Il buon soldato Pavel mira alla Russia ma spara nei piedi della Repubblica Ceca

Declan Hayes
strategic-culture.su

In un mondo ideale, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, non avrebbe dovuto rimproverare il presidente (e generale dell’esercito) ceco Petr Pavel, la controparte praghese del principe pagliaccio Zelensky di Kiev. Ma questo non è un mondo ideale e la Repubblica Ceca, sotto il buon soldato della CIA Pavel, è ben lontana dall’essere un Paese normale.

Al centro della lamentela della Zakharova c’è il fatto che Pavel ha affermato che, poiché il gasdotto Nord Stream era un “obiettivo legittimo”, i suoi compagni avevano tutto il diritto di farlo saltare in aria, mandando così in tilt l’economia tedesca. Definisco criminali questi compagni di Pavel perché, se accettiamo che sia stata l’Ucraina a far saltare il gasdotto, basta ricordare che il buon soldato Pavel era stato il primo capo di Stato straniero a visitare il bunker di Zelensky dopo che le forze di pace russe erano entrate nel Donbass. Se invece concordiamo sul fatto che questo crimine di guerra contro la pace è stato commesso dagli Stati Uniti insieme ai loro proxy norvegesi, allora dobbiamo ricordare che il buon soldato Pavel ha felicemente presieduto il Comitato Militare della NATO (l’equivalente NATO della Commissione mafiosa), che contribuisce a decidere l’orientamento generale delle imprese criminali della NATO.

Per i suoi servizi alla NATO, il buon soldato Pavel è stato insignito della Legion d’Onore e dell’Ordine Nazionale al Merito della Francia, nonché della Gran Croce dell’Ordine della Corona del Belgio, del Distintivo d’Onore della Bulgaria e di molti altri riconoscimenti, che, senza dubbio, lo rendono molto elegante quando si gonfia il petto e recita la parte del soldato.

Ma Pavel non è un eroe. Lui e sua moglie, tenente colonnello dell’esercito ceco, sono molto meno credibili del buon soldato Švejk, l’antieroe della commedia dark dello scrittore ceco Jaroslav Hašek, che racconta di un uomo di mezza età, bonario e sempliciotto, apparentemente entusiasta di servire l’Austria-Ungheria nella Prima Guerra Mondiale, ma che si caccia in ogni sorta di grovigli farseschi che lo hanno fatto amare da generazioni di lettori. Mentre il grande romanzo di Hašek, tradotto in più di 50 lingue, fa onore alla Boemia, l’atteggiamento di Pavel è una clamorosa disgrazia.

Innanzitutto, anche se il buon soldato Švejk ha una bassa opinione della Chiesa cattolica, la sua è solo un irrilevante finzione uscita dalla mente di Hašek, mentre l’ateo Pavel e i suoi compagni sicofanti della NATO stanno per mettere al bando le Chiese ortodosse russe e ceche, come parte di un qualche strampalato piano della NATO per sostenere i pogrom di Zelensky e ingraziarsi il favore del Pentagono. Se Pavel e i suoi compagni mercenari pensano che mettere al bando le religioni con cui la NATO non è d’accordo possa fare un briciolo di differenza per il destino degli adoratori del diavolo di Kiev, si sbagliano, perché le forze principali che stanno facendo la differenza in Ucraina sono le Forze Armate russe, che sono un osso molto più duro da rodere rispetto alle anziane nonne ceche sulle rive del Danubio con cui Pavel sta litigando.

Tutte le nonnine ceche nel mirino di Pavel sono infinitamente più onorevoli di quanto Pavel potrà mai essere e ognuna di loro ha una conoscenza della storia della Boemia di gran lunga superiore a quella che potrà mai avere un mercenario connivente come Pavel. Lo dico per due motivi principali. Il primo è che loro credono in qualcosa, mentre i mercenari come Pavel non credono in nulla. Pavel aveva iniziato la sua carriera di mercenario seguendo le orme del padre entrando nel Partito Comunista Cecoslovacco e, poco dopo, nell‘Esercito Popolare Cecoslovacco. Quando era andato tutto a gambe all’aria, Pavel era entrato nel nuovo esercito ceco, dove si era fatto strada fino a diventare Capo dello Stato Maggiore delle Forze Armate ceche. Con questo, la sua formazione al King’s College dell’MI6 e l’ingaggio della Commissione NATO saldamente in tasca, la CIA aveva organizzato la sua candidatura presidenziale.

