6 Gennaio 1983: quando Enrico Berlinguer disse sì al governo tecnico per andare al Potere

Di Jacopo Brogi

È un inizio 1983 politicamente, economicamente e socialmente infuocato: due giorni prima dell’anno nuovo, il governo Fanfani (Democrazia Cristiana – coalizione: DC – PSI – PSDI – PLI) mette in piedi due decreti pieni zeppi di tasse. Aumenterà tutto: patenti, Tv, tram. In arrivo la tassa di proprietà per l’automobile (il famoso bollo). Bollette Enel a fine ’83 più care del 25%; nuova tassazione sulla casa. I Comuni decideranno imposte per quasi 2.400 miliardi di lire.

Le opposizioni promettono battaglia in parlamento. Ma è già pronta la stangata bis: arriverà la “tassa sulla malattia”. Poi l’imposta straordinaria, 2000 miliardi: colpirà i redditi autonomi e dipendenti oltre i 35 milioni  netti annui. Probabili tickets su medicinali, diagnosi, ricoveri e ricette sopra le diecimila lire. Tagli di 3500 miliardi alla previdenza.

Le misure antisociali spingono i sindacati confederali: attese mobilitazioni e scioperi. Lama, Segretario generale CGIL: “Non accettiamo misure che pesano solo sugli operai”. Il PCI chiama all’iniziativa contro misure inique, contraddittorie e inefficaci. Al governo una risposta di massa. Ferma opposizione e impegno di lotta dei comunisti, così «l’Unità», 5 gennaio 1983.

L’Epifania tutte le feste si porta via, e in questo clima barricadero, il Segretario generale del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer si ritrova in un salotto – televisivo – della neonata emittente privata Retequattro – editore Mondadori – assieme all’Ing. Carlo De Benedetti, Presidente e Amministratore Delegato della Olivetti, al direttore de La Repubblica Eugenio Scalfari, all’editorialista de La Stampa Arrigo Levi e allo scrittore Mario Soldati.

Il governo Fanfani “inganna gli italiani”, accusa in tv Berlinguer. Ma non è questo il punto focale del dibattito politico che state per leggere, in larghissima parte trascritto integralmente dai contributi video della Accas Film.

A quaranta anni dalla morte di Enrico Berlinguer – l’11 giugno 1984, quattro giorni dopo essere stato colpito da malore durante un comizio a Padova in vista delle elezioni europee – proponiamo questo intervento televisivo che in realtà disegna i processi politici per cui c’è l’Italia di oggi. Dopo quaranta anni di austerità tecnocratica e liberismo selvaggio, di distruzione sistematica dell’economia, del sociale e della società, oggi ricostruita e riconfigurata su basi nuove, ma che non è detto siano lo specchio del benessere e della libertà fattuale per ognuno di noi.

L’anno nuovo secondo Berlinguer” risale a giovedì 6 gennaio 1983: questa “Speciale conversazione politica” è condotta dal giornalista Carlo Gregoretti, e va in onda proprio mentre l’Italia che lavora è in subbuglio e attende risposte concrete dal più grande partito comunista d’Occidente e principale forza di opposizione operaia e popolare.

Ing. Carlo De Benedetti

Vorrei porre nella mia veste di industriale, una domanda che è poi la domanda più d’attualità che la gente si pone in questo momento con riferimento alle una tantum, alle imposte varie che colpiscono un po’ così – in maniera casuale e anche abbastanza inutile – il contribuente italiano. Vorrei porre una domanda che si riferisce al risanamento dell’Azienda Italia. Adesso ci siamo abituati a parlare di Azienda Italia: quando all’inizio ne parlavo io ero considerato troppo aziendalista, però credo che valga la pena accettare questo, almeno come ottica di presentazione. Siamo di fronte ad una situazione che oggettivamente è di disastro, dal punto di vista finanziario, dal punto di vista economico. Abbiamo un Paese che ha circa 300.000 miliardi di debiti, che ha un deficit annuo che è intorno ai 70.000 miliardi di lire.

Certamente occorre, per poter pensare ad una politica di sviluppo, non combattere l’inflazione – pensando che l’obiettivo sia combattere l’inflazione – ma considerare la battaglia contro l’inflazione come il passaggio obbligato ad una politica di sviluppo.

Vorrei chiedere all’On. Berlinguer come si pone il Partito Comunista rispetto alle necessità di tipo finanziario, di tipo economico, di tipo politico, per questo risanamento.

Personalmente, anticipandole quella che è la mia opinione, cioè che un risanamento finanziario del Paese debba passare per un abbattimento del debito pubblico nell’ordine dei 150.000 miliardi, che rapportati a 20 milioni di famiglie italiane, vogliono dire 8 milioni una tantum per famiglia, per intenderci, e contemporaneamente un abbassamento del deficit che sia dell’ordine di idee dei 40.000 miliardi, il che vuol dire, di nuovo, 2 milioni per famiglia.

