La crisi ecologica vista dal Sud Globale: la dichiarazione finale dell’Anticop

Pubblichiamo la dichiarazione finale dell’Anticop “Encuentro Global Por El Clima Y La Vida”, che si è svolto a Oaxaca de Flores Magón dal 4 al 9 novembre. Traduzione Andrea Mazzocco.

Attraverso gli specchi come riflessi delle nostre esistenze-resistenze, vediamo somiglianze e differenze che rivelano la diversità delle radici culturali in ciascuna delle geografie del pianeta, dove ogni ambiente ci trasforma e ci trasmuta collettivamente. 

I nostri specchi proiettano vite umane con identità, memorie e storie multiple di fronte agli shock storici. Anche nelle differenze culturali, la nostra storia è comune quando l’espropriazione e la distruzione prendono forma nei territori, lasciando dolore e sofferenza umana, così come la distruzione e la morte di madre natura. 

Queste esperienze denotano sfide condivise dalle società, dai popoli e dalle comunità organizzate del pianeta, che ci portano a ripensare, condividere e a nostra volta unirci al di là di confini, bandiere e culture. Recuperando il futuro nelle avversità. 

In questo modo, questi sguardi attraverso lo specchio, osservano, sentono e sognano l’alterità di chi guarda dall’altra parte dello stesso specchio”. 

Per la difesadella terra, dell’acqua, dei territori, dellagiustizia climatica e della vita nel Sud globale.

Con la presenza di persone provenienti dai 5 continenti del pianeta, rappresentanti dei popoli waorani, yaqui, purépecha, zapoteca, chatino, mixteco, ngiwa, chontal, wayuu, ikoot, sami, k’Ana, kanak, maya q’echi, mundurukú y nasa, oltre che da geografie note come Colombia, Zambia, Aruba, Bonaire, Papua Occidentale, Baluchistan, Bolivia, El Salvador, Ecuador, Zimbabwe, Canada, Perù, Benin, Germania, Paesi Bassi, Guatemala, Svizzera, Romania, Sudafrica, Argentina, USA, Nuova Zelanda, Norvegia, Regno Unito, Portogallo, Kenya, Sahara Occidentale, Palestina, Brasile, Nuova Caledonia, Singapore, Euskal Herria, Samoa, Kurdistan, Italia, Antigua e Barbuda e Messico, veniamo portando i nostri morti e la nostra storia per incontrarci a Oaxaca, in unità, come popoli, comunità e movimenti del Sud Globale, per alzare la voce di fronte alla crisi idrica globale, alla militarizzazione, alle grandi opere, allo sfollamento forzato delle nostre comunità, alla mercificazione della vita, così come all’inazione dei governi e delle organizzazioni internazionali di frontealla crisi climatica, che segna una guerra contro i nostri popoli e la natura. AntiCOP emerge come risposta autonoma e decentrata, come spazio per articolare le nostre lotte e proporre alternative concrete che rafforzino i nostri territori, che ci permettano di difendere le nostre risorse naturali e che diano dignità ai nostri modi di vita.

Vogliamo denunciare il pericolo del ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti come un grave sintomo della crisi di civiltà e una minaccia per la giustizia climatica e i diritti umani, soprattutto per le persone razzializzate. Pur sapendo che entrambi i contendenti seguono logiche di espropriazione, discriminazione e genocidio, le loro specifiche politiche, basate sul nazionalismo, sul razzismo e sull’ostilità verso i migranti, rafforzano la violenza strutturale alle frontiere e perpetuano un sistema globale di disuguaglianza. Questo fa parte dell’ascesa globale dell’estrema destra, che guida un ordine internazionale di esclusione, xenofobia e neocolonialismo estrattivista, in cui i popoli del Sud globale e le persone migranti sono sacrificati per la crescita economica e l’espansione territoriale.

La criminalizzazione di migranti, giornalisti, difensori dei diritti umani e la militarizzazione dei territori limitano l’autodeterminazione dei popoli del Sud. In questo contesto, la migrazione diventa un atto di resistenza di fronte alle politiche estrattiviste e alle crisi climatiche. Le frontiere, più che muri fisici, diventano barriere invisibili che limitano i diritti umani e l’accesso alla dignità. 