Anche se la maggior parte degli altri satrapi della CIA e dell’MI6 possono essere sbeffeggiati allo stesso modo, le guerre della Riforma, che nella Bassa Boemia avevano causato la morte di una persona su tre, rendono Pavel e i cani da guardia come lui particolarmente adatti alla Repubblica Ceca. Qualsiasi ceco, sia esso cattolico, ortodosso o di qualsiasi altra fede, dovrebbe essere a conoscenza dei fiumi di sangue scaturiti dalle Guerre Hussite, dalla rivolta boema e dalla guerra trentennale che l’aveva seguita. E qualsiasi generale o patriota ceco degno di questo nome saprebbe bene che la terribile carneficina delle guerre della Riforma era stata causata, in larga misura, dal gran numero di mercenari disponibili e dall’aumento esponenziale della potenza di fuoco militare concomitante a quelle guerre, tutte cose che vediamo riproporsi sulle rive del Dnieper.

Non il buon soldato Pavel, però. Quando non si lustra i baffi allo specchio o non fa tintinnare l’oro rubato che ha in tasca, questo pagliaccio dovrebbe chiedersi, se avesse un minimo di fibra morale, quanti altri ucraini, russi e cristiani i suoi padroni decideranno di far morire per tenere in piedi la loro truffa della NATO.

Allo stato attuale delle cose, il regime di Pavel non solo ha utilizzato fondi rubati alla Russia per acquistare dai suoi amici della NATO centinaia di migliaia di proiettili d’artiglieria con cui vengono bombardati i civili russi nel Donbass, ma ha anche addestrato migliaia di fanatici di Azov ad uccidere i pensionati russi a Kursk. E, sebbene la Zakharova sia senza dubbio scontenta di tutto ciò, Pavel ha presentato a Mosca un conto da macellaio di cui Pavel stesso dovrà rispondere personalmente, proprio come Pavel, Zelensky e i loro compagni sociopatici dovranno rispondere dei coscritti ucraini che hanno insensibilmente gettato sulla pira ucraina. Pavel non è un innocuo buon soldato Švejk. È un viscido opportunista che si diletta a far esplodere gasdotti e che permette che si bombardino i bambini del Donbass e i pensionati di Kursk, quando non è impegnato a terrorizzare i fedeli cechi o a sproloquiare di cose sempre diverse.

Pavel, che ora si crede uno statista, sta dicendo che, anche se il regime di Zelensky potrebbe non ottenere tutto ciò che vuole dai colloqui di pace con la Russia, dovrebbe comunque trovare un accordo provvisorio, in modo che la NATO possa riorganizzarsi, continuare ad indebolire finanziariamente la Russia e colpire i bambini delle scuole del Donbass e i pensionati di Kursk in un altro momento più opportuno. E, come se non bastasse, questo fallito a libro paga [della NATO] vuole che il moncone del Reich ucraino entri a far parte della NATO, a qualunque prezzo, un prezzo che però la Russia ha già reso chiaro con parole e azioni che anche il buon soldato Švejk capirebbe. Poiché questo prezzo è la guerra totale in Europa, fino allo scambio di missili nucleari, c’è da chiedersi se in Europa ci sia una qualche speranza, visto che la satrapia della Bassa Boemia della CIA ha promosso questo sguaiato pallone gonfiato a posizioni di rilievo militare e politico per le quali è chiaramente inadatto, come del resto lo è quel pagliaccio travestito di Zelensky, che Pavel sta aiutando nelle sue inutili stragi sulle rive del Dnieper.

Declan Hayes

Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2024/08/28/good-soldier-petr-pavel-takes-aim-at-russia-but-shoots-czech-republic-in-foot/
28.04.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Declan Hayes, pensatore e attivista cattolico, ex docente di Finanza presso l’Università di Southampton.

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