Ecco, la prima cosa che vorrei chiederle è: lei ritiene che questa riappropriazione da parte dello Stato di una parte di trasferimenti che sono stati fatti dallo Stato alle famiglie, attraverso anche mancate contribuzioni, sia dell’ordine di idee che ho menzionato, e secondo, – nel caso che la sua risposta sia positiva –  che condizioni politiche chiede il Partito Comunista, affinché un governo e quale governo possa attuare questa politica di risanamento finanziario che è la premessa per una politica di sviluppo, a cui penso non solo gli industriali, ma anche i comunisti siano attaccati?

On. Enrico Berlinguer

L’ordine delle cifre relative al debito pubblico in generale e poi al disavanzo annuale, è quello che lei ha ricordato, e da questo punto di vista si deve dire che le cifre di cui si parla in questi giorni nei provvedimenti governativi che già sono stati approvati e in quelli che si preannunciano nei prossimi giorni, è tale che è qualcosa di ridicolo perché sono state messe insieme, se non sbaglio si parla di mettere insieme intorno a 10-15.000 miliardi, cioè una raccolta molto inferiore alle esigenze, che rappresenterebbe veramente i classici tamponi che bloccherebbero soltanto momentaneamente e soltanto parzialmente i buchi della finanza pubblica, quindi eventualmente se si vuole evitare questo collasso finanziario, risanare e al tempo stesso creare le condizioni di una accumulazione di risorse per promuovere investimenti e occupazione, bisogna muoversi.

Posso senz’altro sposare le cifre che lei ha citato ma certamente in un ordine del tutto diverso, in una dimensione del tutto diversa da quella in cui si muove l’attuale governo, che quindi in sostanza inganna gli italiani, sbandierando queste cifre.

Facendo riferimento a qualche fatto concreto che riguarda in particolare le caratteristiche dell’Italia anche in confronto ad altri paesi, domandiamoci:

Perché in Italia siamo in ritardo nella ricerca scientifica e tecnica, pura e applicata; perché in Italia è bassa la produttività della pubblica amministrazione, la produttività dei servizi collettivi; perché in Italia non si riescono a trovare le risorse per finanziare lo sviluppo; perché in Italia è tanto grande, proporzionalmente ad altri paesi, il volume della spesa pubblica sul reddito, sul prodotto nazionale.

Secondo noi, perché in Italia è stato costruito nel corso degli anni, per opera della Democrazia Cristiana, un sistema di potere –  tale noi lo chiamiamo – fondato sul clientelismo, sulla protezione di determinate categorie e sul mantenimento della macchina stessa del partito democristiano e dei suoi alleati che ha assorbito gran parte delle risorse che avrebbero potuto e dovuto essere destinate agli investimenti per la ricerca, per la produzione, per migliorare la produttività dei servizi della pubblica amministrazione e questo ha schiacciato anche finanziariamente il nostro Paese.

Quindi la condizione fondamentale per risanare finanziariamente lo Stato e per ridare fiato alla produzione è quella di liberarsi dal peso soffocante di questa macchina del potere democratico cristiano. Questa è una condizione al tempo stesso economica e politica sulla quale bisogna agire.

Ing. Carlo De Benedetti

Si d’accordo Onorevole, però mi consenta: noi stiamo però partendo da una situazione di un’azienda drammaticamente in crisi con un debito che è il 60% o 70% del fatturato, se vogliamo esprimerlo in termini aziendali, con una perdita annua che è il 15% del fatturato; e ci troviamo non tanto a fare il processo al passato, ma a dire: da questa situazione drammatica dobbiamo uscire, e dobbiamo uscire – secondo me – in tempi molto rapidi perché  questa é una situazione di avvitamento, non è una situazione di scivolamento.

Allora, io – mi scusi ma le ripeto la domanda – è inutile che lei ci dica quali sono le cause per cui siamo arrivati fin qui – sulle quali su alcune potremmo essere d’accordo, su altre potremmo anche pensare che l’eccessiva pressione sindacale appoggiata dal Partito Comunista in alcuni periodi della nostra Storia abbiano anche dato un contributo a questa situazione; non credo che la responsabilità sia mai in un’unica direzione quando si arriva ad una situazione di questo tipo.

La mia domanda è: oggi siamo in questa situazione, le cose da fare – lei ha detto “più o meno le posso condividere” – adesso si tratta di vedere i numeri, ma comunque siamo d’accordo che le misure attuali sono totalmente insufficienti rispetto a quello che si deve fare e quindi sono anzi nocive, perché – secondo me – disabituano totalmente, irritano il cittadino, che poi si ribellerà nel momento in cui si dovranno fare le cose vere.

Allora, io chiedo: quali sono le condizioni politiche che il Partito Comunista pone per dare un suo contributo al risanamento dell’Azienda Italia?

On. Enrico Berlinguer

Non sono del tutto d’accordo con lei quando dice che non bisogna riferirsi al passato e soprattutto non sono d’accordo quando si mettono sullo stesso piano le responsabilità di chi ha governato e di chi è stato all’opposizione. A mio parere, le responsabilità maggiori sono sempre di chi governa, si tratti dell’Italia o si tratti anche della Polonia.

Io mi riferisco al passato perché c’è una esperienza di cui tener conto: da alcuni anni, anzi da parecchi anni, ci sentiamo dire ogni anno che se si rastrellano 8-10-15.000 miliardi, si risana la situazione dopo di che l’anno venturo ci si dice che bisogna rastrellarne non so quante migliaia in più.