Le grandi opere, volute da leader e imprenditori di estrema destra e persino “progressisti”, riconfigurano i territori in nome del progresso e dello sviluppo, generando condizioni di vita insostenibili nelle comunità colpite dall’estrazione e dallo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Queste iniziative aggravano gli effetti della crisi climatica e spostano le persone ai confini di Paesi che negano il loro diritto alla mobilità. Allo stesso tempo, intensificano l’espropriazione territoriale e perpetuano lo sfruttamento dei popoli del Sud globale, utilizzando i confini come strumenti di controllo per proteggere gli interessi delle élite globali. 

Governi, imprese e gruppi criminali continuano a perpetrare una profonda guerra contro i popoli e la natura per sostenere questo sistema eteropatriarcale, capitalista e coloniale, che minaccia di distruggere il pianeta. Questa guerra è mascherata attraverso processi istituzionali e ufficiali che non risolvono a fondo i conflitti strutturali, né rispondono alle esigenze territoriali collettive. Di conseguenza, ci stiamo dirigendo verso un mondo di riscaldamento globale catastrofico, con una temperatura compresa tra 2,6 e 3,1°C entro la fine del secolo, mettendo in discussione l’equilibrio planetario e la sopravvivenza dell’umanità.

All COPs Are Bastards! La COP29 tenta di nascondere dietro un ipocrita greenwashing, la storia di ecocidio, genocidio e atrocità commesse dall’Azerbaigian contro il popolo armeno che non sono solo un terribile capitolo della storia, ma un’eco di come la guerra e lo sfruttamento delle risorse naturali e delle persone si intrecciano e aggravano la crisi climatica e sociale che dobbiamo affrontare. L’omissione del genocidio del popolo palestinese durante la COP28 a Dubai è stato un caso emblematico. 

L’attuale sistema capitalistico ci ha portato a un mondo in cui la fauna selvatica è diminuita del 73% in soli 50 anni. Pochi giorni fa si è conclusa a Cali, in Colombia, la COP16 sulla Biodiversità, in cui, nonostante alcune conquiste generate da popoli indigeni, afrodiscendenti e contadini, in generale si è solo simulata una preoccupazione per Madre Natura, per i nostri beni naturali e per i territori che proteggono l’80% dell’attuale Biodiversità. 

Di fronte a ciò, ci chiediamo ancora una volta: aspetteremo altri 30 anni perché i governi e le imprese che controllano le COP non facciano nulla? Per noi è chiaro che per salvare la vita c’è solo il popolo, e la rabbia organizzata è il nostro orizzonte. Con questa premessa e in vista dell’imminente COP30 (che si terrà a Belém, in Brasile, nel 2025), lanciamo un appello ampio, diversificato, non centralizzato e combattivo a incontrarsi in Amazzonia per continuare il dialogo e la costruzione basata sull’orizzontalità e sulla diversità politica. 

Queste riflessioni evidenziano l’urgenza e la necessità dell’unità tra i popoli e i movimenti del Sud globale e del Sud del Nord globaleper affrontare le molteplici crisi che colpiscono le nostre vite e i nostri territori. Così, dopo 5 giornidi lavoro, le oltre 250 persone che hanno partecipato all’Incontro Globale per il Clima e la Vita – ANTICOP 2024, vogliono condividere i nostri sentimenti, pensieri e riflessioni collettive. 

Gestione comunitaria dell’acqua 

Per la prima volta nella storia dell’umanità, a causa dell’uso insostenibile dell’acqua e della crisi climatica, il ciclo idrologico è fuori equilibrio, mettendo a rischio metà della produzione alimentare globale. Ribadiamo che l’acqua è un diritto fondamentale essenziale per la vita, non una merce. La gestione comunitaria dei beni comuni idrici attraverso comitati idrici locali indipendenti, è essenziale per implementare soluzioni basate sulla comunità, come la raccolta dell’acqua piovanao i sistemi di filtraggio. Proponiamo anche di adottare alternative sostenibili, come i servizi igienici a secco. Dobbiamo proteggere l’acqua dagli interessi estrattivi delle industrie che privilegiano il profitto rispetto al diritto umano all’acqua.

Educazione ambientale interculturale 

L’educazione ambientale interculturale sarà fondamentale per sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza di difendere la natura, l’acqua, la biodiversità e i sistemi di cura dell’acqua da una prospettiva che consideri sia i saperi scientifici che quelli ancestrali. Dobbiamo responsabilizzare i giovani nella difesa del territorio, attraverso una consapevolezza critica del modello di consumo estrattivo e mercantilista che ci ha portato alla crisi attuale. Proponiamo di adottare sistemi di produzione e consumo responsabili nelle nostre case e comunità. 

