And Now for Something Completely Different si intitolava il primo lungometraggio dei Monthy Python, nel lontano 1971. Era una battuta presa dal varietà televisivo, quando il presentatore doveva passare rapidamente da uno sketch all’altro.
Ecco, il libro di Wu Ming 4, in uscita l’8 aprile per le Edizioni Alegre, è qualcosa di piuttosto inusuale rispetto alla produzione di Wu Ming. Si intitola Il calcio del figlio, ed è il racconto dell’esperienza dell’autore sulle tribune e a bordo campo, al seguito del figlio calciatore, nell’arco di oltre dieci anni.
Attraverso il percorso sportivo di un ragazzo e dei suoi compagni di squadra, il libro racconta da un lato il rapporto tra padri e figli maschi filtrato attraverso il calcio giocato, dall’altro il mondo del calcio dilettantistico giovanile, ovvero l’ambito sportivo più partecipato in Italia. Entrambi i temi sono affrontati attraverso la narrazione di vita vissuta e le riflessioni che ne conseguono. La scommessa è che non poche persone possano riconoscersi in una storia del genere, e che questa racconti molto dello stato del paese reale, ma anche dello stato dei genitori contemporanei. Certo è uno sguardo angolatissimo, molto obliquo, e in questo forse la poetica di Wu Ming è pure riconoscibile, ma i tasti dolenti toccati riguardano chiunque si ritrovi ad avere a che fare con i ragazzini, in un paese dove il calcio permea in varia misura l’immaginario maschile e non solo.
L’idea di un libro del genere risale a parecchi anni fa, quando l’esperienza dell’autore nel ruolo di «dirigente accompagnatore» era ancora nel vivo, e nacque dopo la lettura del saggio di Caterina Satta Per sport e per amore – bambini, genitori e agonismo (Il Mulino, 2016), nel quale la sociologa raccontava la sua ricerca di osservatrice partecipante al seguito di una delle squadre giovanili del Cagliari. Il taglio di quel libro era molto interessante, perché invece di soffermarsi a indagare i tipici eccessi da tifoseria genitoriale di cui spesso si legge sui giornali, raccontava soprattutto la pars construens di quel contesto, ovvero i suoi aspetti comunitari, e appunto “l’amore” che passa attraverso l’accompagnamento dei figli nello sport.
L’amore però, si sa, ha molte facce, e non sempre tutte belle. Per amore – e per sport – si possono fare anche dei bei danni. Il calcio del figlio parla di queste sfaccettature, di quanto il bene e il male si mescolino fin troppo facilmente quando si tratta della prole. Lo fa raccontando partite e tornei, vittorie e sconfitte, trasferte e tifo casalingo. E parla (tanto) delle società di calcio dilettantistico, con le loro luci e ombre. Soprattutto parla di relazioni, fuori e dentro il campo. Non è un saggio né un romanzo. È un oggetto narrativo, una raccolta di memorie con un filo conduttore, dove l’unico elemento finzionale sono i nomi dei personaggi.
La decisione di rimettere finalmente mano agli appunti raccolti nel corso degli anni e dar loro una forma narrativa compiuta, nonché di proporli ad Alegre, è dovuta alla lettura di un altro oggetto narrativo, l’ultimo della collana Quinto Tipo, cioè Gli automotivati – la love story tra scuola e motori, di Paolo La Valle (Alegre, 2024). In quel libro l’autore racconta la propria esperienza di insegnante nelle scuole della Motor Valley emiliana, alternando narrazione e riflessione, campo stretto e campo lungo. Era precisamente la forma utile per Il calcio del figlio.
Ci è voluto poi un artista come Manuele Fior per cogliere in un’unica immagine di copertina tutti i temi accennati fin qui. Il padre chinato per guardare la porta dalla stessa prospettiva del figlio. Il pallone in mezzo ai due. Non li vediamo in faccia, ma si ha l’impressione che stiano riflettendo, ciascuno a modo suo, sull’enigma rappresentato da quella sfera lì davanti e dalla porta bianca dentro la quale la palla dovrebbe essere calciata. E nessuno si muove. Va da sé che quello in equilibrio più precario dei due è anche quello che si rialzerà (a fatica) con le ginocchia anchilosate. Ma anche il bambino sembra vagamente incerto sul da farsi, con quella presenza ingombrante accanto, così pronta a mettersi alla sua altezza, per dargli consigli. Sì, è un’immagine che dice molto.
Il libro sarà disponibile in anteprima al Festival di Letteratura Working Class, alla GKN di Campi Bisenzio, il 4 aprile, dove Wu Ming 4 parteciperà al dibattito su “Letteratura Working Class e letteratura di genere” insieme a Simona Baldanzi e Serge Quadruppani (ore 18:00).