Questo vuol dire che non si può avere il minimo di fiducia in chi ci governa, in chi amministra questi soldi che poi vengono rastrellati e che servono effettivamente a risanare la situazione.

Ing. Carlo De Benedetti

Dal punto di vista politico, se la diagnosi di tipo finanziario economico è più o meno corretta, in termini politici, qual è il contributo che il Partito Comunista è disponibile a dare verso il risanamento dell’Azienda Italia?

On. Enrico Berlinguer

Naturalmente il Partito Comunista non rifiuta neppure – di fronte ad un governo che giudica in modo così negativo come quello attuale, di fare le sue controproposte: le abbiamo presentate anche in parlamento sulla legge finanziaria.  E’ evidente tuttavia che la principale condizione politica perché possa farsi una effettiva politica di risanamento che deve essere una politica di rigore, ma al tempo stesso anche una politica di pulizia sul piano morale ed una politica di giustizia sociale, che cioè non faccia ricadere tutto il peso della rimessa in moto della macchina economica sulle classi lavoratrici e sugli operai, e che cambi radicalmente il personale politico, la classe dirigente che ha finora governato l’Italia. L’Alternativa democratica; è questa la condizione politica.

Cioè, noi non abbiamo la minima fiducia nel personale che in questi anni ha governato l’Italia.

Ing. Carlo De Benedetti

Questo mi pare chiaro dalle sue espressioni. Quello che vorrei capire è:  l’Alternativa. Io credo che questo Paese di fronte ai problemi di cui abbiamo parlato e di cui si parla tutti i giorni, non possa essere governato col 51%. Lo vediamo oggi con un 51% che è comunque in sintonia con il mondo internazionale, con la parte del mondo internazionale a cui siamo legati, tantomeno – secondo me – con un 51% di tipo “alternativo” e che quindi avrebbe anche problemi di tipo internazionale. Allora, mi consenta, visto che il 51% non basta, mi vuole dire la soluzione politica che lei propone rispetto a questo problema?

On. Enrico Berlinguer

Si è provato a governarlo con una maggioranza larghissima: tra il 1976 e il 1979 è esistita una maggioranza che credo comprendeva l’80%, quasi il 90%: è stato un esperimento che per alcuni periodi ha dato anche determinati risultati positivi, poi l’esperimento è fallito.

A questo punto, noi pensiamo che il Paese possa essere governato anche col 51%, ci si può augurare naturalmente che questa maggioranza sia anche più ampia.. .

Eugenio Scalfari

(…) Questa è una novità.

On. Enrico Berlinguer

Noi dicevamo che preferibilmente bisogna disporre di una maggioranza ampia, però dicevamo – e diciamo – soprattutto in questo momento – che anche con una maggioranza non ampia si può governare e si può anche governare bene, in alcuni paesi questo è stato dimostrato.

Naturalmente, non ricacciando tutti all’opposizione. In questo caso, si tratterebbe della Democrazia Cristiana sulla linea di opposizione reazionaria, ma cercando di mantenere, di lavorare noi stessi perché l’opposizione si mantenga su un terreno di opposizione democratica, costituzionale, del resto noi abbiamo dato l’esempio di una opposizione costituzionale: radicale nei contenuti e tuttavia che mai è uscita dal terreno democratico.

Bisognerebbe lavorare a fondo in questo senso, perché le masse che seguono la Democrazia Cristiana – e che naturalmente io mi auguro si riducano sempre più, non si spostino su posizioni di sovversione reazionaria.

Arrigo Levi

(…) C’è un problema di riduzione molto forte della spesa pubblica: come pensate di fare questo maggiore prelievo fiscale e con il consenso di quali altri partiti per una riduzione reale della spesa pubblica, di misure reaganiane (si intendono le iniziative di politica economica attuate dal Presidente Usa Ronald Reagan, ndr), come la affrontate?

On. Enrico Berlinguer

Non con una politica reaganiana: la politica reaganiana ha portato una certa riduzione dell’inflazione negli Stati Uniti e tuttavia ha portato ad una disoccupazione enorme che in parte, in alcune città americane, comincia a diventare povertà e miseria per coloro che vengono gettati sul lastrico.

Quindi, questo non è il rimedio che noi proponiamo e, del resto, sarebbe assurdo che si chiedesse ad un partito di sinistra, ad un partito operaio, di fare una politica reaganiana.

Arrigo Levi

La riduzione della spesa pubblica la fa anche Mitterrand in Francia, che ha un partito di sinistra con dentro i comunisti.

On. Enrico Berlinguer

Bisogna vedere che cosa riduciamo della spesa pubblica: prima di tutto, gli sprechi e gli sperperi della spesa rivolta unicamente – o quasi unicamente – a mantenere in piedi la macchina del potere democristiano e dei partiti alleati della Democrazia Cristiana. Questa è la prima spesa superflua.

Le pensioni fasulle, per esempio: che sono parecchie in Italia e che sono state date, in gran parte, per tenere in piedi la macchina del potere democristiano, cioè per avere più consensi, più voti ecc.. .