Reti globali di resistenza e articolazione e calendario delle lotte collettive 

Convochiamo alla creazione di una rete globale per il clima e la vita “AntiCOP”: uno spazio digitale e fisico che colleghi le nostre lotte in difesa di terra, territorio, acqua, giustizia climatica e diritti comunitari. Questa rete ci permetterà di condividere esperienze, risorse e coordinare le azioni in modo sincronizzato a livello globale, amplificando le nostre voci e garantendo la visibilità delle nostre richieste di fronte alle autorità internazionali. Inoltre, proponiamo di articolare un calendario di lotta collettiva per il 2025, sfruttando date chiave come la Giornata della Resistenza Indigena, per rafforzare la nostra resistenza e rivendicare le nostre richieste. 

AntiCOP regionali e mobilitazione verso la COP30 

Le AntiCOP regionali sarannoessenziali per prendere decisionicollettive, rendere visibilile nostre richieste locali e collegare le nostre lotte. Proponiamo carovane di protesta che attraverseranno diversi territori per raggiungere la sede della COP30. In questo modo, cerchiamo di rendere visibile la resistenza dei nostri popoli e di chiedere giustizia climatica. 

Spazi sicuri e protezione per attivisti e difensori della terra

L’attivismo in difesa della terra, del territorio, dell’acqua e della natura in generale è pericoloso e molti dei nostri compagni e delle nostre compagne devono affrontare stigmatizzazione, molestie, repressione, criminalizzazione e persino assassinio. Dalla firma dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, sono stati uccisi più di 1.500 difensori dell’ambiente in tutto il mondo, la maggior parte dei quali in Paesi del Sud globale. Chiediamo spazi sicuri per gli attivisti e le attiviste, dove possano curarsi e proteggersi fisicamente, emotivamente e legalmente. Proponiamo inoltre reti e meccanismi di supporto legale, comunicativo, tecnologico, psicologico, fisico e di sicurezza digitale per i difensori dei diritti umani, della terra e dell’ambiente nei territori più vulnerabili.

Raccolta e archiviodelle azioni efficaci 

Proponiamo di creare una raccolta di azioni efficaci e buone pratiche, per condividere esperienze e strategie collaudate nella lotta per la difesa della terra, del territorio e dell’acqua. Inoltre, lanceremo pubblicazioni stampate e digitali che riflettano le nostre storie, lotte e proposte da una prospettiva anticoloniale, antipatriarcale e biocentrica, sfidando l’estrattivismo culturale e rendendo visibili le nostre richieste. 

Fondo autonomo per i disastriclimatici 

Di fronte al fallimento dei fondi ufficiali per l’adattamento e le perdite e i danni, chiediamo la creazione di un fondo autonomo e collettivo per affrontare i disastri climatici che colpiscono le nostre comunità, senza intermediari che delegittimino i nostri sforzi. 

Nuovo ordine economico internazionale 

Proponiamo di elaborare proposte per riprendere l’autonomia economica, alimentare e territoriale dei popoli del Sud globale, esigendo la cancellazione dei debiti coloniali e del finanziamento di tutte le istituzioni finanziarie che perpetuano l’estrattivismo. Chiediamo anche la restituzione dei beni saccheggiati dal Nord globale. Dobbiamo responsabilizzare le nostre comunità rendendole consapevoli che sono le istituzioni finanziarie, i ricchi e i potenti del Nord, a essere in debito con i nostri territori, che sono stati saccheggiati e frammentati per finanziare il loro sviluppo. 

Dopo queste riflessioni, abbiamo deciso di mettere insieme ciò che siamo, ciò che facciamo e ciò che sogniamo, tutto ciò che è andato bene e anche ciò che è andato male, le vittorie e le sconfitte, i nostri bisogni ma anche le nostre capacità, gli strumenti, le competenze e tutto l’impegno che portiamo nel cuore per costruire un altro mundo donde quepan muchos mundos, così ci siamo proposti di: 

Consolidare una rete globaleper il clima e la vita che amplifichi e sostenga le lotte locali,comunitarie e territoriali a livello globale. 

