Contesto e ragioni del DDL Sicurezza. Lo scenario per i movimenti sociali

Il disegno di legge Sicurezza (ddl 1660) è stato recentemente approvato alla Camera, presto approderà in Senato, non è ancora legge ma, lapalissiano, lo sarà molto probabilmente a breve. Su Global Project ci sarà un apposito approfondimento con una serie di articoli pensati sul tema. Questo è il primo articolo che si concentra sulla nascita del DDL per capirne contesto e identità, soffermandosi poi rapidamente sulle novità più problematiche per i movimenti sociali.

Un ddl? Strano!

Appare inconsueto, considerata la tendenza manifestata finora dal Governo Meloni, che non si sia optato per un decreto legge, come invece è avvenuto con il decreto Rave e il decreto Caivano. Il Governo Meloni ha infatti dimostrato una predilezione per i cosiddetti decreti legge “omnibus”, strumenti normativi che, sotto il pretesto dell’urgenza, consentono l’approvazione di normative complesse e spesso eterogenee, aggirando il normale processo parlamentare. L’uso massiccio della decretazione d’urgenza permette al governo di evitare il confronto democratico nelle aule parlamentari, sospendendo temporaneamente il vaglio delle commissioni e comprimendo i tempi del dibattito politico. Il risultato è un abuso procedurale che consente di coprire, con una sola mossa, materie profondamente diverse e, nella maggior parte dei casi, estranee all’urgenza invocata. Il Governo Meloni ha già segnato un record1 nell’uso della decretazione d’urgenza, con una media di 3,34 decreti legge al mese e ben 27 decreti omnibus dall’inizio del suo mandato.

Nel caso di specie, il ricorso alla decretazione d’urgenza sarebbe stato difficilmente giustificabile, dati i contenuti del provvedimento, che riguardano disposizioni in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, contrasto all’usura e modifiche all’ordinamento penitenziario. 

Contesto e dati sulla pubblica sicurezza

Non solo il quadro normativo vigente già offre strumenti adeguati per affrontare tali questioni, ma i dati statistici ufficiali contraddicono la narrativa emergenziale del governo: secondo l’Istat, la percezione di insicurezza legata alla criminalità è in costante miglioramento. Al contrario, in passato, proprio l’approvazione di decreti sicurezza, come nel 2008, o le massicce campagne securitarie, come quella del 2015, hanno avuto l’effetto opposto, alimentando la paura e il senso di insicurezza diffuso, con l’obiettivo di consolidare il consenso politico attraverso la gestione della paura.

Il disegno di legge in questione, di iniziativa governativa, avrebbe dovuto prestarsi – almeno in teoria – a una sorta di miglioramento, in quanto oggetto di un dibattito parlamentare che dovrebbe coinvolgere tanto la maggioranza quanto l’opposizione. Tuttavia, la prassi parlamentare dimostra come il margine di modifiche significative sia spesso limitato da dinamiche politiche interne anche alla maggioranza stessa. Basti pensare che i timidi tentativi di Forza Italia di modificare alcune disposizioni sono stati rapidamente respinti per la necessità di mantenere compatto il fronte governativo.

La ratio del ddl

In ambito penale, la strategia del governo rimane la solita: introduzione di nuovi reati e, ove già presenti, inasprimento delle pene. Si tratta di un vero e proprio ricorso ossessivo alla logica della deterrenza. Tuttavia, tale approccio ignora i fallimenti di decenni di politiche securitarie. Basti considerare i dati sulla recidiva: il 60% dei detenuti, dopo una prima condanna, torna in carcere. Questo dimostra l’inefficacia delle pene detentive come strumento di prevenzione e il fallimento della visione retributiva della giustizia penale, che privilegia la punizione rispetto alla rieducazione e al reinserimento sociale.

È significativo rilevare come il disegno di legge sia stato concepito nel 2023 e presentato nel gennaio 2024, in un momento storico in cui i dati sui reati erano in costante diminuzione. Solo oggi, i dati del primo semestre 2024 (pubblicati il 16 settembre 2024) hanno registrato un aumento delle denunce, circostanza prontamente utilizzabile dai promotori del DDL (Piantedosi, Nordio, Crosetto) per giustificare l’adozione di ulteriori misure repressive. Tuttavia, è evidente come il ricorso a questo dato sia strumentale, poiché l’impennata delle denunce è contingente e non sufficiente a legittimare un’ulteriore compressione dei diritti e delle libertà.

Le novità problematiche per i Movimenti Sociali

Venendo alle novità, più scivolose e problematiche per i movimenti, si specifica che la riforma, anziché affrontare le cause profonde dei conflitti sociali e delle disuguaglianze, privilegia un approccio repressivo e autoritario, minacciando le libertà civili e i diritti fondamentali dei cittadini. 

Si introducono nuove fattispecie di reato, come la detenzione di materiale con finalità di terrorismo, con pene severe da 2 a 6 anni, si rischia di trasformare un intervento necessario in un pretesto per reprimere il dissenso.

In questo contesto, la storia di Ilaria Salis, che ha suscitato tanto scalpore da indurre il Governo a creare un reato specifico a suo nome, diventa simbolica: le politiche punitive contro l’occupazione abusiva di immobili ignorano le reali esigenze di chi lotta per un tetto sopra la testa e criminalizzano le iniziative legittime di chi cerca soluzioni a una crisi abitativa drammatica. L’inasprimento delle sanzioni per l’occupazione e le nuove circostanze aggravanti per reati di truffa e danneggiamento durante manifestazioni rappresentano un attacco diretto al diritto di protesta.

Allo stesso modo, le misure contro i blocchi stradali si configurano come una repressione delle voci dissenzienti, colpendo attivisti di Extinction Rebellion, che si sono mobilitati contro l’inerzia del governo sui cambiamenti climatici, cercando di forzare un’azione concreta attraverso l’interruzione della viabilità

La priorità del DDL sembra essere la protezione dei pubblici ufficiali, con sanzioni più severe per atti di violenza contro gli agenti di polizia e l’introduzione di videocamere per il monitoraggio. 

Tuttavia, chi protegge i cittadini da abusi di potere?

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1 Elaborazione e dati openpolis (ultimo aggiornamento: martedì 25 Giugno 2024)

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