Per esempio, nel campo delle pensioni, si tratta di salvaguardare naturalmente un certo livello per tutti, ma si tratta di fare un’opera di disboscamento che elimini quelle che sono delle pensioni fasulle. E si tratta di fare, al tempo stesso, un’opera che ponga un limite – i tetti di cui si è parlato all’aumento delle pensioni – perché ci sono le pensioni da fame, ma ci sono anche le pensioni d’oro. E qui c’è l’opposizione della Democrazia Cristiana e del Partito Socialdemocratico; quindi, come vede, ci sono parecchie voci sulle quali si può incidere per spezzare quei meccanismi di spesa pubblica che comportano un continuo accrescimento del disavanzo dello Stato.

Arrigo Levi

Il Partito Comunista presenterà in Parlamento un progetto di legge finanziaria, di riduzione di tasse, di aumento di tasse o di riduzione di spese quantificato con numeri, con cifre? Perché noi abbiamo letto che gli emendamenti del PCI portavano ad un aumento del disavanzo della legge finanziaria di 19.000 miliardi.

On. Enrico Berlinguer

Noi abbiamo proposto sia aumenti che riduzioni. Noi, per esempio, proponiamo e questa è una delle misure fondamentali, che sia eliminato il fiscal drag, cioè il drenaggio fiscale che viene operato sui redditi da lavoro dipendente, che colpisce in modo particolare gli operai, perché riteniamo che questa sia una grave ingiustizia sociale, che come tale deve essere liquidata; e inoltre riteniamo che senza sanare questa ingiustizia sociale profondamente sentita dagli operai, è impossibile chiedere agli operai di contribuire in una qualche misura al risanamento della situazione, perché gli operai vedono che qui c’è una ingiustizia stridente, perché tutte le altre categorie sia sul piano fiscale, sia sul piano contributivo (contributi per la previdenza, contributi per la sanità) pagano delle aliquote molto inferiori a quelle che pagano gli operai.

Tutti i valori sono rovesciati nel nostro Paese: si dovrebbe premiare prima di tutto il lavoro operaio e invece si soffoca e si schiaccia soprattutto il lavoro produttivo.

Eugenio Scalfari

Quando lei dice “operai”, lei intende lavoratori dipendenti?

On. Enrico Berlinguer: 

Quando dico “operai”, dico prima di tutto operai.

Eugenio Scalfari

Non fa molta differenza: noi, per esempio, siamo dei lavoratori dipendenti e il fiscal drag lo sentiamo fortissimamente.

On. Enrico Berlinguer

Noi infatti siamo per l’eliminazione del fiscal drag. Cioè per quel recupero fiscale che viene mangiato dall’inflazione e non viene risarcito: questo è il fiscal drag.

Arrigo Levi, Eugenio Scalfari

Però questo aumenta il deficit.

On. Enrico Berlinguer

E noi siamo intanto perché si colpiscano i grossi patrimoni e le grosse fortune.

Eugenio Scalfari

Questo non basta, lei lo sa bene.

On. Enrico Berlinguer

Mi ricordo infinite discussioni con l’Onorevole La Malfa, il quale mi diceva sempre – quando io gli proponevo questa linea – “Questo non basta, non basta dal punto di vista quantitativo” ed io posso anche convenire che anche colpendo duramente grandi patrimoni e grosse fortune questo non basta, perché ci vuole ben altro dal punto di vista della somma che si tratta di mettere insieme, tuttavia con la storia che “questo non basta”, non si fa mai.

Tuttavia, questo è molto importante, dal punto di vista economico e dal punto di vista politico-psicologico perché se la gente finalmente vede che si colpiscono le grosse fortune ed i grossi patrimoni – e ce ne sono, e tanti in Italia – e se poi la gente vede che si fa pulizia, che si colpiscono gli evasori, che si colpisce la corruzione, io credo che si crei un’altra disposizione d’animo in tutto il Paese, tale che può anche accettare che anche altri redditi medi – e in una certa misura, anche redditi bassi – vengano in qualche misura intaccati, naturalmente proporzionalmente. Salvo restando, e questo per noi è un punto fermo, direi un vincolo per una qualsiasi politica economica e finanziaria, la difesa integrale dei salari e delle pensioni più basse, perché qui veramente non si può andare al di sotto del potere di acquisto reale, intendo.

Ing. Carlo De Benedetti

No, non mi ritengo totalmente soddisfatto Onorevole, mi scusi, io vorrei capire: (…) Oggi ci troviamo di fronte ad un fatto eccezionale se non vogliamo scivolare definitivamente fuori dall’ambito delle nazioni con cui siamo legati sia da un punto di vista delle nostre relazioni culturali, ma soprattutto dal punto di vista delle nostre relazioni commerciali, che poi questa è la cosa che mi pare più importante per il nostro Paese.

Io credo, l’obiettivo del Partito Comunista sia quello di mantenere la Democrazia nel Paese.

On. Enrico Berlinguer

Mi pare che abbiamo dato prova di essere profondamente attaccati a questo.

