande aiuto avere governanti semianalfabeti, con un banale titolo di studio, o che sono cresciuti in ambienti problematici, tipo periferie degradate. Vanno anche bene i figli di papà che hanno abbandonato la scuola per svogliatezza.

Al contrario, i paesi con forte identità e sentimento nazionale, la cui scrittura, casomai, non usa i caratteri occidentali, crede marginalmente al fittizio “soft power” Hollywoodiano; valorizza la propria cultura, le proprie tradizioni e costumi e, tra l’altro, segue le usanze alimentari del proprio paese.

Il quadro delineato costituisce le condizioni di partenza per prevedere il futuro. Il regno di mezzo ha evidentemente deciso che non subirà mai più umiliazioni e ha iniziato a contrastare il potere dell’occidente e, in modo visibile, quello militare ed economico. Percorso che richiede tempo, ma già intrapreso. Per confutare il “soft power”, in particolare nel Sud del mondo, ci vuole ancora più tempo, ma, in parte, a sgretolare il “soft power” ci pensa l’occidente stesso, con ridicole derive negli usi, costumi e nei contegni sessuali, venduti agli sciocchi cittadini occidentali come “modernità”.

Una soluzione ragionevole sarebbe la coesistenza pacifica con il reciproco rispetto di culture, usi e tradizioni, senza imposizioni egemoniche. Ragionevole, ma impossibile, le soluzioni ragionevoli le si trovano con chi è ragionevole e non con chi pensa che conservare l’egemonia sia una questione di sopravvivenza.

Lo scrisse nel 2003 Noam Chomsky nel suo libro “Egemonia o Sopravvivenza“. Secondo Chomsky fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la classe che signoreggia negli Stati Uniti persegue una strategia “imperiale” così da mantenere l’egemonia globale con mezzi militari, politici ed economici. È la dottrina Wolfowitz che nel 1992 diceva che si doveva preservare la supremazia americana a tutti i costi, eliminando i rivali, ovunque possano emergere. Il disprezzo per la democrazia e la legalità, le violazioni di massa dei diritti umani – tra cui pulizia etnica e genocidio -, l’uso illegale della “guerra preventiva” contro stati che contrastano la egemonia globale, e molte altre schifezze hanno caratterizzato la strategia messa in atto, anche ai tempi nostri.

È certo che quanto sopra è ben presente, e da tempo, alla classe dirigente del regno di mezzo che ha formulato un progetto, inizialmente lascamene coordinato, di contrasto e di soluzione definitiva. Questo progetto è simile alle mosse di una partita a scacchi: si preparano in sordina le condizioni e poi si passa all’attacco per una vittoria indipendente dalle mosse dell’avversario.

Cosa si fa quando un bullo spadroneggia e non sente ragioni? Cosa si fa quando una bestia feroce si aggira tra le case? È la risposta a queste domande che porta alla strategia. La soluzione finale è isolare i bulli (o le bestie), confinarli dopo averli resi inoffensivi. Isolamento totale, un nuovo muro di Berlino che separa le bestie del G7 (chissà se qualche pedina di poco conto, come l’Italia, si salverà?) da un “nuovo mondo” basato sul rispetto reciproco e la civile convivenza.

Il nuovo mondo non avrà più rapporti economici, finanziari e commerciali con le “bestie”. La regola è: non dare mangiare alla bestia perché se dai da mangiare alla bestia, la bestia mangia te. E questa è l’unica strada per liberarsi dalla egemonia occidentale. Ci sono stato molti tentativi per far capire all’occidente che c’è spazio per tutti.

Negli incontri ufficiali il Presidente cinese lo ha ripetutamente detto a quello americano, ma quello rifiuta di capire e crede, confusamente, che l’unica strada sia “egemonia o sopravvivenza”. Certamente, il regno di mezzo non ha alcuna fiducia nell’occidente, dato che questo ha dimostrato di essere un bugiardo patentato. Il regno di mezzo sa che non c’è modo di far rinsavire i bulletti; i tentativi di farli ragionare sono solo una verifica dell’irragionevolezza e, probabilmente, per cercare di aprire gli occhi ai vassalli.

