Sarà Kennedy a salvare Trump?

Robert Bridge

La campagna presidenziale di Donald Trump ha ricevuto la spinta di cui aveva disperatamente bisogno quando Robert F. Kennedy Jr. ha unito le forze con l’ex presidente nel tentativo di sconfiggere Kamala Harris.

È stato senza dubbio uno spettacolo doloroso per milioni di irriducibili Democratici vedere, venerdì scorso, il democratico Robert F. Kennedy Jr. che condivideva il palco con l’ex presidente Donald Trump in un’imponente manifestazione in Arizona, poche ore dopo aver sospeso la sua campagna presidenziale da indipendente e aver annunciato il proprio appoggio al candidato repubblicano.

Il settantenne indipendente, dimostrando di non aver perso del tutto le sue ambizioni presidenziali, ha sottolineato che sta sospendendo la sua campagna e che non la sta terminando.

Non sto terminando la mia campagna, la sto semplicemente sospendendo e non la sto terminando. Il mio nome rimarrà sulla scheda elettorale nella maggior parte degli Stati“, ha dichiarato.

Per Trump, la cosa importante nella sua estenuante prova di forza con Kamala Harris è il fatto che Kennedy ha detto che avrebbe ritirato il suo nome dalla scheda elettorale in 10 Stati in cui la sua presenza avrebbe potuto rubare voti al collegio elettorale dell’ex presidente.

L’ingresso di Kennedy nell’equazione farà una profonda differenza per la campagna di Trump a novembre? È difficile dirlo. Quando la campagna elettorale si era ridotta a una gara tra due anziani uomini bianchi, molti elettori sembravano felici di prendere in considerazione una terza voce, come testimoniano i numeri relativamente alti di Kennedy nei sondaggi all’inizio dell’anno. Tuttavia, una volta che Joe Biden è stato rispedito in cantina e Kamala Harris  catapultata alla ribalta politica in mezzo a un entusiasmo pesantemente sceneggiato e generato dai media (gli stessi media, tra l’altro, con cui la Harris si rifiuta ostinatamente di parlare), la popolarità di Kennedy ha iniziato a calare.

Sebbene la performance di Kennedy nei sondaggi sia in costante calo – un recente sondaggio della CBS News ha valutato il suo sostegno ad appena il 2% – anche  un numero molto basso potrebbe fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta in una corsa che si preannuncia serrata. Tuttavia, per quanto riguarda gli Stati critici, il quadro migliora drasticamente per Kennedy. Un recente sondaggio New York Times/Siena College lo ha indicato al 6% dei consensi in Arizona e Nevada e al 5% in Michigan, North Carolina e Pennsylvania. Non dimentichiamo che, nel 2020, in Arizona e in Georgia la vittoria era stata decisa da meno di 12.000 voti in ogni singolo Stato. Nel Wisconsin per fare la differenza nelle ultime due elezioni presidenziali erano bastati meno di 23.000 voti.

Ora la domanda per i Repubblicani è: come utilizzare al meglio il rampollo di una delle più famose dinastie politiche della storia americana moderna? Magari farne il futuro direttore della CIA o il procuratore distrettuale? Trump ha lanciato un’esca succulenta ai teorici della cospirazione quando ha detto che a Kennedy potrebbe essere concesso l’accesso a “tutti i documenti rimanenti relativi all’assassinio di John F. Kennedy”, nell’ambito di una proposta di commissione esecutiva sui tentativi di assassinio presidenziale, compreso quello che lo ha quasi ucciso il mese scorso a Butler, in Pennsylvania. RFK Jr. ha chiarito di ritenere la CIA e gli attori associati dello “Stato profondo” direttamente coinvolti nell’assassinio di suo zio, l’ex Presidente John F. Kennedy.

Un recente sondaggio di Gallup ha mostrato che oltre il 60% degli americani crede che JFK era stato ucciso da una cospirazione governativa ben pianificata.

Un altro punto di vista di Kennedy che potrebbe aiutare a portare gli elettori nel campo repubblicano è il suo estremo scetticismo nei confronti dei vaccini Covid, delle mascherine obbligatorie, dei lockdown e degli individui che avevano reso obbligatorie al pubbblico tutte queste misure controverse, cioè Anthony Fauci e soci. L’alleanza di Trump con il no-vax Kennedy sembra essere in contrasto con il pensiero convenzionale. Dopo tutto, era stato Donald J. Trump il primo responsabile della consegna – giusta o sbagliata che fosse, la giuria non ha ancora deciso – del vaccino Covid-19 a un pubblico ignaro attraverso l’Operazione “Warp Speed“. Tuttavia, l’entusiasmo sfrenato di Trump per il vaccino Covid non era riuscito a raggiungere il suo esercito di elettori conservatori, intrinsecamente diffidenti nei confronti di qualsiasi ingerenza governativa nelle loro vite. In altre parole, Trump ha frainteso drasticamente la sua base, popolata di scettici sui vaccini.

In un’occasione memorabile, all’apice della pandemia di Covid, durante un comizio i Repubblicani avevano fischiato pesantemente Trump quando aveva incoraggiato i membri del pubblico a farsi vaccinare. Ecco quindi un’altra area – quella degli interventi medici imposti dal governo – in cui la presenza di Kennedy nel Team Trump potrebbe dare un po’ di necessario equilibrio a una narrazione ormai logora, anche se è possibile che una cosa del genere faccia piovere altre “strane” accuse da parte della sinistra.

Allo stesso tempo, Kennedy, proprio come Trump, si è scagliato con forza contro gli “organi mediatici” che hanno fortemente limitato il suo messaggio in campagna elettorale, mentre costruivano l’ascesa di Kamala Harris sulla base del “nulla”.

Nessuna politica, nessuna intervista, nessun dibattito, solo fumo e specchi e palloncini in un circo di Chicago completamente sceneggiato“.

Questa è una preoccupazione che serpeggia tra gli elettori che ricordano la forte impopolarità della Harris subito prima del suo ritiro dalle presidenziali del 2020, quando i suoi sondaggi di opinione erano a una sola cifra. E qui sta il nocciolo della questione: si ricordano della forte antipatia e della mancanza di qualità presidenziali della Harris, oppure i media sono riusciti a fare il lavaggio del cervello a tutto il campo democratico, facendogli credere che la vicepresidente è il “secondo avvento di Abraham Lincoln”, come temeva JD Vance?

Anche se non sapremo mai fino a che punto RFK Jr. influenzerà l’esito delle elezioni, sembra innegabile che attirerà da tutto lo spettro politico molti elettori disaffezionati, che ora capiscono quale patetica messinscena controllata è diventato l’intero processo politico statunitense, in gran parte a causa del controllo schiacciante della sinistra sull’apparato mediatico. Questo potrebbe dare a Donald Trump abbastanza voti di protesta per entrare alla Casa Bianca una seconda volta.

Robert Bridge

Link: https://swentr.site/news/603083-rfk-white-house-us-trump/
27.08.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Robert Bridge è uno scrittore e giornalista americano. È autore di “Mezzanotte nell’impero americano. Come le corporazioni e i loro servitori politici stanno distruggendo il sogno americano“.

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