Verso il Woods Climate Camp e oltre l’urgenza climatica

“Difendiamo le nostre foreste e copriamo di piante le nostre città. Il resto non tarderà a venire” . Stefano Mancuso

Dal 5 al 8 di Settembre si terrà la quinta edizione del Climate  Camp del nord-est, un appuntamento ormai fisso che prevede quattro giorni in cui una serie di movimenti ed organizzazioni climattiviste nazionali ed internazionali si incontrano per condividere pratiche, discutere, riflettere ed immaginare insieme uno scenario climatico radicale alternativo, che sia giusto, equo e che segua una transizione socio-economica pacifica. Questo appuntamento arriva dopo l’ennesima estate invivibile in cui si sono susseguiti una serie di record climatici tra cui la registrazione dei due giorni più caldi della storia recente a partire dal 1940 che sono rispettivamente 21 e 22 Luglio 2024. Quest’ultimo ha registrato una temperatura superficiale media globale dell’aria di 17.16°C[1].

Woods Climate Camp Vicenza

Figura 1: Dati giornalieri della temperatura superficiale dell’aria. In rosso la serie dell’anno 2024 e in arancio quella del 2023. Invece in trasparenza su palette di bianco e grigio, si può vedere la serie storica recente dal 1940 al 2022 Fonte.

Giugno 2024 è stato il tredicesimo mese consecutivo più caldo mai registrato dal 1880 (era preindustriale), mentre luglio ha arrestato la striscia positiva, collocandosi “solamente” al secondo luglio più caldo dal 1880[2]. Da Luglio 2023, ogni mese (fino a Luglio 2024) ha registrato un’anomalia climatica della temperatura dell’aria uguale o superiore a 1.5°C rispetto alla media delle temperature mensili del periodo 1850-1900[3]. Un’altra prova di come i tanto citati obiettivi di Parigi siano ormai sempre più lontani dall’essere raggiunti. Senza dimenticare poi i numerosi eventi estremi di varia natura che si sono manifestati durante quest’estate, generando morti e danni in diverse aree del globo. Nonostante i dati climatici siano sempre più chiari e il Parlamento europeo nel 2019 abbia dichiarato lo stato di emergenza climatica, non sembrano cambiati i piani e i percorsi socio-economici del vecchio continente. Nell’ultimo anno abbiamo visto l’ecocidio del lariceto di Ronco a Cortina per costruire la fantomatica pista da bob che puzza già di abbandono. A Padova, la giunta comunale ha approvato la costruzione di un centro logistico del gruppo Alì che andrà a cementificare un’area agricola di circa 10ha, una delle ultime zone agricole nell’area industriale del comune, che ha ormai raggiunto il 50% di suolo consumato a livello amministrativo.

Ed ancora, quest’estate il movimento Soulèvement de la Terre, che sarà presente al Vicenza Woods Climate Camp, è tornato a manifestare per protestare contro la costruzione dei mega progetti di privatizzazione dell’acqua nella Francia orientale, che stanno mettendo a rischio gli ecosistemi naturali, i corpi idrici e la sovranità alimentare dei piccoli coltivatori. E chissà quante altre pratiche estrattive stanno divorando e inquinando i territori, le comunità locali ed indigene, che in questo momento non stiamo ricordando. A questo punto però una domanda è lecita, ma cosa c’entra Vicenza con tutto questo? Perché non si è organizzato il Camp a Venezia come sempre? Il perché è presto detto, nell’ultimo anno la città di Vicenza e i rispettivi boschi urbani di Lanerossi e Ca’ Alte, ecosistemi ad oggi molto rari nel contesto delle città italiane del nord-est, sono finiti nel mirino della mega opera per eccellenza, la costruzione della TAV. L’obiettivo di questo progetto è di deforestare e cementificare circa 5ha di verde al cui interno sono presenti: 89 specie vegetali, 8 specie di uccelli che nidificano in queste aree secondo l’ultimo censimento della LIPU e si è accertato tramite fototrappole e video la presenza di diversi mammiferi come il capriolo e il tasso. All’interno del bosco Lanerossi sono presenti anche piante secolari ed è stata inoltre censita la presenza di un unico esemplare di Liquidambar styraciflua (Figura 2).

Woods Climate Camp Vicenza

Figura 2: Il Liquidambar styraciflua e la rigenerazione spontanea della natura dentro l’ex stabilimento Lanerossi

In quest’area tutto prende vita, perfino all’interno delle pozze d’acqua dell’ex lanificio Lanerossi (da cui prende il nome il bosco), da anni in stato di abbandono, si possono incontrare delle specie di anfibi urodeli. La natura, negli anni in cui questi luoghi erano stati dimenticati dalle amministrazioni, ha semplicemente ripreso il suo posto e ha ripristinato autonomamente un intero ecosistema che oggi giova benessere alla popolazione di Vicenza (Figura 3).

Woods Climate Camp Vicenza

Figura 3: Ex stabilimento Lanerossi, un territorio liberato in cui comanda la natura e l’essere umano la difende e la rispetta

Al contrario, la costruzione della TAV in quest’area è solamente un progetto volto a estrarre, depredare e consumare le aree verdi di Vicenza, senza migliorare la qualità delle vite delle persone che abitano questa città come vuole la narrazione corrente, ma anzi restituendo un territorio ancora più inquinato e vulnerabile. Il presente articolo vuole essere un manifesto di totale appoggio a tutte le realtà che in questi mesi stanno attuando pratiche di resistenza per difendere i boschi urbani di Vicenza, perché il loro destino non sarà il loro abbattimento e la scomparsa della loro biodiversità per lasciar passare la TAV e vedere ulteriori colate di cemento soffocare i quartieri nelle estati torride che ci aspettano.