Le condizioni basilare del progetto sono:

  1. La crescita economica e sociale del Sud, così da renderlo un partner effettivo e creare un mercato per i prodotti di media e alta tecnologia, con vantaggi reciproci. Per il Sud, l’altissima tecnologia è inutile (e, forse, è anche dannosa per l’occidente). Gli sviluppi tecnologici del regno di mezzo sono più che sufficienti a soddisfare le necessità del “nuovo mondo”. Nel campo della microelettronica, ad esempio, le tecnologie da due nanometri, ritenute vitali dai governi occidentali sono inessenziali per buona parte del mondo. Servono solo a fare guerre con l’intelligenza artificiale e meglio controllare i sudditi.
  2. Una seconda condizione è l’indipendenza sia tecnologica, che conoscitiva e manufatturiera. L’attuale assetto comporta dipendenze di varia natura. Le tecnologie sono tenute segrete così da conservare i processi produttivi avanzati nelle mani dell’occidente. La conoscenza è protetta da brevetti e il suo utilizzo è limitato a chi li possiede. La capacità manifattura è un bastione debole che l’occidente fa fatica a difendere, anche se la parcellizzazione della produzione limita una visione d’insieme del prodotto finale.
  3. Una terza condizione, essenziale, è far capire al Sud del mondo che l’occidente è quello che è: un bullo bugiardo, fuorilegge, arrogante e crudele. Ovvero, bisogna sgretolare quel soft power che crea attorno all’occidente una corazza di perbenismo e di “modernità”.
  4. Infine, contrastare, pur rimanendo entro i limiti legali, ed erodere il potere militare ed economico. Azioni fuori legge non sono né consigliabili né nella natura del regno di mezzo. Per contro, l’essere fuorilegge, è ormai una prassi dell’occidente e favorisce il punto tre.

Avendo in mente i quattro punti indicati si può capire cosa è successo, sta succedendo e cosa probabilmente accadrà. Il regno di mezzo lavora da tempo per conseguire il primo obiettivo. Le iniziative della Cina nel Sud del mondo sembrano ispirate dall’idea confuciana di “Ping Tian Xia”, ovvero portare pace e ordine nel mondo, piuttosto che essere guidati dal desiderio di conquista. Ovviamente, le iniziative non sono a titolo gratuito ma sono comunque finalizzate a un reciproco vantaggio e caratterizzate dal rispetto delle culture e tradizioni locali. La Russia ha operato in modo simile sul fronte estrattivo e nella fornitura di cereali e fertilizzanti, oltre che nel campo militare.

Per la seconda condizione, è ben noto il progetto MIC 2025 della Cina. Questo definisce la strategia industriale di alto livello e di sviluppo tecnologico. Pechino da sempre si oppone al “contenimento tecnologico” degli Stati Uniti finalizzato a limitare lo sviluppo della Cina. Per questo, è essenziale l’autosufficienza tecnologica e conoscitiva. Comunque, tecnologie super-avanzate sono utili solo per l’interscambio con l’occidente. Il loro utilizzo per il “nuovo mondo” è al momento prematuro e sarà diluito e largamente differito nel tempo. Strategicamente, comunque, è importante mostrare capacità super-tecnologiche che competono con quelle occidentali.

La terza condizione è favorita dall’occidente stesso. Ci sono molti comportamenti fuorilegge e inumani che la censura occidentale oscura ai propri cittadini. Questo fa ritenere agli stupidi governanti che non essere valutati dai propri cittadini per quello che sono, possa permettere la continuazione di sconsiderate azioni. Il fatto è che la censura non vale per il Sud: le notizie sui comportamenti criminali determinano sconcerto e disapprovazione crescente anche laddove il “soft power” rimane efficace.

Certamente, le uccisioni a Gaza, l’impedire il flusso di aiuti, i bombardamenti a tappeto, le forniture di armi, sono offuscati in occidente da torme di porno-giornalisti (e porno-editori di giornali), ma le notizie arrivano in tempo reale nel Sud e tutte queste barbarità si ritorcono contro l’occidente stesso, consolidando l’obiettivo tre.

