Di Renovatio 21
L’applicazione per smartphone dedita all’organizzazione di incontri tra sconosciuti – spesso di natura sessuale – Tinder stringe accordi con la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood. Lo riporta LifeSiteNews.
Secondo Teen Vogue, Planned Parenthood and Area, un marchio di abbigliamento, ha stretto una partnership con Tinder per lanciare una maglietta alla New York Fashion Week che promuove l’aborto.
La maglietta nera presenta lo slogan «Bans Off Our Bodies», il logo fiammeggiante di Tinder sul petto e, dettaglio bizzarro, due mani rosso sangue che sembrano allungarsi verso la cintura di chi la indossa. Tre attivisti di Planned Parenthood si sono aggiudicati posti in prima fila alla sfilata di moda.
«La relazione tra app di incontri come Tinder e l’industria dell’aborto è sempre stata implicita» scrive Lifesite. «La digitalizzazione della cultura dell’incontro (scorri verso sinistra, scorri verso destra, incontrati per sesso) ha semplificato il panorama degli appuntamenti per coloro che cercano relazioni occasionali. Dal suo lancio nel 2012, Tinder facilita 1,5 milioni di “appuntamenti” settimanali e ha oltre 60 milioni di utenti. Mentre alcuni usano sicuramente Tinder per cercare relazioni a lungo termine, la sua funzione principale è quella di mercato sessuale».
Secondo un recente studio australiano «gli utenti di Tinder hanno mostrato una minore aderenza a rigidi standard sessuali e un livello più alto di permissività sessuale rispetto ai non utenti. Ciò suggerisce che gli utenti di Tinder sono più inclini ad accettare incontri sessuali occasionali. In particolare, gli utenti di Tinder erano più propensi a non essere d’accordo con affermazioni come “Ho difficoltà a rispettare una ragazza che fa sesso occasionale” e più propensi a essere d’accordo con affermazioni come “Il sesso occasionale è accettabile”».
Con milioni di persone che si incontrano per incontri sessuali occasionali, è inevitabile che alcune di loro scoprano che l’atto di concepire un bambino ha prodotto un bambino. È anche inevitabile che molte di quelle che rimangono incinte di sconosciuti cerchino di abortire.
Nel 2021, la società madre di Tinder, Match Group, si era opposta pubblicamente alle leggi pro-life in Texas. Nel 2022, ha riferito il Guardian, la società è andata oltre: «Match Group è stato un acceso sostenitore dei diritti all’aborto, soprattutto dopo la sentenza della corte suprema di giugno. Martedì, la società ha annunciato che avrebbe aggiunto un badge “pro-choice” alle opzioni del profilo degli utenti. Match Group supporta anche Planned Parenthood e Bansoff.org tramite promozioni in-app».
Match Group offre inoltre ai propri dipendenti una copertura completa in caso di aborto, compresi i viaggi in stati senza restrizioni sull’aborto per i dipendenti che vivono in stati con tutele pro-life, così come hanno fatto le app di incontri Bumble e Match, scrive LSN.
Pertanto, non sorprende che Tinder stia rendendo formale e pubblica la sua relazione con il più grande fornitore di servizi di aborto negli Stati Uniti.
«Gli stilisti hanno detto, “Questo sembra proprio perfetto”, ed erano così entusiasti», ha detto Melissa Hobley, Chief Marketing Officer di Tinder. «Siamo davvero appassionati di libertà riproduttiva. Stiamo parlando a gran voce di questo più di quanto non lo siamo mai stati. Abbiamo pensato a chi sarebbe stato il partner giusto». Planned Parenthood e «Area, hanno un punto di vista sull’identità. Hanno un punto di vista sull’inclusività. Hanno un punto di vista sulla riduzione dello stigma».
La Hobley «si riferisce, ovviamente, alla riduzione dello stigma che circonda l’uccisione di un bambino nell’utero; la loro partnership di moda è arrivata con una donazione di 25.000 dollari a Planned Parenthood» scrive LifeSite.
«Esistono ricerche sostanziali che dimostrano che le restrizioni all’aborto sono associate a tassi di gravidanze indesiderate più bassi» scrive Monica Snyder di Secular Pro-Lifein un articolo intitolato «I divieti di aborto non portano a un surplus di bambini indesiderati». «L’idea è che molte persone vedano l’aborto come un piano di riserva o una polizza assicurativa; quando una popolazione sa in anticipo che l’aborto è meno facilmente accessibile, prende più precauzioni per evitare la gravidanza in primo luogo».
«In seguito alle nuove restrizioni sull’aborto, tassi di gravidanza più bassi coesistono con tassi di natalità più alti, perché è vero che le persone sono più attente a evitare la gravidanza ma, se rimangono incinte, è meno probabile che ricorrano all’aborto».
«Tinder ha sempre fornito un canale di donne incinte a Planned Parenthood, che esiste in gran parte per eliminare i bambini prenatali derivanti dall’atto riproduttivo. Questa relazione è stata implicita, ma ovvia» sostiene Jonathon Von Mare di LifeSite. «Ora è su una maglietta e Tinder sta dando soldi all’industria dell’aborto per fare pressione contro le protezioni pro-life. Le leggi pro-life non salvano solo i bambini, ma riducono anche il business sulle app di incontri. Questo, per Tinder, è semplicemente inaccettabile».
