Sulle rotte carovaniere dell’Astigianistan: ricordo di Davide Mana

di Franco Pezzini

[…] si era detto che si potrebbe fare una lista di libri non di genere che sarebbe bello leggere perché se leggiamo solo narrativa di genere poi finiamo col fossilizzarci. Ho imparato trent’anni fa, quando frequentavo la libreria di Riccardo Valla, che periodicamente serve una cura disintossicante. Si va in libreria (o in biblioteca o, nel ventunesimo secolo, su Amazon) e si cerca qualcosa di diverso.

Non dobbiamo mai trascurare i classici – sono tanti, sono diversi e facilmente reperibili, costano poco a comprarli, potete spacciarvela alla grande se avete qualche buon titolo sullo scaffale.

E così via. Questa voce, in grado di ricordare i fondamentali a un mondo fandom troppo spesso ombelicocentricamente ripiegato su se stesso, purtroppo non la sentiremo più proporre novità. Dopo una sofferta vicenda ospedaliera è scomparso infatti qualche giorno fa a soli cinquantasette anni nell’Astigianistan – come diceva lui, grande studioso di viaggi sulle vie carovaniere dell’Oriente – Davide Mana, uno dei più preparati studiosi di genere (specialmente fantasy, weird, SF, avventure esotiche d’antan, ma anche mystery e altro) del panorama italiano. Nell’ultimo pezzo dello stesso blog, Messaggio per il Mondo (11 luglio scorso, era in ripresa dal coma), aveva categorizzato sub “progetti personali”, la comunicazione:

Buongiorno a tutti.

Nonostante le voci sono ancora vivo.

Sono in terapia intensiva, non ho l’uso delle mani (sto dettando) e prevedo ancora molti mesi di terapia.

Ringrazio tutti coloro che si sono preoccupati per me, e anche tutti gli altri. Spero di poter mandare altri messaggi come questo.

Sono ancora vivo.

Che ci lascia un senso di strazio. Paleontologo, discepolo di Riccardo Valla – qui ricordato nel suo ruolo di libraio-mentore di un intero gruppo di giovani appassionati spesso divenuti poi studiosi –, amico e corrispondente di Michael Moorcock, autore di una pletora di testi d’intelligenza scintillante e di incredibile divertimento, timoniere di vari blog e in particolare di Strategie evolutive, per tanti anni un punto di riferimento di un ampio pubblico di lettori (da cui gli stralci precedenti), coltissimo nei campi più diversi, Mana è stato uno di quei battitori liberi noti nell’ambiente ma sempre un po’ ai margini del grosso mondo editoriale, con cui pure ha collaborato.

Coltissimo, lucidissimo, aveva un suo modo di procedere che ci priva purtroppo di opere ampie a sua firma: sempre preso da nuovi progetti, non era interessato a raccogliere e coordinare – come a più riprese propostogli – le meraviglie presentate per anni tra antologie (per i curatori i suoi pezzi erano una garanzia di qualità), riviste e podcast (come il frizzante Paura & Delirio). Gli piaceva ricercare, studiare, soffermarsi su aspetti sempre nuovi. Anche se non disdegnava i grandi affreschi, che però preferiva consegnare alla divulgazione orale: le sue lezioni – magari sui dinosauri nell’immaginario USA, come l’ultima che chi scrive ha avuto la fortuna di ascoltare, in un’aula del Politecnico di Torino – erano di tersa chiarezza, abilità didattica rara e ironia godibilissima.

Benché una certa parte della sua produzione narrativa fosse ormai in lingua inglese – che padroneggiava come l’italiano – per il mercato internazionale, a chilometro zero è interessante ricordare tutto il lavoro condotto da Mana con la squadra del piccolo editore torinese CS Cooperativa Studi: le recensioni e gli interventi di Storia naturale del fantastico per LN Libri Nuovi, i testi per le raccolte Alia (con il progetto GlossolAlia) eccetera. Con alcuni racconti brevi veri gioielli di fantasia e ironia, che la dicono lunga sul profilo di un autore capace di non prendersi troppo sul serio e sul filo di provocazioni mai banali: per far solo qualche esempio, le dispute tra cacciatori di ossa di dinosauri a monte della parodia Tyrannosaurus Tex, con bestioni cretacei riletti in profili western alla John Ford; una storia meravigliosa dove i crociati del Conte Verde giungono sotto la Grande Muraglia indossando armature a vapore (ovvero: dove lo steampunk non era ancora giunto); e, vorrei dire soprattutto, una geniale riscrittura narrativa al femminile della biografia del virilissimo Robert E. Howard, padre dell’eroe fantasy sword & muscles Conan il Barbaro. Col che, aveva irritato qualche howardiano machista di stretta osservanza: “al femminile” nel senso che Howard vi figura come ragazza avventurosa, in contatto tra l’altro con “la Gentildonna di Providence” rilettura di Lovecraft – un autore da Mana molto studiato, ma da un’ottica critica progressista e mai concedendo alcunché allo strapaese nerd.

Le righe che precedono rappresentano ovviamente solo qualche cenno di una vita intensissima di lettura e scrittura, e non rendono giustizia all’uomo, per molti di noi all’amico: a tratti ispido – anche se dotato di bonomia umanissima, disponibilità generosa e humour contagioso – e pronto a far valere le proprie idee, con efficace verve critica dove gli sembrasse il caso. Una persona perbene, diretta, libera, che ci mancherà moltissimo.

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