Durov non lo ha ancora capito

Stephen Karganovic
strategic-culture.su

Dopo essere stato rilasciato su cauzione da un carcere francese, l’imprenditore russo Pavel Durov ha rilasciato diverse dichiarazioni da cui si deduce che si sta facendo gravi illusioni sulla natura della sua situazione. Ha descritto l’azione delle autorità francesi che ha portato al suo arresto e alla sua detenzione in territorio francese come “sorprendente e fuorviante“. Ha poi messo in discussione la premessa legale della sua detenzione e della successiva incriminazione, ovvero che potrebbe essere ritenuto “personalmente responsabile dell’uso illegale di Telegram da parte di altre persone“.

È deludente vedere un adulto sofisticato e cosmopolita di trentanove anni, anche se traumatizzato dalle sue recenti esperienze, ragionare come un bambino. Ci si sarebbe aspettati che una persona con le possibilità economiche di Durov si assicurasse un’assistenza legale competente che lo aiutasse a comprendere i “fatti della vita” relativi al suo caso.

Ci sono due fatti fondamentali che l’avvocato di Durov avrebbe dovuto spiegare al suo cliente. Tra l’altro, questo avvocato è estremamente ben inserito nell’establishment francese e nel sistema giudiziario che sta perseguitando il suo disorientato protetto. Non sarebbe ingiusto dire che la sua lealtà è dubbia.

Il primo e più fondamentale di questi fatti è la natura politica del caso. La situazione di Durov non può essere adeguatamente compresa a prescindere da questa realtà. Il riconoscimento di questo fatto non esclude del tutto l’uso efficace di argomenti e rimedi legali, ma ne marginalizza l’impatto pratico. Il secondo fatto importante che un professionista legale coscienzioso, già nel primo colloquio, avrebbe dovuto chiarire al suo cliente è che, nel mondo reale in cui Durov sta affrontando gravi accuse penali, assecondare nozioni intuitive di giustizia, compresa la premessa che una persona non può essere ritenuta penalmente responsabile per gli atti di terzi, è un approccio ingenuo e del tutto fuorviante.

Pavel Durov è un individuo assai intelligente e nel suo campo ha avuto molto successo. Ma su un altro piano è solo un nerd informatico e le sue azioni e le sue dichiarazioni incoerenti ne sono la prova. Contrariamente a quanto egli sembra ritenere possibile, e per quanto ciò possa apparire incompatibile con il concetto di giustizia naturale, in determinate circostanze un individuo può essere accusato penalmente per gli atti di terzi. I meccanismi che rendono possibile una cosa del genere sono già saldamente in vigore. Non sarebbe necessariamente sbagliato definire questi meccanismi come ripugnanti al senso naturale della giustizia, o addirittura come pseudo-legali. Ma, formalmente, sono ben consolidati e fanno parte integrante del diritto penale. I sistemi politici tirannici sono liberi di invocare questi strumenti ogni volta che decidono di prendere di mira un fastidioso anticonformista come Pavel Durov.

Mentre da un lato si stanno indubbiamente esercitando pressioni incessanti su Durov, liberato condizionalmente ma ancora strettamente sorvegliato, affinché acceda alle richieste delle strutture dello Stato profondo e consegni le chiavi di crittografia di Telegram alle agenzie di sicurezza, dall’altro si sta parallelamente costruendo un caso legale contro di lui. Si baserà su una variante o su un derivato della teoria della responsabilità oggettiva. I contorni esatti di questa variante dovranno essere definiti man mano che il caso andrà avanti e tutto dipenderà da come l’imputato risponderà ai bastoni e alle carote che gli verranno messi davanti. Poiché non è stata offerta alcuna prova che dimostri che Durov, agendo personalmente in qualità di CEO di Telegram, sia stato complice di una qualsiasi delle attività criminose elencate nel capo d’imputazione, l’unica conclusione che si può trarre è che una qualche versione della responsabilità oggettiva sarà il veicolo scelto per far valere le accuse. A meno che non capitoli, l’obiettivo è metterlo in prigione per molto tempo, o almeno minacciarlo in modo credibile di un tale esito per ottenere la sua collaborazione. La responsabilità oggettiva è uno strumento comodo perché offre molte scorciatoie all’accusa. Raggiunge l’effetto desiderato in assenza di prove del dolo specifico, e lo fa indipendentemente dallo stato mentale dell’imputato, eliminando così per l’accusa importanti ostacoli probatori.

Fin dall’inizio del caso Durov, sono state gettate le basi per l’applicazione della dottrina della Joint Criminal Enterprise [JCE] sviluppata dal Tribunale dell’Aia, per la precisione la categoria III. Persino i giuristi esperti che esercitano presso il Tribunale dell’Aia non non sanno come affrontare questa improvvisazione giuridica. Ma la loro incomprensione non impedisce ai giudici di condannare gli imputati a decenni di carcere, in tutto o in parte basandosi su di essa.