Ing. Carlo De Benedetti

Io non credo che senza provvedimenti di carattere straordinario sia possibile mantenere un regime democratico in questo Paese. E quindi, la progressione di cui lei parla: colpire i grandi patrimoni, fare pulizia morale ecc.. sono delle condizioni sicuramente necessarie ma non sufficienti, perché occorre un’operazione di amministrazione straordinaria del Paese. La mia domanda è: che contributo il Partito Comunista è disponibile a dare e a chi affiderebbe l’amministrazione straordinaria del Paese. (…) Dato che queste cose devono essere fatte e dato che devono essere fatte generalizzate, non possono essere solamente colpite le grandi fortune, sulle quali siamo d’accordo, ma sulle quali – ripeto – non sono sufficienti.

On. Enrico Berlinguer

“Siamo sempre d’accordo” però poi non lo si fa mai.

Arrigo Levi

(Si rivolge a De Benedetti, ndr) Ma qual è la risposta che tu vorresti avere, perché non ho capito quale risposta tu vorresti avere.

Eugenio Scalfari

Te la dico io la risposta, la risposta che lui vorrebbe avere a questa: il Partito Comunista si impegna a prendere il potere democraticamente e poi tassare duramente tutti quanti.

Ing. Carlo De Benedetti

(Si rivolge a Berlinguer, ndr)

Ci dev’essere qualcuno che la gestisce questa situazione. Voi dite: non abbiamo fiducia in chi ha portato il Paese al disastro. Vabbè, questa è una cosa che avviene anche aziendalmente, avendo un cambio di management, nel momento in cui ci sono disastri aziendali da affrontare… però non è più concepibile che lei dica che lo gestirà il Partito Comunista; io credo, che dovrà costruirsi una rete di alleanze nel Paese, lei ha parlato prima di alleanze produttive, che possono trovare il consenso necessario – il consenso non è solo nella classe operaia – abbiamo visto tanti casi in cui il consenso è un fatto più largo nel Paese, non è semplicemente riferito alla classe operaia.

On. Enrico Berlinguer

L’Alternativa è un obiettivo politico che noi pensiamo possa e debba essere raggiunto al più presto. Si possono immaginare anche delle fasi di passaggio: se ci sono degli uomini, dei gruppi politici, dei gruppi economici, i quali hanno delle proposte da fare e hanno il coraggio di colpire, come devono essere colpiti certi interessi: certi interessi economici e certi interessi politici, ritorno alla macchina del potere democratico cristiano, si facciano avanti. Noi siamo pronti ad esaminare le loro proposte.

(…)

Io quando parlo di Alternativa, parlo di governi senza la Democrazia Cristiana. Adesso parlo di una fase nella quale la gestione di determinate operazioni finanziarie ed economiche può essere affidata a uomini, a gruppi – in parte collegati coi partiti, in parte sganciati dai partiti – i quali diano quelle garanzie di credibilità, di fiducia, di pulizia morale che il personale politico che si è succeduto in questi anni, per l’uno o per l’altro motivo – non voglio dire che siano stati e siano tutti corrotti – non ha saputo dare o non è in grado di dare.

Arrigo Levi

Cioè un governo di salute pubblica, un governo del presidente, un governo di grandi tecnici, di grandi esperti, di grandi personalità e coscienze che faccia appello a voi, oltre che agli altri?

 

On. Enrico Berlinguer

Non solo di tecnici, anche di uomini politici, non parlerei puramente semplicemente di un governo di tecnici, ma un governo in cui siano presenti anche dei tecnici, degli uomini competenti anche al di fuori dei partiti, certamente.

Arrigo Levi

Non è esclusa questa ipotesi quindi.

On. Enrico Berlinguer

No, però nessuno l’ha proposta.

Arrigo Levi

Eugenio (Scalfari, ndr), la sta proponendo da tempo, non gli danno ascolto ma…

Ing. Carlo De Benedetti:

(A Berlinguer, ndr)

Abbiamo capito che lei l’accetterebbe come una soluzione di passaggio.

On. Enrico Berlinguer

Per adesso, c’è questo governo e per adesso c’è, mi consenta di ricordarglielo Ing. De Benedetti, c’è un atteggiamento della Confindustria che si lamenta molto di questo governo – e lei qui ha detto anche parole abbastanza dure sui provvedimenti che sono stati presi recentemente e che tuttavia, ha tendenza a sua volta – parlo dell’associazione degli industriali – a scaricare poi le sue difficoltà sulla classe operaia. In queste condizioni, il nostro primo dovere come Partito Comunista è di difendere la classe operaia e questo noi lo faremo fino in fondo.

Arrigo Levi

Se Eugenio (Scalfari, direttore di “La Repubblica“) uscisse con un titolo del tipo: “Berlinguer acconsente all’ipotesi di un governo di salute pubblica che faccia un risanamento finanziario delle dimensioni previste dall’Ingegner De Benedetti”.

