«Nella più totale assenza di informazioni ufficiali sul costo del supporto militare che l’Italia ha fornito finora a Kiev in termini di armi e munizioni inviate, l’osservatorio Milex sulle spese militari italiane evidenzia i possibili costi di ripianamento scorte nascosti nelle pieghe dei programmi di riarmo nazionali»: lo annuncia lo stesso Osservatorio.
Milex invita a considerare «l’acquisto di missili antiaerei Mbda a rimpiazzo dei vecchi Stinger americani inviati a Kiev e di nuove scorte di missili anticarro israeliani Spike, anch’essi mandati in Ucraina; o il programma per i nuovi obici semoventi Rch155 destinati a rimpiazzare i cannoni Fh70 e i vecchi semoventi M109 affiancando i Pzh2000: tutti sistemi oggetto di invii a Kiev; o ancora gli ingenti e non chiari aumenti di costo del programma di acquisizione delle cinque nuove batterie missilistiche Samp/T e relativi missili Aster 30 inviati in Ucraina, e del programma Shorad Grifo con missili Camm-Er a rimpiazzo dei vecchi sistemi antiaerei SkyGuard con missili Aspide, pure mandati a Kiev».
«Dopo tre anni di guerra in Ucraina, permane la più totale assenza di informazioni ufficiali sul costo del supporto militare che l’Italia ha fornito finora a Kiev in termini di armi e munizioni inviate – scrivono dall’Osservatorio Milex – Al di là delle stime ufficiose sul valore complessivo del materiale ceduto (che superano ormai i 3 miliardi, senza contare il costo delle decine di voli dei cargo dell’Aeronautica Militare da Pratica di Mare alla base Nato di Rzeszow in Polonia) e dell’ignoto bilancio tra le uscite per la contribuzione nazionale all’European Peace Facility (circa 1,4 miliardi degli 11,1 che l’EFP ha raccolto finora per l’Ucraina) e le entrate per i rimborsi erogati finora dallo stesso fondo, c’è la questione dei costi di ripianamento scorte nascosti nelle pieghe dei programmi di riarmo nazionali. Unico caso “in chiaro” quelle delle munizioni d’artiglieria: i 14,5 milioni che l’articolo 33 del Decreto Lavoro del 2023 ha destinato ad Agenzia Industrie Difesa per “rafforzare la produzione (di munizionamento) per continuare a rispondere alle forniture alle forze armate ucraine senza tuttavia sguarnire le riserve nazionali”. Per il resto, come osservato a più riprese dal Servizio Bilancio del Senato e dalla Corte dei Conti, c’è poca chiarezza su come le cessioni a Kiev incidano sulla programmazione della Difesa sulle acquisizioni di armamenti e relative munizioni. Per questi motivi riteniamo sia importante rendere evidenti alcuni dati e informazioni su alcuni programmi militari nazionali che riguardano sistemi ceduti all’Ucraina».