Durov è accusato di 12 capi d’imputazione, tra cui complicità nella distribuzione di materiale pedopornografico, spaccio di droga e riciclaggio di denaro. Va ancora una volta ricordato che non si sostiene nemmeno che Durov abbia personalmente commesso o intenzionalmente partecipato alla commissione di uno di questi reati. Tutto si basa sull’accusa che le regole di moderazione lassiste di Telegram permettano un uso criminale diffuso della piattaforma da parte di altre persone, con le quali non si sostiene che Durov avesse alcun legame personale diretto o che fosse anche solo a conoscenza della loro esistenza.

Ma la caratteristica meravigliosa della dottrina della JCE di categoria III, appositamente inventata dalle camere del Tribunale dell’Aia per venire incontro alla Procura in situazioni in cui non è possibile trovare nemmeno la parvenza di un nesso tra l’imputato e i crimini a lui contestati, è che non richiede nessuna di queste cose. Una vaga comunanza di intenti, unita all’ipotesi che l’imputato avrebbe dovuto essere in grado di prevedere, ma non aveva impedito, la condotta illecita dei terzi con i quali viene associato dall’accusa, e con i quali non è necessario che abbia avuto una comunicazione diretta o addirittura una conoscenza personale, costituisce un collegamento sufficiente. Se, a giudizio delle Camere, l’imputato aveva contribuito in modo sostanziale a creare le condizioni favorevoli alla condotta illecita di terzi, ciò è sufficiente. La prova che i terzi hanno commesso gli atti incriminati è una base sufficiente per la condanna e non è praticamente possibile negare la responsabilità penale.

Se, in relazione ai terzi, l’imputato si trova in una posizione che il tribunale ritiene colposa, non è necessario nient’altro perché la responsabilità per la loro condotta venga fatta ricadere su di lui.

I procuratori del sistema sono ansiosi di presentare queste e forse altre argomentazioni ancora più ingegnose a giudici comprensivi. Guai a chi siederà sul banco degli imputati.

È proprio questa la direzione generale in cui si sta muovendo il caso Durov. In uno sviluppo inquietante ma altamente indicativo, i pubblici ministeri francesi stanno mettendo in evidenza i presunti reati di pedofilia di un singolo utente di Telegram, che, per il momento, è identificato cripticamente solo come “X”, o “persona sconosciuta”, e che è sospettato di un comportamento criminoso nei confronti di alcuni bambini. L’obiettivo dell’accusa è quello di individualizzare e drammatizzare la colpevolezza di Durov collegandolo ad uno specifico caso di pedofilia, i cui dettagli potranno essere resi noti in seguito. Se ciò dovesse andare a buon fine, alcuni o tutti i restanti capi d’accusa potrebbero anche essere ritirati, senza pregiudicare l’obiettivo generale dell’accusa di incarcerare Durov per un lungo periodo di tempo, a meno che non scenda a compromessi. La pedofilia e l’abuso di minori meritano di per sé una pena detentiva molto lunga, senza la necessità di combinarli con altre infamanti accuse.

A questo proposito, altrettanto minacciosa per Durov è l’attivazione, per così dire puntuale, della sua ex-qualcosa in Svizzera, con la quale avrebbe generato almeno tre figli fuori dal matrimonio. Prima della sua detenzione in Francia, Durov aveva capricciosamente interrotto il suo apanage mensile di 150.000 euro. Questo è stato un colpo finanziario che, naturalmente, ha lasciato la donna scontenta e ricettiva al suggerimento degli organi investigativi di trovare qualcosa per vendicarsi del suo ex compagno. La donna accusa ora Durov di aver molestato uno dei figli che aveva concepito con lei. Si tratta di una nuova accusa indipendente e grave, e la possibilità che da essa possano scaturire ulteriori guai non dovrebbe essere sottovalutata.

Pavel Durov dovrebbe smettere di sprecare il suo tempo cercando di dare lezioni ai suoi rapitori francesi sull’illegalità della persecuzione a cui lo stanno sottoponendo. A loro non interessano assolutamente i principi filosofici e giuridici a cui Durov fa riferimento. Come i loro colleghi d’oltreoceano, che danno prova di virtuosismo giuridico incriminando i panini al prosciutto, con altrettanta facilità e con altrettanto scarso rimorso professionale i procuratori francesi sarebbero pronti a incriminare il bœuf bourguignon, se questo è ciò che il sistema che servono richiedesse loro. Più che di una strategia legale, Durov ha ora bisogno di una posizione negoziale efficace (e forse anche di un corso accelerato di poker) per preservare l’integrità della sua impresa e riacquistare pienamente la libertà senza sacrificare l’onore. Per un’eccellente introduzione all’ordine occidentale basato sulle regole a Durov dovrebbe bastare dare un’occhiata alla triste situazione del dottor Reiner Fuellmich, l’avvocato tedesco-americano che da mesi langue in una prigione tedesca dopo essere stato preso di mira con accuse infondate per aver rivelato la frode della recente “emergenza sanitaria” che tutti ricordiamo vividamente.

Se ben compreso, l’affare Durov dovrebbe servire da lezione non solo per l’imputato principale, ma soprattutto per la frivola intellighenzia russa, che ancora cerca, in modo adolescenziale, un posto dove l’erba sia più verde e continua a nutrire un petulante disprezzo per il proprio Paese, il suo stile di vita e la sua cultura.

Stephen Karganovic

Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2024/09/10/durov-still-does-not-get-it/
10.09.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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