Barnard: nessuna certezza da tamponi e test sierologici

Allora, facciamo “non-chiarezza” sui tamponi e sui test per il Cov-2. Non è una battuta, perché nella scienza c’è una confusione tremenda, su questi test, e voi cittadini dovete assolutamente sapere le cose, per essere informati su cosa vi fanno. Ho fatto una raccolta dei dati affidabili, nella più alta letteratura scientifica possibile (”New England Journal of Medicine”, “The Lancet”, “Science”, “Mit Technology Review”), e cerco si spiegarmi nella maniera più semplice. I test per rilevare il Cov-2 (che è il nome del virus) e la Covid-19 (che è il nome della malattia) sono due: il tampone, nasale o laringo-faringeo, e l’esame del siero sanguigno. I tamponi sono validi per trovare il Cov-2 attivo nella persona “adesso”; perché, sul tampone, viene fatto l’esame Rt-Pcr, che rileva i pezzi di Rna virale, specifici proprio del Cov-2; poi li amplifica, e li vede con una buona precisione, al netto di qualche possibile errore. Quindi, un tampone Rt-Pcr “positivo” ti dice che hai il virus “adesso”; ma se tu l’hai avuto in passato, la Rt-Pcr non lo vede più, e dà “negativo”. Può sembrare una buona notizia, ma invece c’è un grosso problema. Un soggetto che esce “negativo”, dal tampone, non sarà mai se, in passato, ha avuto il contagio, oppure no. Quindi non saprà mai se in questo momento è immune, o no. In soldoni, essere “negativi” all’Rt-Pcr ci dice per certo che non siamo spargitori di contagi “adesso”, a non ci assicura che domani non ci contageremo.
Per capire se uno è mai stato contagiato, e se ha sviluppato la famosa immunità, va fatto l’esame sierologico (l’esame del sangue). Ma, anche qui, le cose non sono sicure – per niente. I test sierologici del momento, se l’esito è “positivo” rilevano di sicuro la presenza, nel soggetto, di anticorpi ai coronavirus – che sono una classe, una famiglia di virus molto noti, che possono procurare problemi che vanno dal semplice raffreddore alla Sars. Ma i test sierologici hanno difficoltà a rilevare con precisione proprio gli anticorpi specifici, relativi al solo Cov-2. E questo è il grande problema. C’è una gara frenetica, fra le “biotech corporations”, per produrre oggi un test sierologico che sia totalmente affidabile, in questo – cioè: che, di certo, risponda solo agli anticorpi del solo Cov-2. Infatti, nessuno dei test sierologici in circolazione dà questa certezza. Si parla di possibili errori: potrebbero dirti che sei “positivo al Cov-2″, mentre in realtà sei “positivo” a qualsiasi altro coronavirus. Nei test, si parla di errori in percentuali rilevanti, dal 20% in su. Il problema è quello della “cross reactivity”, cioè: nel coronavirus del raffreddore, in quello della Sars e in quello del Cov-2, gli aminoacidi delle “spike” che spuntano dai virus (la loro “corona”), sono identici al 60-70%, per cui il sistema immunitario si sbaglia facilmente.
I problemi del test sierologico, poi, non finiscono qui. Se risulti “positivo” agli anticorpi ma stai bene, non sai se sei ancora infettivo o meno. Quindi è difficile dirti: «Tu non sei più un pericolo per gli altri, torna pure a lavorare». Né sai se sei “positivo” agli anticorpi, se per caso sei a poche ore dallo scoppio della malattia. Solo l’essere “positivo” al test sierologico e stare bene (ma da lungo tempo) ti dice che, probabilmente, sei diventato immune. Ma ancora non si sa quanto duri, un’immunità al Cov-2: in letteratura scientifica c’è chi dice che duri solo un mese, c’è chi dice di più (non si sa). Infine, se sei nei primi giorni del contagio – cioè: ti sei infettato ieri sera, e oggi pomeriggio fai l’esame sierologico – l’esame non vede ancora gli anticorpi, perché il sistema immunitario ci mette del tempo, a comparire sulla scena. Quale sarebbe, allora l’ideale? Sarebbe: risultare “positivi” al test sierologico, ma “negativi” al tampone Rt-Pcr. Spiego: col test sierologico “positivo” sai che sei stato esposto a un coronavirus (e speri che sia questo Cov-2, e non un altro), ma una Rt-Pcr “negativa” ti dice – di certo, o quasi – che non l’hai più. Al momento, purtroppo, le cose stanno così. Certezze assolute non ce ne sono: zero.
Oggi, poi, c’è una corsa frenetica ad approvare dei test (sia tamponi, che esami sierologici) che vadano di fretta. Però, più vanno in fretta, e meno sono accurati – cioè: non c’è “validation”, come si dice in termini scientifici. Pensate che una Rt-Pcr fatta bene ci mette delle ore; e va ripetuta due volte, per avere due “positivi” (o due “negativi”) consecutivi. Quindi occorrono giorni, per avere il risultato. Quanto ai test sierologici, abbiamo visto i problemi che hanno. Quando vi dicono che stanno uscendo questi kit che in 5 minuti rivelano se hai il coronavirus o no, vi raccontano delle clamorose balle. Questi kit non sono affidabili, e non lo saranno fino a che la tecnologia non sarà andata molto avanti. Questo è lo stato delle cose, ora ne siete informati. Mi dispiace non potervi tranquillizzare di più, ma questa è la situazione.
(Paolo Barnard, “Facciamo la non-chiarezza su tamponi e test Cov-2″, video pubblicato su YouTube il 5 aprile 2020 e ripreso da “Come Don Chisciotte”).