On. Enrico Berlinguer

Ripeto, non è soltanto la questione delle dimensioni, è questione della equità sociale nella distribuzione del peso di questo carico che deve essere addossato alla comunità nazionale ed è questione poi delle finalità che si devono perseguire attraverso questo risanamento delle finanze pubbliche: questi soldi poi a che cosa devono servire? Devono servire a ripristinare tutto com’era prima, oppure devono servire ad avviare uno sviluppo di tipo diverso, più sano, più duraturo, in cui si possano aprire prospettive di lavoro, di occupazione soprattutto per i giovani; si possa, e qui convengo con lei, si possa portare l’Italia a sventare il rischio di essere retrocessa rispetto ai paesi industrializzati e portarla nelle prime posizioni, nella ricerca, nella produzione, nella produttività e così via. Ci deve essere un fine, un fine che mobilita, un fine che ottiene un consenso attivo da parte della popolazione, un progetto. Perché poi sempre nei calcoli degli economisti, degli industriali e qualche volta anche dei politici, si trascura quel fattore, che non è mai misurabile economicamente da un punto di vista quantitativo, che è dato dall’iniziativa mobilitatrice delle attività spaziali nell’attrarre i giovani verso la scia delle masse e dei ceti produttivi, le quali in un clima diverso lavorano di più, si impegnano di più, credono in qualche cosa, lavorano per un fine. E questo, anche da un punto di vista economico diventa un grande fattore di movimento, di progressione.

Ing. Carlo De Benedetti

È chiaro che un’opera di risanamento deve andare verso un obiettivo che non può essere altro che un obiettivo di sviluppo, però l’opera di risanamento è certamente un’opera di amministrazione straordinaria molto amara. Le dimensioni del problema sono tali per cui è inutile illudersi che questo problema possa essere risolto non toccando tutte le categorie del Paese. Naturalmente, lei dice: “in modo equo”, ed è sempre difficile realizzare l’equità, però credo in modo assolutamente largamente distribuito.

Il rimettere in moto la macchina dello sviluppo passa anche per delle concessioni riguardo all’argomento, per esempio, accumulazione che sono assolutamente indispensabili, verso le quali…

Arrigo Levi

Accumulazione da parte delle imprese?

Ing. Carlo De Benedetti

Accumulazione da parte delle imprese. Noi assistiamo ad un fatto: negli anni ’73/’81 il reddito reale che è andato al lavoro dipendente è aumentato del 29% in termini reali, il resto del reddito del Paese è sceso del 3%. Allora, evidentemente noi abbiamo avuto tre fasi nella politica economica italiana, nell’economia italiana:

a) Gli anni ’50 di grande accumulazione delle imprese b) Gli anni ’60 di vivere sostanzialmente dividendosi c) Gli anni ’70 in cui c’è stata una ripartizione a favore del lavoro dipendente che è stata assolutamente sproporzionata rispetto alle possibilità del Paese.

Adesso si tratta di riprendere la via dello sviluppo e dell’investimento, cioè la strada di una ricostituzione dei profitti sufficienti per mettere in moto un processo di investimenti che è l’unico che non ci obbligherà ad avere semplicemente delle opere di ristrutturazione delle imprese che è quello che abbiamo davanti: un’opera di ristrutturazione delle imprese continua che porterà quelli che sono fuori dal circuito del lavoro ad entrare e molti di quelli che sono nel circuito industriale ad uscire.

Questa non è una prospettiva per il Paese: non è una prospettiva per gli industriali, ma penso che non sia soprattutto una prospettiva per chi si considera rappresentante principale della forza operaia del Paese.

On. Enrico Berlinguer

Sì, però appunto per questo, la ricostituzione di certi margini di profitto e quindi di investimento non potete pensare di farla schiacciando col tallone di ferro la classe operaia. La cosa sarebbe non soltanto socialmente e, direi moralmente, inaccettabile ma persino impossibile in un Paese come l’Italia.

Io penso che sia necessaria una politica di salute pubblica, perché le minacce sono gravissime, a cominciare di quella di un crollo finanziario e quindi anche di un conseguente pericolo per la democrazia. Tuttavia, non penso che si possa pensare ad un progetto di salute pubblica che sia soltanto un progetto di risanamento finanziario; deve essere un progetto complessivo di sviluppo e di società, di nuova società, soltanto in questo senso, se sono chiari i fini, i fini di cambiamento, di progresso, di maggiore giustizia sociale, penso che un progetto di questo genere possa essere fatto proprio da una maggioranza sufficiente di lavoratori, di cittadini, di ceti produttivi, di giovani, ed essere avviato a soluzione.

Altrimenti, enunciare soltanto un progetto di risanamento finanziario pur perfetto o pur ben combinato che possa essere, non ha senso perché mancano le minime condizioni di agibilità.

Eugenio Scalfari

Sì, vede il problema qual è? Che quando poi si arriva a dire  “E qual è questo progetto di nuova società?”. Allora voi, fino ad alcuni anni fa indicavate un tipo di nuova società, che debbo dire.. non era molto accettabile dalla maggioranza degli italiani. Tant’è che voi stessi l’avete in buona parte revisionato. Però non si vede – e questo è il punto – quando si arriva a parlare con voi e a cercare di capire se siete una forza di governo.. una forza di governo, io capisco, che debba dire le finalità di tempo medio e di tempo lungo, ma poi deve dire: “Cosa propongo per l”83/84?”. Quello che credo ancora manchi al Partito Comunista è questa concretezza a termine breve, quando lei prima diceva: “Noi in una fase intermedia saremmo anche disposti ad accettare un governo diverso, un governo fatto da un gruppo sociale di produttori”, chiamiamolo così, il quale smantelli il sistema di potere attuale ecc.. .

