IL VOLTO OSCURO DELLA ZONA ROSSA: LA MILITARIZZAZIONE STRISCIANTE DELLE NOSTRE CITTA’

Di Daniele Ioannilli per ComeDonChisciotte.org

Presentata come una misura circoscritta temporalmente al giorno di Capodanno per tenere “sotto controllo” i festeggiamenti, le Zone Rosse resteranno come progetto pilota per circa tre mesi in tutti maggiori centri d’Italia: Milano, Torino, Firenze, Bologna, Napoli e, ultima arrivata, Roma.

Sono zone particolarmente “calde” dove bivacco molesto e piccoli reati predatori abbassano la percezione della sicurezza ai minimi. Quindi (come fosse una tradizione), si aumenta il controllo del territorio mediante più agenti che fisicamente pattugliano quelle zone facendo più identificazioni e osservando di più quello che succede.

Questo porta inevitabilmente ad alzare la percezione di sicurezza sino al punto che il problema “è risolto”, confermando con ciò che il modello “del più” è un modello valido: ed è l’unico possibile.

Ma il modello “Zona Rossa”, è in realtà una zona grigia che cela aspetti inquietanti, per non dire oscuri, in termini di prospettiva.

Innanzitutto, sposta il problema altrove: le persone allontanate continueranno a vivere come hanno sempre fatto. Serve solo come vetrina per presentare la città in modo decente al turista, sono zone centrali e di interscambio – mai aree di periferia e popolari.

Per i cittadini, assimilare che nel proprio territorio vi siano zone maggiormente controllate di altre, in realtà, aumenta – al contrario, a livello inconscio – la sensazione di insicurezza, perché ciò genera un conflitto implicito. La stessa cosa, sempre avviene, finché le persone non si categorizzano con specifiche etichette (religiose, sportive, di pensiero etc…) andranno d’accordo, dopo entreranno in conflitto perché si percepiranno come estranee e diverse.

Si modifica persino il comportamento: si è portati a fare quello che fanno gli altri, che è percepito come “ammesso”. In genere, è un qualcosa che non disturba l’ambiente sociale, un qualcosa che non attira l’attenzione su di sè. Un qualcosa che non fa emergere la persona dal contesto e che la subordina ad esso. Diversamente si genera sospetto. E’ l’omologazione. Nell’educare la massa è importante fargli fare un qualcosa una volta, poi questa replicherà il comportamento in altri contesti autonomamente.

Mancando l’unità, viene meno anche il sentirsi comunità. Le zone rosse disgregano il tessuto urbano e sociale, in linea con la volontà del Potere di farci vivere nella paura e nella precarietà. Nello spazio della zona rossa, tutto, noi compresi, è un potenziale pericolo da cui guardarsi.

E questo abitua perciò la mente ad “accettare” controlli arbitrari: cosa significa “bivaccare”?

Mangiare un pezzo di pizza in strada è bivacco? Stare con qualche amico all’angolo della strada è bivacco? Razionalmente diremmo di no, che “bivacco” è, per esempio, bere birra e lasciare le bottiglie vuote (magari rotte) in strada… ma ci siamo dimenticati i controlli senza senso che venivano fatti in epoca covid?

Agli occhi del controllore, tutto può essere considerato potenzialmente pericoloso se a lui sembra così.

Si pone molto l’accento sugli immigrati molesti e sui pregiudicati: sembra che questo tipo di provvedimenti debba essere limitato a loro…

Bene, a Roma la zona di San Pietro, gli archi di via della Conciliazione, dove il degrado è diventato molto forte, è stata tranquillamente ripulita, per renderla agli occhi di turisti e fedeli decorosa, nel giro di qualche giorno.

Le cose – se si vogliono fare – si fanno anche senza le “zone rosse”.

Il modello “del “più”, ha come lato speculare “il meno”: negli ultimi vent’anni si è progressivamente diradato il controllo del territorio, sia come presenza fisica che come poteri legali, arrivando a quello che viviamo oggi, dove chi si difende è più perseguito di chi delinque, perché di fronte alla legge vengono entrambi messi sullo stesso piano. Si da poco peso al rapporto causa-effetto, ed ecco che succede a volte, che il rapinato debba risarcire il rapinatore che ha avuto la peggio.