In data 17 luglio, il Tar del Lazio ha parzialmente accolto il ricorso mosso da Italia Nostra contro il progetto TAV a Vicenza, una piccola vittoria che dimostra la mala progettazione e gestione di questa opera, oltre ad una carenza di studi per valutare gli impatti territoriali che rischiano di manifestarsi durante la costruzione dell’infrastruttura[4]. Queste evidenze però non bastano a fermare il progetto ma ne rallentano solamamente gli sviluppi.

Oggi giorno Vicenza, secondo gli ultimi dati ISPRA 2023 è tra le prime 20 città per consumo di suolo in Italia con più di un terzo del territorio che è ricoperto di cemento (32.5%), Solamente nel 2022 sono stati consumati più di 34 mila ettari di suolo[5]. Il progetto TAV seguito dal consorzio IRCAV 2 non solo causerà ulteriore consumo di suolo, ma sarà un’immensa spesa pubblica ed uno spreco di risorse naturali, infatti saranno circa 360 mila i litri di acqua giornalieri impiegati dai cantieri per la sua costruzione. A proposito del tema acqua, la provincia di Vicenza è una zona altamente inquinata dai PFAS su cui il consorzio non ha mai fatto alcuna indagine riguardo al possibile peggioramento della situazione che gli scavi e le trivellazioni potrebbero causare. Infatti, i cantieri rischiano di inquinare le poche falde non contaminate a causa del percolamento dei fanghi contenti PFAS. Se ancora non fossero chiari gli alti impatti socio-ambientali che questo progetto potrebbe causare nel comune di Vicenza, abbiamo voluto riportare un ulteriore evidenza per dimostrare l’importanza essenziale di questi boschi urbani rispetto alla regolazione del microclima della città di Vicenza, soprattutto nel periodo estivo in cui si manifestano le prolungate ondate di calore, un fenomeno ormai ben conosciuto.

É stata, quindi, scaricata un’immagine satellitare della collezione Landsat 8 di una giornata dell’estate 2023 a Vicenza. In seguito ad una elaborazione dei dati termici dell’immagine satellitare Landsat 8, abbiamo ricavato delle mappe che mostrano come la cementificazione funga da “cassa di amplificazione” per le ondate di calore, generando il fenomeno delle isole di calore, che sono veri e propri arcipelaghi sparsi nel contesto urbano con dei valori di temperature superficiale (Land Surface TemperatureLST) di diversa intensità e con differenze termiche molto elevate rispetto alle aree verdi e rurali (Figura 4). Da queste cartografie, risulta evidente come i boschi Lanerossi e Ca’ Alte abbiano un ruolo fondamentale nella regolazione del microclima della città, con differenze di LST che possono superare anche i 5°C rispetto alle aree cementificate da cui sono circondate (Figura 4).

Woods Climate Camp Vicenza

Woods Climate Camp Vicenza

Figura 4: Immagine satellitare Landsat 8 che mostra la temperatura superficiale della città di Vicenza in una giornata estiva del 2023. Si nota come le temperature più basse (colore blu) siano proprio i boschi urbani di LaneRossi (a) e Ca’Alte (b) mentre attorno sono invece circondati da aree con temperature più elevate (colore rosso), che sono zone cementificate. La differenza di valori di LST registrata tra queste due aree può arrivare anche oltre i 5°C.

Questo dato puntuale vuole solo essere una dimostrazione dell’importanza che queste aree ricoprono per la città di Vicenza come climate shelter, per ridurre l’effetto delle ondate di calore e rischi climatici ad esse associate, mitigando il microclima urbano soprattutto nelle calde giornate d’estate. A questo dato, si aggiungono circa 12,44 m3 all’anno di acque di dilavamento che vengono drenate, la rimozione annuale di 32,3 kg di polveri sottili in una delle aree più inquinate d’Italia ed infine la produzione circa 3,32 tonnellate annuali di ossigeno. Tutti questi benefici dipendono dai servizi ecosistemi gratuitamente erogati dal bosco Lanerossi e che sono stati stimati in uno studio di Fitoconsult srl. Quest’analisi, inoltre, ha calcolato il valore economico di questi servizi, equivalente a circa 127.000 € annuali che l’amministrazione risparmia. Quest’ultimo dato è sicuramente il meno importante in quanto non è minimamente equiparabile rispetto alla possibilità per le cittadine e cittadini di Vicenza di vivere in un ambiente sano e da cui possono apprendere parecchio, soprattutto dal punto di vista socio-culturale. Infatti, questi boschi urbani possono essere delle aree importanti per attività laboratoriali e didattiche a livello educativo e conoscitivo ma anche per sviluppare ricerche universitarie legate al ripristino degli ecosistemi naturali. Quindi, per concludere, il Vicenza Woods Climate Camp dalle cime degli alberi dei boschi urbani Lanerossi e Ca’Alte vuole costruire insieme e dal basso una gestione dei territori differente che non si basi più sull’estrattivismo delle risorse naturali e sulla depredazione dei territori in cui viviamo per il mero profitto economico, ma sulla loro cura e salvaguardia di queste aree per preservarne la biodiversità e migliorare la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini.


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