Sì però, a questo eventuale gruppo illuminato di progressisti liberali, non so come definirli se non così, la prima cosa che gli viene in mente di fare è di imporre una politica, la quale finanziariamente sia estremamente rigorosa: tagliando in alto, tagliando in mezzo e anche un po’ estendendo al basso, seppur nel rispetto di quelle fasce minime.

Quando poi ci si confronta con questo, voi cosa rispondete in concreto? Ci state?

On. Enrico Berlinguer

Lei mi chiede di aderire ad un non meglio definito progetto di governo dei produttori che non saprei neanche bene che cosa potrebbe essere…

Eugenio Scalfari

Ho detto liberal progressisti, così ci intendiamo meglio.

On. Enrico Berlinguer

Intanto vorrei vedere fisicamente dove sono, chi sono, questi liberal progressisti. E poi ripeto, a parte che potrei richiamarmi ad un documento, del resto abbastanza lungo, secondo me, ma abbastanza approfondito, che abbiamo pubblicato in vista del nostro Congresso, in cui sono contenute le linee di una politica di respiro certamente e quindi – come si dice in termini economici – a medio e lungo periodo e al tempo stesso, sono indicate le misure che avviino questo progetto.

Io però non posso accettare che tutto si limiti al discorso “1983”, perché ripeto, ho sentito troppe volte dire “1982”, “1981” e via dicendo. Nel 1980, nel 1979, si diceva invece che tutto andava bene e noi eravamo fra quelli che invece dicevano: “badate, c’è in questo momento un’espansione e questa espansione è precaria e non andrà avanti”. Poi, si è cominciato a gettare l’allarme e mi sono sempre trovato di fronte a questi famosi progetti “5000 miliardi”, “6000 miliardi dopo di che si risanerà la situazione” e poi non si è risanato niente, anzi si è aggravato… dopo di che, io non sono soltanto uno studioso..

Arrigo Levi

(…) Noi non stiamo chiedendole di costituire un governo, ce n’è uno appena costituito che non avrà vita facile. La domanda di Eugenio Scalfari era… c’è un immediato, si parte dal 1983, non puoi partire da una prospettiva lontana, e lui voleva dire che la vostra prospettiva per il 1983 o non c’è, o non è convincente.

On. Enrico Berlinguer

Ma non è esatto che noi non presentiamo anche proposte per l’immediato, scendiamo anche su questo terreno: sulla legge finanziaria siamo scesi sul terreno di… in parte anche certamente di quello che si deve restituire agli operai: il fiscal drag. Ma in parte anche di quello che si può e si deve tagliare anche nel 1983, non solo ai redditi maggiori, ma anche sul piano della previdenza, sul piano della sanità e sul piano della spesa pubblica in generale. Quindi, scendiamo anche su questo terreno.

(…)

La linea guida principale deve essere prima di tutto la pace: è il bene supremo che bisogna salvaguardare per tutti, senza la pace non potremmo certo occuparci né di economia, né di giustizia sociale, né di democrazia. E questo riguarda tutto il mondo, tutti gli uomini e tutte le donne che vivono sul nostro pianeta.

La seconda linea guida penso debba essere quella della giustizia, se c’è la giustizia sociale, se la gente sente che si eliminano via via i privilegi, le prepotenze, gli abusi, questo può consentire anche i più grandi sforzi ed anche sacrifici per cercare di risolvere i problemi del mondo e di risolvere anche i problemi così acuti e così drammatici in cui si trova oggi la nostra Italia.

6 gennaio 1983

Adesso al lettore del 2024 spettano le riflessioni e le conclusioni politiche rispetto a quanto emerso dai contenuti di questo documento storico e rispetto agli avvenimenti del nostro recente passato, altamente connesso col nostro presente: un’Italia nel 1991 quarta potenza mondiale (e prima in quanto a risparmio privato -1); oggi ancora ottava forza ma falcidiata dalla globalizzazione costruita su deindustrializzazione, delocalizzazione,  precarietà, disoccupazione strutturale e bassi salari, e non a caso – bassi e sempre più scarsi servizi sociali.

Un debito pubblico enorme pompato dagli interessi passivi (nel solo 2023 abbiamo pagato oltre 78 miliardi – 2), che lo hanno raddoppiato nel decennio dopo il cosiddetto divorzio Banca Centrale/Tesoro (ossia l’avvenuta indipendenza dell’autorità centrale monetaria dal governo, 1981) di fronte al quale Berlinguer non batté ciglio, soprattutto dopo il ricatto politico di Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia, come  testimoniato pubblicamente dall’economista Nino Galloni nell’ormai lontano 2012.

L’Italia doveva essere pronta a tutti costi ad entrare al più presto nel sistema Euro, moneta privata che non emettiamo e non controlliamo.

Chi ha realizzato materialmente tutto questo? Gli eredi politici di Enrico Berlinguer, assieme a quel “gruppo illuminato di progressisti liberali” tanto caro a Scalfari e De Benedetti, che oggi – prima tessera del PD, partito erede di Berlinguer – potrebbe dirsi soddisfatto.

