Christian Raimo, noto scrittore e insegnante presso il liceo Archimede di Roma, è stato sospeso per tre mesi con decurtazione del 50% dello stipendio. Il provvedimento è stato deciso dall’Ufficio Scolastico Regionale in risposta alle critiche che Raimo ha espresso verso le recenti politiche del Ministero dell’Istruzione, guidato dal ministro Giuseppe Valditara. Secondo l’accusa, Raimo avrebbe violato il nuovo codice di comportamento dei docenti, compromettendo l’immagine dell’istituzione per cui lavora. In realtà, Raimo, ha esercitato semplicemente il diritto alla critica, quella che dovrebbe essere una prerogativa fondamentale di ogni democrazia.
Questa vicenda ha scosso non solo gli ambienti scolastici, ma anche l’opinione pubblica. I suoi studenti, per manifestare la loro solidarietà, hanno affisso uno striscione all’ingresso del liceo con la scritta: “Tre mesi di sospensione per un’opinione”. Per loro, l’istituto scolastico dovrebbe essere un luogo di confronto libero e democratico, dove si incoraggia la crescita e il pensiero critico. Molti, inoltre, vedono nella sospensione di Raimo un segnale preoccupante di repressione e un’indicazione della crescente influenza di una cultura autoritaria.
Christian Raimo alcuni giorni fa ha espresso sui social network il proprio sconcerto per la vicenda (non la prima, tra l’altro, che ha dovuto affrontare), dichiarando: “Mi sembra un ovvio principio di qualunque democrazia distinguere ministero e persona”. Secondo Raimo, il diritto di criticare il potere è un cardine fondamentale della democrazia e non dovrebbe essere violato da regolamenti che appaiono pensati per reprimere il dissenso. Le sue parole richiamano alla mente un principio essenziale: il diritto di espressione, che spesso viene utilizzato dalle destre proprio per legittimare idee suprematiste, sessiste, classiste.
Il caso ha dato vita a un appello firmato da molti intellettuali e attivisti, in cui si denuncia una preoccupante tendenza verso una “democratura”, una forma di democrazia solo apparente, dove il controllo sulla libertà d’espressione è rigido e repressivo. Secondo i firmatari, le nuove norme e provvedimenti rappresentano un pericolo per la libertà di pensiero e assomigliano a pratiche che si trovano in regimi autoritari.
Al centro di questa vicenda vi è la natura stessa della scuola pubblica: luogo di confronto e di crescita democratica o semplice apparato burocratico al servizio di un potere che non tollera critiche? La sospensione di Christian Raimo solleva interrogativi cruciali sulla direzione che il Paese sembra voler prendere, anche alla luce di ciò che sta accadendo sul piano internazionale. In un contesto politico sempre più polarizzato e con normative sempre più restrittive (vedi ddl sicurezza), l’attenzione verso casi come quello di Raimo diventa fondamentale per difendere la qualità e la libertà dell’insegnamento.