Salute, ambiente, pace e democrazia. In 2000 manifestano a Vicenza

Duemila persone sono partite dal bosco di Ca’ Alte nel pomeriggio di sabato 7 settembre per uno dei momenti clou e più importanti del Woods Climate Camp. Una manifestazione ampia e partecipata che arriva dopo mesi di assemblee, incontri, presidi nei boschi di Ca’ Alte e Lanerossi, liberati lo scorso maggio. Un corteo che porta in città i bisogni e le rivendicazioni delle comunità cittadine coinvolte dalla devastazione del cantiere del TAV: acqua pulita, aria salubre, una terra viva, libera dal cemento e dalle servitù militari. Beni comuni preziosi, diritti essenziali.

Il nesso tra crisi climatica e guerra è stato il metatema di tutto il Woods Climate Camp, il primo campeggio climatico nato dall’esperienza di difesa e protezione di questi beni comuni che sono i boschi cittadini. La manifestazione è stata quindi il momento per portare la forza e soprattutto le riflessioni elaborate durante le giornate del Camp per le strade di Vicenza.

“Salire in alto non è giardinaggio” si legge su una delle tante toppe presenti alla manifestazione, uno dei due boschi liberati a inizio maggio dalla comunità vicentina che si oppone al TAV. Ma “salire in alto” non allude solo al gesto fisico dei tanti attivisti che in questi mesi hanno letteralmente scalato le cime degli alberi per salvare queste aree verdi dall’ennesima operazione predatoria e devastatrice. Allude anche al fatto che, quando le lotte si intrecciano, si può realmente aspirare a “salire in alto” nella grande battaglia contro l’attuale modello di sviluppo.

Lottare contro il Tav significa salvaguardare i boschi, proteggersi e contrapporsi ad un sistema di sfruttamento che vede come priorità il profitto e non la tutela della salute o dell’ambiente. Ma vuol dire anche mettersi in rete e unire le lotte territoriali e globali, individuando le radici comuni dei problemi del sistema che viviamo quotidianamente. E questo mettersi in rete ha portato alla manifestazione e al Woods Climate Camp attivisti climatici da tutta Europa, come la carovana dell’acqua lanciata dal movimento francese Soulevement de la Terre.

Le 2000 persone partite da Ca’ Alte si sono unite dopo il cavalcavia de Ferretti con chi ha manifestato nel pomeriggio per denunciare la complicità di Sharma Group nel genocidio in Palestina.

“Si diceva che fosse tutto deciso, ma in tre mesi non abbiamo ancora visto una ruspa e questo dimostra che non c’è nulla di ineluttabile, che anche un progetto strategico nazionale – come viene definito – può essere bloccato per il bene comune” dice un attivista dell’assemblea del bosco. Il senso di rivalsa e di forza è potente nelle parole dell’assemblea: da una minaccia di sgombero e di devastazione di alcuni dei pochi punti verdi della città, centinaia di attivisti e attiviste hanno attraversato il territorio, intersecando lotte e rendendo i boschi di Ca’ Alte e Lanerossi un esempio di resistenza che riesce a creare un forte immaginario di solidarietà e di liberazione.

Non solo da Vicenza e provincia, ma anche da tutto il Nord-Est sono arrivate persone oggi alla manifestazione. Un militante del Cso Pedro sottolinea come anche Padova sia mangiata dal cemento: “come si può pensare di costruire nuovi mezzi di trasporto sostenibili distruggendo il verde, non vogliamo più accettare bugie perché i territori sono nostri ed abbiamo il diritto e il dovere di combattere per difenderli”.

Anche diverse realtà nazionali e internazionali sono intervenute nel corso della marcia. Da Napoli è stato rilanciato il festival “Wimby”, organizzato dalle realtà che quotidianamente si battono contro il biocidio in Campania.

Il corteo è poi tornato al campeggio, dimostrando come la potenza collettiva possa far vivere le strade di una città sempre più militarizzata, cementificata, devastata da grandi opere inutili per le persone che la abitano, con un immaginario di liberazione dalle dinamiche capitaliste. Il Woods Climate Camp continua e saranno ancora molte le occasioni di elaborazione politica della questione climatica, ma soprattutto di concretizzare insieme un piccolo passo verso un’alternativa ad un sistema di sfruttamento colonialista, capitalista, razzista, machista.

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