Allora, facciamo “non-chiarezza” sui tamponi e sui test per il Cov-2. Non è una battuta, perché nella scienza c’è una confusione tremenda, su questi test, e voi cittadini dovete assolutamente sapere le cose, per essere informati su cosa vi fanno. Ho fatto una raccolta dei dati affidabili, nella più alta letteratura scientifica possibile (”New England Journal of Medicine”, “The Lancet”, “Science”, “Mit Technology Review”), e cerco si spiegarmi nella maniera più semplice. I test per rilevare il Cov-2 (che è il nome del virus) e la Covid-19 (che è il nome della malattia) sono due: il tampone, nasale o laringo-faringeo, e l’esame del siero sanguigno. I tamponi sono validi per trovare il Cov-2 attivo nella persona “adesso”; perché, sul tampone, viene fatto l’esame Rt-Pcr, che rileva i pezzi di Rna virale, specifici proprio del Cov-2; poi li amplifica, e li vede con una buona precisione, al netto di qualche possibile errore. Quindi, un tampone Rt-Pcr “positivo” ti dice che hai il virus “adesso”; ma se tu l’hai avuto in passato, la Rt-Pcr non lo vede più, e dà “negativo”. Può sembrare una buona notizia, ma invece c’è un grosso problema. Un soggetto che esce “negativo”, dal tampone, non sarà mai se, in passato, ha avuto il contagio, oppure no. Quindi non saprà mai se in questo momento è immune, o no. In soldoni, essere “negativi” all’Rt-Pcr ci dice per certo che non siamo spargitori di contagi “adesso”, a non ci assicura che domani non ci contageremo.

Per capire se uno è mai stato contagiato, e se ha sviluppato la famosa immunità, va fatto l’esame sierologico (l’esame del sangue). Ma, anche qui, le cose non sono sicure – per niente. I test sierologici del momento, se l’esito è “positivo” rilevano di Paolo Barnardsicuro la presenza, nel soggetto, di anticorpi ai coronavirus – che sono una classe, una famiglia di virus molto noti, che possono procurare problemi che vanno dal semplice raffreddore alla Sars. Ma i test sierologici hanno difficoltà a rilevare con precisione proprio gli anticorpi specifici, relativi al solo Cov-2. E questo è il grande problema. C’è una gara frenetica, fra le “biotech corporations”, per produrre oggi un test sierologico che sia totalmente affidabile, in questo – cioè: che, di certo, risponda solo agli anticorpi del solo Cov-2. Infatti, nessuno dei test sierologici in circolazione dà questa certezza. Si parla di possibili errori: potrebbero dirti che sei “positivo al Cov-2″, mentre in realtà sei “positivo” a qualsiasi altro coronavirus. Nei test, si parla di errori in percentuali rilevanti, dal 20% in su. Il problema è quello della “cross reactivity”, cioè: nel coronavirus del raffreddore, in quello della Sars e in quello del Cov-2, gli aminoacidi delle “spike” che spuntano dai virus (la loro “corona”), sono identici al 60-70%, per cui il sistema immunitario si sbaglia facilmente.

I problemi del test sierologico, poi, non finiscono qui. Se risulti “positivo” agli anticorpi ma stai bene, non sai se sei ancora infettivo o meno. Quindi è difficile dirti: «Tu non sei più un pericolo per gli altri, torna pure a lavorare». Né sai se sei “positivo” agli anticorpi, se per caso sei a poche ore dallo scoppio della malattia. Solo l’essere “positivo” al test sierologico e stare bene (ma da lungo tempo) ti dice che, probabilmente, sei diventato immune. Ma ancora non si sa quanto duri, un’immunità al Cov-2: in letteratura scientifica c’è chi dice che duri solo un mese, c’è chi dice di più (non si sa). Infine, se sei nei primi giorni del contagio – cioè: ti sei infettato ieri sera, e oggi pomeriggio fai l’esame sierologico – l’esame non vede ancora gli anticorpi, perché il sistema immunitario ci mette del tempo, a comparire sulla scena. Quale sarebbe, allora l’ideale? TestSarebbe: risultare “positivi” al test sierologico, ma “negativi” al tampone Rt-Pcr. Spiego: col test sierologico “positivo” sai che sei stato esposto a un coronavirus (e speri che sia questo Cov-2, e non un altro), ma una Rt-Pcr “negativa” ti dice – di certo, o quasi – che non l’hai più. Al momento, purtroppo, le cose stanno così. Certezze assolute non ce ne sono: zero.

Oggi, poi, c’è una corsa frenetica ad approvare dei test (sia tamponi, che esami sierologici) che vadano di fretta. Però, più vanno in fretta, e meno sono accurati – cioè: non c’è “validation”, come si dice in termini scientifici. Pensate che una Rt-Pcr fatta bene ci mette delle ore; e va ripetuta due volte, per avere due “positivi” (o due “negativi”) consecutivi. Quindi occorrono giorni, per avere il risultato. Quanto ai test sierologici, abbiamo visto i problemi che hanno. Quando vi dicono che stanno uscendo questi kit che in 5 minuti rivelano se hai il coronavirus o no, vi raccontano delle clamorose balle. Questi kit non sono affidabili, e non lo saranno fino a che la tecnologia non sarà andata molto avanti. Questo è lo stato delle cose, ora ne siete informati. Mi dispiace non potervi tranquillizzare di più, ma questa è la situazione.

(Paolo Barnard, “Facciamo la non-chiarezza su tamponi e test Cov-2″, video pubblicato su YouTube il 5 aprile 2020 e ripreso da “Come Don Chisciotte“).

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