Il modello “del più” nega la “qualità”, puntando tutto sulla “quantità”: ciò genera deresponsabilizzazione, perchè non si giudica più la qualità del lavoro e delle scelte di chi è pagato per garantire ordine e sicurezza, ma si dice solo che “ne servono di più”: più polizia, più controlli.

E puntualmente non è mai abbastanza, quindi la colpa non è mai di sistema, ma solo di chi delinque, perché non ha scelto l’onestà. Non si accoglie abbastanza, non nel modo giusto, ce lo ripetono spesso.

A cosa serve una zona rossa dove si può al massimo “allontanare” il potenziale delinquente due strade più un là, quando c’è una legge – la legge Cartabia – che ne garantisce in sostanza l’impunibilità? È questa legge che ha fatto esplodere la microcriminalità predatoria, ma di questo non si vuole parlare.

Il Potere alla fine si dimostra abitudinario: provoca una crisi e fa passi in avanti con le sue soluzioni. Soluzioni che non vengono discusse, ma calate dall’alto all’improvviso, per non dare il tempo – a chi sta in basso – di capirle. Quando si annuncia la loro implementazione? Soltanto qualche giorno prima, a cose fatte.

Senza essere indovino, nei prossimi tempi verranno proposte le telecamere ambientali che includeranno poi il riconoscimento facciale, fino ad arrivare all’identità digitale sul modello cinese in quanto a controllo sociale – che è il vero obiettivo. E ci sembreranno tutte misure necessarie, alcune saremmo persino noi a chiederle, come abbiamo già fatto auspicando a gran voce più polizia nelle stazioni per contrastare il fenomeno dei “pickpockets”, dimenticando che qualche anno fa pattugliare luoghi affollati era consuetudine per chi doveva occuparsi di ordine pubblico, non notando che poi qualcuno smise di farglielo fare.

E poi ci sono quelle notizie che svelano la presa per il culo del Potere: a Roma la Polizia Municipale, ossia il principale organo di controllo, non ha gli strumenti per accedere ai database giudiziari e, quindi, non è in grado di venire a conoscenza di quali individui siano realmente presenti sul territorio di competenza, essendo altresì impossibilitata a monitorare chi è già segnalato o sottoposto a provvedimento dalle autorità.

Tutto questo, significa avere a cuore la sicurezza? Probabilmente vi si porrà rimedio, non dando le “password” ai vigili per usare tali database, ma implementando le funzioni di Polizia, avvicinandola sempre più al versante militare. Più polizia, più carabinieri: “più” autorità.

Di Daniele Ioannilli per ComeDonChisciotte.org

16.01.2025

NOTE

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/12/30/capodanno-il-viminale-zone-rosse-vietate-a-soggetti-pericolosi_fa73e16d-9afb-480e-b6c9-be294f5c9938.html

https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/natale-2024/2024/12/29/zone-rosse-e-numero-chiuso-capodanno-con-le-regole_27523ebb-7b8b-4369-9fd8-ed40f7d9c433.html

https://www.romatoday.it/politica/polizia-locale-roma-zone-rosse.html

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/12/27/a-milano-zone-rosse-per-pregiudicati-e-molesti-fino-a-marzo_00f9e035-1375-4856-96c7-155efba62d7f.html

https://www.ansa.it/campania/notizie/2025/01/08/zinno-zone-rosse-importante-misura-per-rafforzare-sicurezza_bd240cca-1448-4797-b2e2-a83e61fe0ff4.html

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2025/01/04/anche-a-roma-arriva-la-zona-rossa-tra-la-stazione-termini-e-lesquilino_fe521203-ed32-4bb9-a358-2f64b92f3edf.html

https://www.ansa.it/campania/notizie/2025/01/08/le-quattro-zone-rosse-del-napoletano-ecco-le-aree-interessate_be1f450c-cf17-4b90-85af-6bc9a972220e.html

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