L’esperienza del Front de Mères e del progetto Verdragon
Nelle scuole materne delle banlieue parigine, ai bambini musulmani veniva spesso richiesto, se non imposto, di consumare carne di maiale durante la mensa scolastica, mascherando questa imposizione come un esercizio della loro “libertà di scelta”. Questo trattamento ha scatenato l’indignazione e la reazione dei genitori, che l’hanno interpretato come una forma di discriminazione religiosa e un’espressione di razzismo istituzionalizzato.
È su questa base che nasce il Front de Mères, un sindacato militante dei genitori, fondato nel 2016 da Fatima Ouassak, attivista consapevole delle problematiche sistemiche di razzismo e violenza istituzionale nelle periferie parigine. Front de Mères ha messo al centro della sua battaglia l’introduzione di un’opzione vegetariana nelle mense scolastiche pubbliche, non come rivendicazione ecologista, ma come risposta alle esigenze religiose dei bambini musulmani. Dopo cinque anni di lotta, l’introduzione dell’opzione vegetariana è stata infine approvata, segnando una vittoria storica e simbolica.
Questa battaglia per la mensa scolastica ha portato alla luce questioni fondamentali come l’uguaglianza e la dignità dei bambini musulmani, che spesso non vengono trattati come gli altri, ma infantilizzati o, al contrario, etichettati come “giovani uomini” in un contesto di stigmatizzazione sociale. Un esempio eloquente di questa dinamica può essere visto in Palestina, dove centinaia di giovani palestinesi vengono uccisi e, nei racconti dei media, etichettati come “scudi umani” o “danni collaterali”, privati della dignità e dell’umanità.
Grazie alla collaborazione con Alternatiba, un movimento cittadino impegnato nella mobilitazione sulla crisi climatica, il Front de Mères ha aperto Verdragon, una casa per l’ecologia popolare situata nel quartiere di La Noue a Bagnolet. Verdragon è uno spazio sperimentale che invita soprattutto le madri dei quartieri popolari a riunirsi per proteggere i propri figli, offrendo un progetto di educazione ecologica volto a espandere il campo delle possibilità per le giovani generazioni. Qui, il Front de Mères porta avanti riflessioni politiche, radicate nelle esperienze delle seconde e terze generazioni che, in Europa, vivono senza un reale senso di appartenenza: una “terra europea che non è legittimamente nostra”, come sottolinea Ouassak, “mentre la terra africana non è più la nostra”. I mille metri quadri di Verdragon a Bagnolet rappresentano una dichiarazione d’amore delle madri per i loro figli.
Verdragon: un simbolo di resistenza e critica all’ecologia istituzionale
Verdragon è anche un simbolo di resistenza contro la deriva estremista della destra nel campo politico, con l’obiettivo dichiarato di combattere il razzismo strutturale. “L’ecologia senza antirazzismo è giardinaggio!” dichiara Ouassak. Il progetto ha dovuto affrontare attacchi e critiche da ogni fronte, con il volto delle madri del Front de Mères esposto in televisione, i giornali che titolavano “La bandiera verde dell’Islam vira verso Bagnolet…”, e attacchi perfino da parte di ecologisti e della sinistra. Esemplare il caso di France Insoumise, che ha lanciato petizioni per allontanare Verdragon, mentre anche il Partito Comunista Francese ha espresso forti critiche. “Quanto è difficile essere ecologiste, arabe, musulmane e non bianche?” si domanda Ouassak.
Nonostante gli attacchi, le militanti di Verdragon hanno continuato a distribuire frutta e verdura biologica ai residenti, a organizzare cacce al tesoro per i bambini ispirate a One Piece, sensibilizzando al tempo stesso sulla questione dell’inquinamento, dal momento che Bagnolet è uno dei luoghi più inquinati d’Europa. Verdragon mette in discussione l’ecologia bianca e borghese, dimostrando che una vera lotta ecologista non può prescindere dall’anticolonialismo e dall’antirazzismo.
Fatima Ouassak propone una critica radicale ai movimenti ecologisti europei, articolata su due assi fondamentali: la supremazia bianca e il colonialismo, e la libertà di movimento. Ouassak ritiene che buona parte dell’ecologia europea ignori questi aspetti centrali, fondamentali da un punto di vista sia analitico che politico. La sinistra ecologista non ha esitato a criticare Verdragon e il Front de Mères, accusandoli di fondamentalismo islamico e di comunitarismo. Ouassak denuncia l’ipocrisia della sinistra ecologista bianca che, da un lato, si domanda perché i suoi ranghi siano a maggioranza bianchi, ma, dall’altro, ostacola esperienze di ecologia antirazzista e anticolonialista dal basso. Una lotta ecologista coerente deve riconoscere che il capitalismo si alimenta di colonialismo e razzismo e che i territori più devastati sono quelli in cui le persone sono più disumanizzate. È anche da questa riflessione che nascono esperienze come quella della Casa dell’ecologia popolare di Verdragon, che mette al centro l’esperienza e le esigenze dell’infanzia e gioventù razzializzata di un quartiere popolare, restituendo loro la prospettiva di agentività politica.
One Piece e il simbolismo della pirateria
La scelta di ispirarsi a One Piece e alla simbologia piratesca per raccontare un’“ecologia pirata” è legata alla necessità di trovare un simbolo di resistenza. Così come per il precedente libro di Ouassak, La puissance des Mères, il dragone incarnava un simbolo di forza collettiva, in questo nuovo lavoro sono i tre ragazzi di One Piece a rappresentare la ricerca della libertà, rifiutando l’oppressione borghese che li soffoca. In questa narrazione, i ragazzi delle banlieue, come i pirati, devono affrontare un mondo opprimente, trovandosi a combattere contro la violenza dello stato e della polizia. Non sono soltanto vittime da aiutare, ma giovani con un diritto alla libertà, alla bellezza e a un orizzonte politico di azione.
Quali prospettive per contrastare l’avanzata delle destre?
Per Ouassak, è fondamentale distinguere tra antirazzismo e antifascismo. Sebbene l’Italia abbia una presidente del consiglio di ispirazione fascista, non si può considerare ancora uno stato fascista, poiché esistono diritti e libertà fondamentali, anche se sotto attacco. Tuttavia, è in corso un processo di fascistizzazione, e la crescente militarizzazione e repressione richiedono una risposta che metta al centro l’antirazzismo e l’anticolonialismo, rivendicando la libertà di movimento per tutti e tutte.
Ouassak critica anche la retorica della destra europea che, nel contesto della crisi climatica, evoca la minaccia della “sostituzione etnica” per giustificare una militarizzazione sempre maggiore dei confini. La proposta della destra, che include il finanziamento di lager come quelli proposti da Meloni in Albania e accordi con governi autoritari e razzisti come quello tunisino, crea una netta distinzione tra “uteri”: quelli bianchi, europei e cristiani, che devono essere incentivati a riprodursi, e quelli neri, razzializzati, islamici, che devono essere respinti. La destra promuove un’idea di Europa razzialmente omogenea, bianca, cristiana, e di classe media.
In questo contesto, la risposta alla deriva delle destre non può prescindere da una battaglia per inserire la libertà di movimento al centro del discorso politico e da un’ecologia che sia, a sua volta, antirazzista e anticolonialista.