Ieri sera, martedì 5 novembre, il quartiere della Stanga di Vicenza è stato teatro di una partecipata manifestazione contro la guerra e contro l’invio di armi a Israele. L’evento, organizzato dall’associazione Vicenza per la Palestina, ha visto centinaia di persone riunirsi sotto lo slogan “USA Stop Arming Israel”, portando avanti la lotta contro l’espansionismo militare e le politiche di supporto al regime israeliano.
Il corteo si è svolto mentre il mondo attendeva i risultati delle elezioni presidenziali statunitensi. “Indipendentemente dall’esito elettorale, entrambi i candidati sono allineati nel sostegno incondizionato a Israele,” hanno affermato alcuni partecipanti, sottolineando che il cambio politico a Washington non porterà modifiche sostanziali alle politiche di supporto verso il governo israeliano. Un intervento durante il corteo ha ricordato che “il 10% della popolazione di Gaza è stato sterminato, e anche in Cisgiordania Israele continua il suo progetto coloniale”.
Numerosi oratori hanno preso la parola per denunciare le responsabilità delle industrie belliche italiane e delle basi militari statunitensi sul territorio vicentino. In particolare, è stato ricordato come Vicenza sia un nodo fondamentale per il trasporto di armamenti verso Israele. “Un mondo fondato sulla devastazione ambientale e sulla guerra è un mondo malato,” hanno dichiarato alcuni manifestanti, evidenziando la storica vocazione pacifista della città.
Durante la manifestazione è intervenuta anche l’associazione Caracol Olol Jackson, nata dopo la battaglia No Dal Molin contro la costruzione di una nuova base militare americana. “La guerra pervade il nostro territorio – hanno detto i rappresentanti – ma possiamo opporci con azioni concrete”, ricordando il blocco dei treni a Vicenza in occasione dell’invasione dell’Iraq nel 2003.
Il corteo ha sfilato lungo il perimetro della Caserma Ederle, dove è stato posizionato uno striscione con la scritta “Stop War” e il messaggio “Palestina libera”. I manifestanti hanno esposto bandiere palestinesi, cartelli e fasci di stoffa insanguinata, simbolo dei bambini palestinesi vittime delle armi statunitensi. “La macchina del genocidio – hanno ribadito – è alimentata dai governi occidentali che riforniscono di armi Israele”.
A margine del corteo, i manifestanti hanno denunciato anche l’espansione della presenza militare statunitense a Vicenza, con il progetto di costruzione di quasi 500 abitazioni per le famiglie dei soldati, previsto per l’estate prossima. “Si tratta del più grande progetto di alloggi per famiglie dell’esercito americano in Europa,” ha dichiarato il Magg. Gen. Todd Wasmund, che guida l’operazione, dal valore stimato di ben 450 milioni di dollari. In segno di protesta, i partecipanti hanno lanciato una serie di fuochi d’artificio verso il cantiere in costruzione.
La marcia è poi proseguita fino al carcere “Filippo Del Papa”, situato a pochi metri dalla Caserma Ederle. Molti detenuti si sono affacciati alle finestre, sbattendo alle sbarre in segno di solidarietà con i manifestanti e di protesta contro le politiche di guerra. Un segnale forte che ha trovato eco nei canti e negli slogan lanciati dai manifestanti: un richiamo a un mondo più giusto, libero dalla violenza e dall’oppressione.