La materia evanescente: intervista a Mariangiela Zabatino

Di Claudio Vitagliano

Le volute che si levano dal fondo indistinto nelle opere di Mariangela, sono le epifanie della vita che si viene man mano manifestando con sempre più precisione. Con sicurezza sappiamo che dove si raggrumano segni e volute si sta schiudendo e mostrando a noi lo spettacolo dell’esistenza nella sua forma primigenia. È un fenomeno di cui ci è evidente la fisionomia nell’aspetto della sua evoluzione finale, ma di cui è importante indagarne anche la meccanica propulsiva. In qualche modo si potrebbe anche pensare che nelle sue opere si evidenzia un doppio parto: l’origine della vita e quella dell’arte che si fondono alla fine in un unico evento. Sulla carta e sulla tela, essa mette a nudo un mondo interiore, prossimo a tutti noi di cui si fa evocatrice, anzi medium, trasformando la percezione sognata in realtà, interpretabile per lo più con i mezzi dell’arte. Il mio incontro nel suo studio è stato una sorpresa, prima di tutto sotto l’aspetto umano. Ho immediatamente riscontrato nei suoi modi una affabilità che scaturisce solo da caratteri genuini, liberi quindi da pensieri reconditi. Una cosa inattuale ma di grande originalità, soprattutto guardando all’epoca satura di sovrastrutture personalistiche e maschere intercambiabili in cui siamo immersi.

Mariangela Zabatino - Opera 1

Questa forma di approccio con il prossimo, seppur da molti ritenuta antiquata e non aderente o utile in una realtà che si mostra ogni giorno più propensa alla sopraffazione, nella nostra visione trova ampio spazio e credito. Tale modo di praticare l’esistenza infatti, trova in noi dei difensori di ufficio oltre che dei propugnatori senza dubbi o titubanze di sorta. Tanto per restare in tema, e a volerla dire tutta, nel nostro modo di intendere, l’arte dovrebbe nascere sempre dal sentimento di vicinanza umana e dall’urgente desiderio di comunicazione con l’altro. La comunità che purtroppo da molti anni a questa parte si disgrega sempre più velocemente davanti ai nostri occhi, parcellizzandosi in individualismi aridi e lontani tra loro, trova momenti di serenità solo grazie ad azioni pacificatrici di cui si rendono protagoniste persone come Mariangela. Essa lo fa con i mezzi a lei più consoni : l’affilato umano e la produzione artistica. Gli archetipi a cui fa riferimento sono il nostro letto comune dal quale si è levato il primo vagito di ognuno di noi. La mitologia delle cui tracce è disseminata parte della sua produzione, è quella sedimentata nel nostro subconscio, in cui si rispecchia da tempo immemorabile la familiare cultura mediterranea. I segni distintivi che ci permettono di decrittare la sua opera non sono l’impronta di un ingegno solitario, ma i frutti maturi di un sentire diffuso di cui lei si fa carico convogliandola nella sua arte. In virtù dei nostri convincimenti, ci viene naturale affermare che essere artisti, nel nostro vocabolario, vuol dire anche prendersi qualche responsabilità . E cioè, l’artista vivace, pur ricorrendo al linguaggio della poesia, dovrebbe porsi domande sulla prassi esistenziale che riguardano il mondo nel suo insieme e non solo l’universo dell’arte, cosa che nel caso di Zabatino ci pare di scorgere chiaramente. Diciamo anche che la sua opera si colloca in un cono di luce da noi individuato da tempo, che è quello della continua trasmutazione e osmosi tra figurazione e astrazione. Pensiamo al riguardo, che la valutazione di un’opera nel suo complesso, non può essere formulata se avulsa dal contesto coevo in cui viene prodotta e dalla sua collocazione nel flusso continuo della storia dell’arte. L’opera di Mariangela ci ha subito affascinato proprio perché mantiene il suo ancoraggio nel terreno fertile ma aleatorio dell’immaginazione, senza però rinunciare ad una sua peculiare caratterizzazione che la colloca saldamente nell’enciclopedia dell’arte contemporanea. E a proposito della storia dell’arte, ci pare che nelle sue opere, ci sia un sottile invito a cogliere l’immutabile essenza metafisica della realtà ( saranno I fondi delle sue opere ? ) , che con un salto triplo mortale concettuale ci porta molto lontano, fino a De Chirico. Diciamo infine, che delle sue serie, ce ne sono due da cui siamo stati colpiti un po’ più che dalle altre, ( ma solo un poco di più ), e parliamo di “ Essere un fiore” e “Africa su carta”. In queste due serie, tutte le ipotetiche istanze costitutive della sua arte qui avanzate da noi ( astrazione / figurazione, metafisica, esumazione dell’energia atavica ecc …), trovano un equilibrio prossimo alla perfezione.

Mariangela Zabatino - Opera 2

Queste riflessioni ci hanno spinto a contattarla per chiederle un’intervista che lei ci ha gentilmente concesso.

CV: La sua biografia è caratterizzata da inizi nel mondo dell’editoria, delle arti applicate insomma. Quando e perché ha virato invece verso le belle arti?

MZ: Premetto che da quando ne ho memoria il disegno e la pittura hanno fatto parte della mia vita. Per lavoro si tralascia sempre una fetta importante del proprio tempo ma ad un certo punto ho sentito forte in me l’esigenza di esprimermi in maniera più personale.

CV: Lei ha fatto anche l’attrice e la scenografa ; errori di gioventù?