Mappare i progetti estrattivisti e identificare le loro fonti di finanziamento nei territori, generando rapporti d’impatto e casi di studio locali. Ciò consentirà di documentare gli effetti delle grandi opere e di pianificare strategie di resistenza basate sui dati. 

Rafforzare l’esercizio dell’autodeterminazione dei popoli, assicurando che le comunità ricevano informazioni chiare e dettagliate sui progettiche le riguardano, garantendo il rispetto delle loro decisioni e della loro leadership locale, assicurando un consenso libero, preventivo, informato e in buona fede. Questo per rafforzare il diritto all’autodeterminazione e non per legittimare progetti imposti dallo Stato. 

Promuovere l’educazione sessuale e una cultura dell’autocura psico-emotiva attraverso alternative comunitarie per combattere la violenza sessuale ed eteropatriarcale, esacerbata dall’estrattivismo e dalle grandi opere colonialiste che colpiscono soprattutto le donne indigene in difesa del territorio e in particolare le donne trans. 

Promuovere l’organizzazione studentesca con la formazione dei giovani e la mobilitazione degli studenti contro i combustibili fossili e le industrie estrattiviste. 

Sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul fatto che la crisi climatica e l’ecocidio sono una guerra contro le persone e la natura. 

Recuperare le terre e le pratiche precoloniali per promuovere iniziative volte a rivitalizzare specie e sistemi agricoli ancestrali.

Costruire comunità locali e internazionali forti e solidali, con iniziative di autosufficienza al di fuori del mercato globale, comprese pratiche come il lavoro collettivo volontario, il baratto e le banche del tempo. 

Promuovere la ricerca e l’implementazione di energie rinnovabili decentralizzate e comunitarie, nonché combattere lo stigma di “anti-sviluppo”.

Compilare una banca dati di buone praticheed esperienze di successo nella lotta territoriale. 

Promuovere la cura dell’acqua attraverso il consolidamento di sistemi comunitari per la raccolta dell’acqua piovana, la purificazione e il riutilizzo delle acque grigie, nonché l’uso di bagni a secco per gestire correttamente i rifiuti umani attraverso il compostaggio e la loro successiva reincorporazione nel terreno per nutrirlo. 

Stiamo costruendo un calendario comune per concentrare tutte le attività e le azioni che condividiamo e che abbiamo programmato per il prossimo 2025, nonché le date commemorative e simboliche che rivendichiamo nel corso dell’anno all’interno delle nostre agende. Per ora, condividiamo le date e gli accordi: 

Mobilitazione globale dislocata per il clima e la vita, che si terrà simultaneamente in diverse geografie il 10 novembre 2025. 

Carovana mesoamericana per il clima e la vita che si terrà tra l’11 ottobree il 10 novembre 2025. 

Incontro in Amazzonia nei giorni della COP30, per condividere i progressi e i risultati dei compiti, del lavoro e degli impegni presi a Oaxaca. 

Incontro mediterraneo controle guerre e le frontiereda tenersi in Nord Africa(date da definire). 

Rendiamo pubblicala piattaforma degli Specchi del Sud Globale che sarà il mezzo con cui daremoseguito al lavoro e agli impegni digitali, vi invitiamo a unirvi a noi per costruirla collettivamente: 

L’AntiCOP è stata molto più di una risposta alla COP ufficiale, è diventata uno spazio per l’incontro e l’articolazione dei popoli in resistenza, un movimento che sfida l’estrattivismo, il colonialismo verde e le grandi opere che espropriano le nostre comunità delle loro risorse e terre. È anche un’articolazione dal basso che ricorda, immagina e costruisce altri mondi in armonia con gli ecosistemi, la biodiversità e la giustizia. Dalla AntiCOP 2024, ci impegniamo a continuare a costruire insieme, rispettando le nostre differenze e riconoscendo le nostre lotte comuni. Siamo il Sud globale, siamo custodi delle nostre terre e delle nostre culture.Questa lotta è nostra e la difendiamo con determinazione e unità. 

Ora, accettiamo di non rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie, alla criminalizzazione, alle aggressioni, alle minacce, agli assassinii e alle sparizioni di persone che difendono la vita con la vita stessa. La nostra voce è diventata una sola e la nostra parola viaggerà attraverso le regioni dei 5 continenti del pianeta.

Per la vita, la terra, la giustizia e la dignitàdei nostri popoli!

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