L’opera di amministrazione straordinaria molto amara” che invocava in tv nel 1983, è stata implementata a tutta forza grazie soprattutto al sostegno politico sinistro e ai tecnocrati cooptati quali esecutori materiali dell’establishment nazionale ed internazionale euroatlantico: Ciampi, Dini, Prodi, Monti, Draghi, solo per citare la prima fila.

Largo all’accumulazione ed ai grandi profitti a scapito dei redditi e dei salari; a scapito della vita della piccola media impresa e dell’economia reale nazionale. A scapito dello Stato Sociale e della libertà sostanziale.

A quaranta anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer si continuano a produrre a getto continuo – di taglio generalmente agiografico – libri, documentari, special tv, mostre; e molto presto, anche un film uscirà in anteprima al Festival del Cinema di Roma: Berlinguer. La grande ambizione (di Andrea Segre, con Elio Germano nelle vesti del politico sardo -3), a ottobre nei cinema.

 

Gli storici, i politici, i protagonisti del circo massmediatico che vanno per la maggiore hanno già dato la loro definitiva sentenza: ormai da tanti anni, il loro santo laico Enrico Berlinguer è una operazione di culto e marketing identitario di cui l’attuale politica ha bisogno, sia a sinistra che a destra, Meloni compresa (4). Con la figlia Bianca (Berlinguer) quale sacerdotessa dell’informazione mainstream.

Nella liquefazione sociale generale, le radici, i simboli ed i buoni sentimenti emanano, creano coesione e consenso, orientano, anche perchè possono, al contempo, anche dividere.

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Roma, febbraio 2024 – Giorgia Meloni alla Mostra dedicata a Berlinguer
Bianca Berlinguer debutta a Mediaset tra grandi ospiti Mauro Corona e una frecciatina alla Rai
Bianca Berliguer, giornalista televisiva, oggi a Mediaset

Il mito non ha mai responsabilità, colpe, difetti, come invece ce li abbiamo tutti noi terrestri.

E anche Enrico Berlinguer era parte di un sistema in rapido cambiamento. Forse si è trovato a cavallo della tigre, forse ha provato a domarla e potrebbe essere che sia pure stato, ad un certo punto – dopo i fatti del Cile, dopo l’uccisione di Moro e la scoperta della P2 – politicamente domato. Questo non lo sapremo mai.

Mentre ci arrivano notizie disastrose dall’Ucraina e dalla Russia, intanto ci godiamo lo stare al sicuro nella NATO, parole più che famose quelle di Berlinguer:

Insomma, il Patto Atlantico può essere anche uno scudo utile per costruire il socialismo nella libertà…

Io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico «anche» per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra autonomia (5).

 Corriere della Sera, 15 giugno 1976

D’altronde siamo un paese occupato dal 1943 e la Guerra Fredda ci è costata cara, una scia di sangue e di lutti senza pari in Europa;  e oggi, lo status di colonia angloamericana gestito dal personale politico che ci ritroviamo potrebbe costarci ancora di più. Per fortuna che abbiamo ancora dalla nostra il “gruppo illuminato di progressisti liberali”, quell’establishment che nella politica, nell’economia, nelle istituzioni, nella produzione e diffusione della propaganda, ha gestito finora le fasi cruciali della nostra vita nazionale degli ultimi quaranta anni: beati noi. Che continueremo a salvare l’Italia.

Berlinguer morì prematuramente per un ictus in quel di Padova, l’11 giugno 1984, quattro giorni dopo aver tenuto un comizio durante una manifestazione elettorale.

Fa ancora strano sentir pronunciare dalla sua viva voce parole come queste:

“Se la gente sente che si eliminano via via i privilegi, le prepotenze, gli abusi, questo può consentire anche i più grandi sforzi ed anche sacrifici per cercare di risolvere i problemi del mondo e di risolvere anche i problemi così acuti e così drammatici in cui si trova oggi la nostra Italia”.

Sacrifici? Anni e anni di sacrifici, decenni di sacrifici per chi e cosa? Ce lo ha detto poco fa il capitalista Carlo De Benedetti, e chi – come lui – ci ha perso (o meglio, ha guadagnato di meno) in quegli anni: quando ancora non potevano globalizzare, ma erano costretti dallo Stato a redistribuire gran parte dei loro profitti in tasse e salari.

E questo Berlinguer lo sapeva sicuramente. Mentre i nostri sacrifici continuano.

Di Jacopo Brogi

14.08.2024

NOTE

(1) = https://www.milanofinanza.it/news/risparmio-l-italia-supera-il-giappone-ed-e-prima-al-mondo-1090548

(2) = https://www.istat.it/it/files//2024/04/Notifica_22_04_2024_finale.pdf

(3) = https://repubblica.it/spettacoli/cinema/2024/07/18/news/berlinguer_elio_germano_festa_cinema_roma-423402058/

(4) = https://www.ilmessaggero.it/politica/l_applauso_berlinguer_riporta_un_altra_politica_quel_rispetto_nemici-8085948.html

(5) = https://www.enricoberlinguer.it/enrico/le-idee/l%E2%80%99impegno-per-la-pace/mi-sento-piu-sicuro-nel-patto-atlantico/ 

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