MZ: Non mi pento per nulla: gli anni passati da teatrante sono stati molto intensi, emozionanti, dove, in alcuni casi, ho fatto amicizie che sono rimaste tutt’ora fortissime.

Ma sono stati anche anni usuranti, per cui mi sono trovata a scegliere la strada della pittura.

CV: Sappiamo delle sue esperienze con il Teatro Linguaggicreativi, in cui si determinava la contaminazione interdisciplinare. Secondo lei, la pittura, che è votata al silenzio, non viene snaturata dall’incontro simultaneo con altre arti?

MZ: Non credo. Dobbiamo tenere presente la nostra contemporaneità e dare il meglio in ciò che sappiamo fare bene.

E poi negli anni di quelle sperimentazioni (tanta ricerca che mi è servita in futuro), durante lo spettacolo trovavo bellissimo condividere con lo spettatore il processo della genesi dell’opera. Un rapporto intimo, simbiotico, prezioso, che normalmente ha l’artista come unico spettatore.

Mariangela Zabatino - Opera 3

CV: L’aspirazione all’arte totale è ancora viva?

MZ: Sempre.

CV: Ci può spiegare la genesi della sua attuale forma di espressione artistica?

MZ: Il concetto alla base delle mie opere si può riassumere in “graffito contemporaneo”.

– Intellettualmente cerco di unire leggerezza, silenzio ma anche una certa intensità…

– Praticamente scelgo segno e massa: due campi in dialogo che intersecandosi attraverso il gesto pittorico formano altrettanti campi: profondità e primo piano.

CV: Lei tiene anche corsi di ceramica. Quale considera la sua attività preminente?

MZ: Ad oggi hanno trovato pari equilibrio. Le spiego: negli ultimi 20 anni mi sono avvicinata alla ceramica per poi alternare fasi di lavoro con la pittura che è da sempre il mio primo amore.

CV: Abbiamo immaginato i suoi lavori contraddistinti da leggerezza, realizzati in modo molto più materico. É mai stata tentata di dare più corpo e materia alla sua espressione artistica?

MZ: Il mio è stato un processo al contrario: arrivo da un passato con molto corpo, che pian piano si è alleggerito dando spazio anche al silenzio.

Poi per risponderle in maniera più completa alla domanda precedente: il lavoro con la ceramica mi ha consentito nel tempo di dare nuovo “corpo” al mio segno pittorico.

CV: Guardando le sue opere siamo proiettati in un sogno ad occhi aperti sul nostro passato ancestrale. Può commentare questa nostra impressione?

MZ: Rispondo anche con il titolo di un mio quadro:

“L‘oscurità si dirada la percezione si allarga
resto sospesa nell’attimo cristallino
di una mia verità.”

La memoria di noi stessi affiora nel nostro presente. La reverie dà le risposte sul nostro futuro.

CV: Osservandola al lavoro, ci sono affiorati alla mente i surrealisti e la modalità della scrittura automatica. Siamo fuori strada?

MZ: No, non del tutto… ma mi sento più affine ai simbolisti…

CV: Le fanno sempre questa domanda ma non posso esimermi dal    fargliela anch’io, chiedendole però di rispondermi con un solo nome : l’artista che più di ogni altro ha contribuito alla sua formazione qual è?     

MZ: Mario Raciti

CV: Perché proprio lui o lei?

MZ: Perché è un outsider e un’affinità elettiva.

CV: E’ possibile creare arte in cui il processo generante sia scevro da implicazioni inerenti l’eros?

MZ: Non credo.

CV: Le ho fatto questa domanda perché vorrei raccogliere la sua opinione sull’arte concettuale che ha sottratto alla creazione l’apporto della manualità e dell’istintualità.

MZ: Noi siamo un intero: disgiunti e disgregati non possiamo essere totalmente creatori.

Personalmente non credo in un’arte solo pensata a tavolino e che necessiti di un manuale per essere capita.

CV: L’arte può restare viva anche se disgiunta dalla sua funzione taumaturgica?

MZ: Ummm no.

CV: Può dirci alla luce dell’attualità, secondo il suo modo di vedere, quale sarebbe la definizione ideale del termine “artista”?

MZ: Potrei risponderle con una massima zen a cui sono molto affezionata:

“Colui che è maestro nell’arte della vita, non distingue tra il suo lavoro ed il suo tempo libero,

ma semplicemente persegue la sua visione dell’eccellenza, qualsiasi cosa stia facendo.

Lasciando agli altri decidere, se sta lavorando, o semplicemente giocando.”

CV: Nell’immaginario collettivo l’artista è un campione di libertà. Con l’attuale sistema dell’arte internazionale, questo sunto è ancora valido?

MZ: Essere liberi è una scelta.

CV: Per fare un parallelo con il mondo del calcio, non ritiene che ci siano artisti che giocano in serie B pur meritando la    serie A e viceversa?

MZ: assolutamente si!

CV: Il mecenatismo è un pallido ricordo. Secondo lei, in Italia, lo stato si occupa sufficientemente degli artisti?

MZ: No.

CV: Il sensazionalismo esasperato come quello che ha accompagnato l’opera “ Comedian” di Cattelan c’entra qualcosa con l’arte?   

MZ: Non credo

CV: Parlare oggi della funzione sociale che l’arte potrebbe o dovrebbe avere è solo sentimentalismo passatista?

MZ: Non credo.

Articolo di Claudio Vitagliano per ComeDonChisciotte.org

20.03.2025

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