Tra D.l. sicurezza e Fonzie di Happy Days

Ricorderete che il protagonista della serie americana aveva un problema fisico a pronunciare parole di scuse, proprio non gli veniva… Ecco: il Governo ha provato per un anno a pronunciare l’acronimo D..D..L…, illudendoci che il metodo parlamentare scelto fosse l’unica cosa positiva del provvedimento   assicurando  (al contrario di tutti molti altri pacchetti sicurezza precedenti) la sede plurale come luogo costituzionale di opportuno confronto . Ebbene, quando ormai erano quasi risusciti, a poche ore dalla discussione del disegno di legge in secondo ramo (senato)…stop…la lingua si blocca e spazio all’urlo: Urgenza! Decreto legge! E cosi ecco fatto, la legge è in vigore senza tante corbellerie.

Eppure, un anno fa, la scelta della legge ordinaria fu obbligata. Qual era l’urgenza? la norma sulle occupazioni che Salvini continua a definire anti Salis? Difficile…Ilaria era nelle lussuose galere ungheresi e la situazione alloggi identica da anni. Oppure l’urgenza di tutela delle forze dell’ordine si palesava mentre manganellavano gli studenti a Pisa? O, ancora, il boom dei suicidi in carcere del ’24 raccomandava fretta ad imbavagliarli nel reato di rivolta con resistenza anche passiva?

Ad un anno di distanza dobbiamo certificare che nulla è cambiato sull’assenza dei requisiti richiesti per un decreto legge se non che il gioco democratico va un po’ stretto al nostro esecutivo. L’allungamento di discussione sui provvedimenti legislativi sarà da oggi, quindi, il nuovo parametro su cui configurare la necessità ed urgenza scippandoli al parlamento (luogo deputato al legiferare) se, puta caso, si permettesse di approfondire un pochino troppo.

Va fin da subito osservato che, se è pur ammissibile la decretazione d’urgenza di matrice esecutiva anche nel diritto penale, la nostra Corte nel 2014 ha cassato un provvedimento proprio perché la materia penale quando tratta riforme incisive e penetranti richiede un ‘adeguato dibattito parlamentare‘. E’ la prima volta nella storia repubblicana che si sceglie il decreto legge per l’introduzione di un così elevato numero di nuovi reati ed aggravanti (viaggiamo in doppia cifra).

C’è almeno da augurarsi che se qualche Giudice si dovesse attenere al rispetto delle circostanze evidenziate ci verrà risparmiata l’argomentazione che lo fa perché è un esponente dei centri sociali poiché la questione è stata servita su un piatto d’argento con finalità quasi provocatorie. A tacere poi dei vizi di incostituzionalità del merito del provvedimento su cui ci spendiamo da mesi .

 Di uno vale però la pena di accennare; si è detto che il decreto è rispettoso delle richieste provenienti dal Quirinale. Nulla di più falso. Il reato di resistenza passiva in carcere, per esempio, è stato tacciato fin dall’inizio come repressivo del dissenso anche laddove pacificamente espresso. Ebbene tale profilo -ora ci spiegano-   sarebbe superato perché la sanzione penale contro la protesta pacifica scatta solo se l’atto gandhiano è posto contro un ordine relativo al ‘mantenimento dell’ordine e la sicurezza’ . Ma di che parlano? fin dall’inizio il tema era questo non certo il pericolo della protesta dei detenuti mentre bevono il thè delle 16.30 in chiacchiere con gli agenti della penitenziaria.

Punire con la galera un corteo pacifico che devia il percorso o un lavoratore licenziato che scende in strada a protestare col solo corpo può essere conforme alla nostra Carta? La pena minima per le lesioni di giorni due ad un agente può partire da due anni?  Quella massima per scontri durante un corteo può superare i 25? Davvero in Italia c’è il pericolo per la mole di ingiuste condanne agli agenti di polizia e la necessità e urgenza di pagare 40 mila euro di parcella al loro avvocato?

L’idea è che questa mossa un po’ spregiudicata ci fornisca un’arma in più nei futuri giudizi di legittimità, ma è indubbio che è stata posta per bloccare un movimento di protesta che, tuttavia, non smetterà di scendere in piazza come fatto fin ora: moltitudinario e col sorriso in faccia…proprio come in Happy days…

Immagine di copertina: Collettivo Kasciavit

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