Leviathan, quando la ragione è ubriaca

All’epoca della sua uscita, maggio 2015, su Internazionale abbiamo parlato molto di Leviathan, film di Andrej Zvjagintsev, arrivato in Italia dopo aver fatto il giro del mondo ed essersi guadagnato il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes e una nomination all’Oscar (dove fu battuto da Ida di Paweł Pawlikowski). Goffredo Fofi scriveva che nella storia di Kolja, un meccanico che finisce in rotta di collisione con gli interessi del sindaco odioso e corrotto della cittadina affacciata sul mare di Barents, “si respira l’aria della grande letteratura russa dell’ottocento”.

Il sindaco vuole espropriare la casa dove la famiglia di Kolja vive da generazioni per demolirla. Il disgraziato si oppone come può, ma ogni suo tentativo finisce per peggiorare le cose. Rivedendo il film ho capito meglio perché Zvjagintsev ha detto e ripetuto che il suo film non era pensato come una critica alla Russia di Vladimir Putin. Del resto l’arroganza delle autorità, i metodi intimidatori e mafiosi, non sono certo una peculiarità russa. Mi è sembrato un film che racconta cosa succede quando la ragione cede il passo alla superstizione o ad altri espedienti per fuggire dalla realtà, come per esempio la vodka a secchi. Il film è disponibile su Mubi per qualche giorno, altrimenti a noleggio.

Leviathan
Di Andrej Zvjagintsev. Con Aleksei Serebryakov, Elena Lyadova, Vladimir Vdovichenkov, Roman Madyanov. Russia 2014, 140’. Su Mubi.

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