Qualcuno sostiene che le applicazioni di incontri casuali come Tinder derivino di fatto da Grindr, app per incontri casuali nella popolazione omosessuale.
La storia di Grindr è significativa, e Renovatio 21 ha sostenuto a più riprese che potrebbe aver influito pesantemente in questioni fondamentali come il rapporto tra il Vaticano e Pechino.
Grindr è stata la prima app di incontri ad usare estensivamente la geolocalizzazione. Vista la velocità e la frequenza con cui i gay cercano il contatto, la app è stata immediatamente un successo.
Gli incontri omo-clandestini in luoghi determinati (secondo la vulgata: i bagni pubblici, il tal cespuglio del tal parco, l’area di sosta in autostrada) subirono così la disruption di un social media che permette di incontrare sconosciuti in un batter d’occhio: l’applicazione ti dice esattamente chi ti sta intorno, che faccia ha, a cosa è disposto, etc.
All’altezza del 2018, Grindr indicava perfino se l’utente fosse sieropositivo o meno: la feature venne ritirata, perché i giornali sinceri e democratici rabbrividirono per mancanza di privacy sanitaria (cosa che adesso fa ridere…), senza capire che probabilmente dietro a questa nuova spunta poteva schiudersi il mondo dei bugchasers e dei giftgivers, coloro che volontariamente contagiano o si fanno contagiare con l’HIV.
Nata a Los Angeles nel 2009, Grindr per un periodo finì nelle mani dei cinesi, che acquistarono la società. Nel 2016 la società aveva venduto una quota del 60% nella società per 93 di dollari milioni a un gruppo di sviluppo di videogiochi cinese, Kunlun Tech Co.
L’acquisizione di una tale massa di dati sensibili non passò inosservata. Nel 2019 governo Trump chiese alla Cina di farla tornare in mano americana, perché i servizi USA paventavano che le informazioni contenute in quella app mettessero a rischio la sicurezza nazionale: quante persone, nell’esercito e nella pubblica amministrazione, nel governo e nelle grandi aziende, potevano essere ricattate? Quanti funzionari, generali, ministri, soldati, uomini delle pulizie hanno una doppia vita e quindi possono essere manipolati?
Ad ogni modo la cosa incredibile è che i cinesi accettarono l’ordine di Trump. Il gruppo Kunlun cercò un compratore per liberarsi dell’applicazione. Nel marzo 2020, Kunlun annunciò che avrebbe venduto la sua quota del 98,59% in Grindr alla San Vicente Acquisition LLC con sede negli Stati Uniti per 608,5 milioni di dollari. Il lead investor, Raymond Zage, viene dall’Illinois ma ha base ora a Singapore – un luogo dove gli interessi della Cina Popolare non sono sconosciuti.
È degno di nota, tuttavia, ricordare che vi fu un’offerta italiana per comprare Grindr. Ad offrire la non comune cifra di 206 milioni fu la software house milanese Bending Spoons, l’azienda scelta dal governo per l’app di tracciamento dei cittadini ai tempi del Coronavirus, la celeberrima «Immuni». La startup risultava partecipata dalla holding H14 (che fa capo a Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi) e Nuo Capital, che è un fondo guidato da un ex top manager di Banca Imi, ma, si lesse sui giornali, «con capitale asiatico».
L’uso intensivo della app di incontri gay da parte perfino dei seminaristi è raccontato da un recente libro del sociologo Marco Marzano, La casta dei casti.
Si dice che la questione dei compromessi pederastici cattolici potrebbe essere alla base dell’accordo sino-vaticano, ossia l’indicibile patto con Pechino stipulato dall’amministrazione Bergoglio che così, di fatto, pugnala alle spalle decine di milioni di veri cattolici cinesi che vivono nella persecuzione. Nell’arco di decine di anni, l’uomo di collegamento fra la Cina e il Papato fu Theodore McCarrick, il cardinale accusato di sodomia con innumeri novizi e pure con ragazzini.
Grazie a Wikileaks (un cablo del 2006) sappiamo che in almeno due viaggi, McCarrick dormì in un seminario di Pechino della Chiesa Patriottica, cioè la copia-pacco della Chiesa cattolica, che non risponde a Roma ma al potere pechinese.
McCarrick che dorme in un seminario cinese… Ma non è solo McCarrick. Pensiamo alle diecine, centinaia, migliaia di membri della gerarchia religiosa che potrebbero essere compromessi dai dati in mano dei cinesi.
In pratica: la politica dello Stato del Vaticano potrebbe essere stata guidata da una mano esterna, tramite ricatti ottenuti via Grindr.
Ma non vi sono solo i preti e vescovi. Grindr è in grado di compromettere chiunque. Secondo alcuni sarebbe stata usata per organizzare il festino gay che portò scandalo al social media manager (il dominus di quella che allora si chiamava «la Bestia» ed era invidiata da tutti i politici italiani) di Matteo Salvini.
La cultura della promiscuità sessuale digitalizzata porta sventura e morte – a tutti.
Di Renovatio 21
28.09.2024
Titolo originale: La relazione tra Tinder e la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood