Un sistema di monete nazionali Brics per accelerare la liberazione dal dollaro Usa

Di Tiziano Tanari per ComeDonChisciotte.org

Siamo davvero all’inizio di una nuova era, l’era del multilateralismo? Con l’avvento dei BRICS e della creazione di una loro piattaforma dei pagamenti per i commerci internazionali, si sta delineando una nuova struttura alternativa allo SWIFT. Il sistema SWIFT ha come valuta di riferimento il dollaro americano utilizzato come moneta di riserva mondiale essendo anche la più usata per gli scambi internazionali; questo conferisce agli USA un potere unico che le ha permesso, in tempi recentissimi, di utilizzare il circuito SWIFT anche come un forte strumento di pressione geopolitica.

E’nota a tutti l’esclusione della Russia da questa piattaforma conseguente al suo attacco all’Ucraina; questo ha costretto Putin a trovare percorsi alternativi che le permettessero di mantenere attivo il commercio con l’estero. A seguito di questa infausta, ma soprattutto illegale e unilaterale azione degli USA, si è implementata una più forte collaborazione con gli altri Paesi BRICS utilizzando, in primis, nuove piattaforme per i pagamenti in valute nazionali, di cui la più importante è la cinese CIPS.

Questa ritorsione nei confronti della Russia ha messo in evidenza la precarietà e la pericolosità di appartenere ad un sistema di pagamenti a trazione USA dal quale si potrebbe essere esclusi in ogni momento, qualora le politiche del Paese in oggetto non fossero conformi al “volere del dollaro”.

Questo timore ha avvicinato e sta continuando ad avvicinare molti Paesi ai BRICS; Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti hanno già formalizzato la loro adesione come membri effettivi ed altri Paesi si sono uniti come “partner ufficiali” senza avere, per ora, nessun potere decisionale o di voto.

Qui possiamo cogliere un punto di estrema importanza: fra i nuovi membri abbiamo tre grandi produttori di petrolio; questo comporta che le transazioni dei prodotti petroliferi non avverranno più, necessariamente, con il dollaro ma con monete nazionali come, ad esempio, il Renminbi cinese o la Rupia indiana (1). Questo processo, appena iniziato, di sostituzione crescente del dollaro come valuta di scambio prende il nome di de-dollarizzazione e può avere importanti ripercussioni sui mercati finanziari, conseguenti, appunto, al calo significativo della domanda di dollari che potrebbe avvenire nel prossimo futuro. Oggi, l’80% delle transazioni dei prodotti petroliferi avvengono in dollari; le riserve mondiali in dollari detenute dai vari Paesi stanno lentamente diminuendo, dal 72% del 2000 al 59% del 2023 (1). Siamo, comunque, ancora a livelli altissimi superiori a qualsiasi altra valuta come ad esempio l’€uro che detiene solo un 20% collocandosi al secondo posto.

A margine di queste realtà che si stanno delineando, è necessario fare una valutazione della scelta USA (l’Unione Europea e la Gran Bretagna sono solo servili comparse) relativa alle sanzioni imposte alla Russia, prima fra tutte l’esclusione dal circuito SWIFT. E’ormai indiscutibilmente accertato il totale fallimento dei risultati previsti: la ricaduta negativa sulle economie dei Paesi Europei da una parte e l’effetto acceleratore verso un’alleanza multipolare contro il despotismo a “stelle e strisce” dall’altra. Da qui se ne deduce l’effetto autolesionista, palesemente prevedibile, della strategia USA. Una scelta irrazionale e illogica che può lasciare perplessi i più attenti osservatori al punto da ipotizzare trame sottese che sfuggono a un’analisi superficiale e rimangono tuttavia difficili da accettare. Sono, comunque, plausibili alcune “teorie complottiste” che affermano possa esistere un piano globale di forze trasversali ai governi nazionali; esistono fatti oggettivi ed eventi che sono apparentemente coerenti con queste ipotesi e non si possono sottovalutare (2). Per questo motivo è di fondamentale importanza capire le dinamiche politiche, economiche e monetarie per valutare la reale situazione geopolitica e l’affidabilità o meno dei vari attori globali.

Cercheremo, nella parte successiva di questo articolo, di fissare alcuni punti fermi come elementi di valutazione degli eventi futuri, sia nel panorama politico nazionale che, soprattutto, internazionale.

Sentiamo sempre più spesso parlare, generalmente nel mondo dell’informazione alternativa (alternativa alla disinformazione e propaganda mainstream), che sta per sopraggiungere una rivoluzione democratica che toglierà potere alle élites dominanti anche attraverso nuovi strumenti finanziari come, appunto, nuovi circuiti monetari e, soprattutto, con una probabile nuova moneta: la moneta dei BRICS di cui si ipotizza il nome di 5R, una moneta che avrebbe una caratteristica particolare che le garantirebbe un valore certo e stabile in quanto sarebbe supportata da beni reali come oro e materie prime in genere. Chi scrive ritiene questa possibilità assolutamente sconveniente in quanto tornare a una forma di gold standard comporterebbe un freno all’economia e uno strumento potentissimo nelle mani dei soliti poteri che vivono su un assioma fondamentale per loro: mantenere una costante scarsità della moneta e farla apparire come un “bene” limitato. Questo smonta qualsiasi previsione ottimistica qualora la strada imboccata dai BRICS portasse a una scelta come questa (3)

Prima delle conclusioni finali, proviamo a fare una brevissima storia dell’albero “genealogico” della moneta per cercare di comprendere il vero significate delle future scelte politiche e geopolitiche.

Il primo concetto da chiarire è la natura della Moneta Fiat, ovvero, una moneta senza nessun bene materiale sottostante come oro o metalli preziosi in genere. La creazione di questo tipo di moneta può avvenire da parte delle Banche Centrali senza nessun tipo di vincolo oggettivo in quanto non è limitata da “beni finiti” come appunto l’oro o qualsiasi altro bene. Perché è importante che la creazione di moneta non abbia limiti o vincoli? Perché uno Stato deve poterne “stampare” la quantità necessaria per la SUA economia con la quale c’è un rapporto diretto di corrispondenza: economia forte=moneta forte, economia debole=moneta debole. La valuta di uno Stato è, di fatto, la “carta d’identità” della propria economia; che dà valore a una moneta è la sua economia, ovvero la capacità di produrre beni e servizi. Il valore sottostante a una Moneta Fiat è, quindi, l’economia del suo Paese. Per comprendere il significato rivoluzionario di questo tipo di moneta rispetto al gold standard (dove il valore sottostante è l’oro, una merce limitata verso la quale persisterebbe una continua ricerca di accaparrarsene la maggiore quantità possibile) dobbiamo comprendere il significato di ricchezza a livello macroeconomico; ne abbiamo due tipi: ricchezza finanziaria e ricchezza reale.

Per “ricchezza reale” intendiamo i beni e servizi che utilizziamo per le nostre esigenze di vita; questi vengono creati con il NOSTRO lavoro. Da qui capiamo subito l’importanza del lavoro umano senza il quale non si potrebbe costruire e produrre nulla. La “ricchezza finanziaria” è rappresentata dalla moneta che nasce come strumento di scambio di beni e servizi……per sostituire il baratto. E’fondamentale comprenderne la sua funzione primaria poiché oggi, essendo impiegata anche come “riserva di valore”, il suo utilizzo è stato totalmente snaturato diventando, anche e soprattutto, oggetto di “speculazione”. La moneta serve per attivare il lavoro con il quale si producono beni e servizi e per il loro scambio; è, di fatto, una unità di conto e misura dei beni prodotti. Se c’è un’economia povera, con poca capacità produttiva, le merci possono scarseggiare, ma se sono prodotte in abbondanza, la moneta non può oggettivamente mancare; quando ciò avviene, è sicuramente una scelta politica ma, ancora di più, un crimine verso i Popoli. Per questo motivo la Moneta Fiat è fondamentale per l’economia in quanto permette una corrispondenza diretta imprescindibile con il proprio livello di economia. (4)

Ritornando alla ipotetica futura moneta dei BRICS sostenuta da beni reali, possiamo prevedere che avrebbe poche possibilità di successo in quanto si ricadrebbe nei regimi a cambi fissi che così tanti danni hanno procurato nei trascorsi decenni e stanno ancora procurando con l’€uro. Sarebbe importante, comunque, creare un sistema che possa essere alternativo al dollaro nelle transazioni internazionali e con una propria moneta di riserva in modo da poter ridimensionare il valore stesso del dollaro. Questo processo costringerebbe il governo americano a una politica di spesa molto più contenuta soprattutto per l’impossibilità di continuare a fare deficit commerciali stratosferici con cui può permettersi, fra l’altro, spese militari superiori a tutto il resto del mondo. Ridurre un potenziale bellico così imponente sarebbe un buon primo passo verso il multilateralismo tanto auspicato.

La filosofia economica imperante, il neoliberismo, impone regole come il controllo dei conti, il pareggio di bilancio, la possibilità di fare solo deficit microscopici, tutti elementi caratteristici di una politica economica basata sull’austerità, il regolatore devastante della maggior parte delle economie del pianeta. Seguendo questa logica, si impone, di fatto, una rarefazione monetaria nel circuito economico per contenere l’inflazione a livelli minimi, ma fortemente penalizzante dal punto di vista della crescita e dell’occupazione. In questo panorama, l’attore primario diventa la finanza speculativa che soffoca l’economia reale utilizzando la potente arma del dollaro.

Arriviamo, quindi, a comprendere come la de-dollarizzazione sia una tappa fondamentale per arrivare a un multilateralismo compiuto dove non si debba sottostare all’egemonia di nessun Paese, in questo caso degli USA. Questo processo potrebbe essere agevolato, secondo il parere di chi scrive, dalla creazione di una moneta di riserva scritturale, una semplice unità di conto, quindi una moneta non circolante, che rappresenti un paniere di valute nazionali di un gruppo di Paesi (vedi BRICS) in regime di cambio flessibile. Questo agevolerebbe enormemente gli scambi internazionali, creerebbe una maggiore stabilità del sistema e non sarebbe ostaggio o strumento di potere di nessun Paese. Chiaramente, qualsiasi percorso venga intrapreso, richiede tempo e competenze che, purtroppo, pare siano merce molto rara. In conclusione, vedremo ancora per alcuni anni l’inaccettabile strapotere del dollaro che potrà essere superato solo da un grande progetto di cooperazione fra Stati che vogliano veramente lavorare nell’interesse dei Popoli, tutti. Non ci rimane che sperare e seguire attentamente gli sviluppi. Si è appena concluso l’importantissimo vertice dei Paesi BRICS a Kazan, in Russia, dove ha colpito la grande partecipazione di decine di Paesi interessati a entrare a farne parte. Si sta costituendo una nuova grande realtà che, se rispetta alcune delle sue premesse più importanti orientate al sostegno dell’ economia reale (e non della finanza), potrebbe costituire l’inizio di una nuova era dove la cooperazione fra Stati diventerebbe il fulcro per un futuro di benessere diffuso e, soprattutto, di pace a livello internazionale rappresentando, inoltre,  un’alternativa alle politiche di un Occidente sempre meno democratico e sempre più guerrafondaio. Non ci rimane che sperare.

Di Tiziano Tanari per ComeDonChisciotte.org

NOTE

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