Il regno di mezzo non interviene direttamente perché serve tempo e una escalation dei conflitti sarebbe a favore dell’occidente. Poi, una escalation provocherebbe danni maggiori e, a malincuore, “pedine deboli” della scacchiera sono sacrificate e lasciate al loro triste destino.

La quarta condizione è descritta degli attuali avvenimenti. La guerra in Ucraina, chiamata dai russi operazione militare speciale, ha come fini dichiarati la de-nazificazione, la de-militarizzazione e la neutralizzazione, ma non è solo per l’Ucraina ma anche per l’intero occidente. I russi si concentrano sulla distruzione degli apparati bellici e delle infrastrutture. Più armi l’occidente invia in Ucraina più l’occidente si de-militarizza. All’inizio venivano spediti gli avanzi di magazzino e questo non era rilevante, ma ora l’invio di cose sofisticate e la loro sistematica distruzione ha conseguenze importanti per raggiungere l’obiettivo. La strategia è svuotare gli arsenali di costosissime armi e munizioni che sono sparate, eventualmente vendute al mercato nero, sprecate o distrutte con armi molto meno costose. Per il contrasto del potere economico si pensi alla galoppante de-dollarizazione.

Si noti che l’evoluzione delle guerre in corso tiene conto le prime tre condizioni, in particolare la prima e la terza.

Per la prima serve tempo e per la terza, anche. Serve che il gruppo degli egemoni mostrino nel tempo la loro natura fuorilegge. Contrastare il potere militare è importante ma è molto più utile erodere risorse e capacità militari. A mostrare la natura fuorilegge, come già detto, ci pensa l’occidente stesso: compiere attentati, bombardare civili, ammazzare bambini a sangue freddo e il “giustificare” tutte queste barbarie, come fanno gli sciagurati governati dell’Europa e della UE, sono “mosse” suicide che favoriscono il punto tre. L’avere rieletto Ursula e avere Bibi al comando sono a posizioni sulla scacchiera che garantiscono lo scacco matto.

Il fattore fondamentale è, però, il tempo. La crescita economica e sociale dell’Africa e del Sudamerica è veloce ma non immediata. Organizzazioni varie (in particolare i BRICS) favoriscono la cooperazione tra Sud e regno di mezzo, ma aver tempo è strategico. Più passa il tempo più si de-dollarizza. Più passa il tempo, più si hanno nazioni che aderiscono ai BRICS. Più passa il tempo, più l’orrore per il deliberato massacro di centinaia di migliaia di civili di Gaza da parte di Netanyahu e il suo invito a parlare al Congresso per un discorso roboante interrotto da cinquantotto standing ovation, fanno capire e consolidano il disprezzo collettivo.

Più passa il tempo più si capisce che la NATO non è un’organizzazione difensiva, e che in Italia si viola la Costituzione. Più passa il tempo più i cittadini dei paesi vassalli si rendono conto della natura aggressiva dell’0ccidente. Le cruenti provocazioni, come omicidi di personalità palestinesi in territorio iraniano o le invasioni in territorio russo sono affrontate con un attento calcolo, come in una partita a scacchi si valuta la mossa disperata di un giocatore che non ha via d’uscita.

Il futuro sarà quello previsto da tempo dal regno di mezzo. Una separazione netta e definitiva dall’occidente che, privato delle risorse e della manodopera a bassissimo costo, declinerà inesorabilmente. Forse, alcune realtà periferiche potranno “salvarsi”.

In Italia, ad esempio, come anche detto da Putin, ci sono persone “a modo” e questo è un buon segno. Comunque, l’avere una capa del governo che cambia vestito e pettinatura ogni mattina e si agita come se il nostro paese avesse una qualche rilevanza, non è condizione al contorno possibile. Quelli che gestiscono (politici e porno-giornalisti) possono continuare un pochino ad ottenebrare i teledipendenti, ma non si rendono conto che queste loro vacanze nel mare pugliese e, se va bene, le prossime saranno un ricordo del tempo che fu.

Di Franco Maloberti per ComeDonChisciotte.org

25.08.2024

Franco MalobertiProfessore Emerito presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Informatica e Biomedica dell’Università di Pavia; è Professore Onorario all’Università di Macao, Cina, dove è stato insignito della Laurea Honoris Causa 2023.

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