DI TONGUESSY
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Si sta affermando una prassi sociale che pretende di dare a certe minoranze il potere delle maggioranze. La cosa non deve stupire dato che è in atto il ritorno al (post)feudalesimo, quel regime sociale che, archiviata la pratica democratica, fa da svariati anni affidamento sui “tecnici” in grado di trasformare lo Stato in azienda e organizzarlo in modo da verticalizzare i profitti e impoverire la base. Partendo da Berlusconi, capostipite dell’aziendalizzazione dello Stato ma ancora frutto di una qualche forma di democrazia, siamo passati per Monti e oggi approdati a Conte bypassando qualsiasi partecipazione popolare.
Se il consenso sociale prevede il consolidamento delle regole che la maggioranza ed il buon senso hanno messo in atto per preservare tanto i diritti delle varie componenti che il buon andamento, il postfeudalesimo prevede l’esatto contrario, ovvero la prevaricazione da parte di una minoranza ai danni della maggioranza o anche solo di altre minoranze aventi identici diritti. E’ il trionfo delle filosofie elitistiche che inchiodano il coperchio della bara delle condivisioni sociali per innalzare le minoranze a decisori unici delle dinamiche relazionali.
A questo punto una piccola precisazione sulla questione stradale: così come esiste la catena alimentare che vede in cima alla piramide i predatori alfa (o superpredatori), esiste anche la catena stradale composta da tutti gli utilizzatori di strade pubbliche e che ai vertici ha i mezzi più ingombranti e possenti: gli autoarticolati. Il codice stradale prevede che ogni categoria possa usufruire del pubblico asfalto a patto di rispettare la convivenza tra le varie categorie di utenti con lo scopo di evitare quindi ogni possibile incidente.
Insomma si da per scontato che in cima a questa piramide ci siano i camion (meno vulnerabili) e alla base i pedoni (più vulnerabili). Va da sé che i pedoni abbiano bisogno di attenzioni particolari quali le strisce pedonali illuminate di sera.
E se invece fosse il contrario? Se grazie alla filosofia elitistica i pedoni si fossero impossessati, moderni postfeudatari, di spazi che non competono loro e che sovvertono l’ordine delle cose?
Se i pedoni, come altre categorie minoritarie, si fossero impadroniti di ruoli e funzioni che in altri tempi (pur recenti) erano prerogative di gruppi numericamente superiori allo scopo di spianare la strada ai padroni del vapore, dando consistenza alle sicumere e alle prevaricazioni tipiche del feudalesimo dantan?
Almeno una volta esisteva la figura del re taumaturgo che, grazie alla propria discendenza divina, con la sola imposizione della mano riusciva a guarire ogni malanno. Oggi i taumaturghi sono relegati agli anfratti delle versioni fantasy della Storia, che ormai ha definitivamente abbandonato l’idea della guarigione aggratis. Le malattie sociali sono invece free.
No, se taumaturgico è sinonimo di soprannaturale oggi esiste solo il suo contrario, il traumaturgico: quintessenza della volgarità che nell’ordinarietà della prevaricazione fa trovare alla nobiltà postmoderna linfa vitale. Bisogna fregarsene di tutto e di tutti e avanzare a sgomitate e sgambetti per sostanziare i propri poteri traumaturgici.
Si arriva così al pedone, vero simbolo del “debole” (tra l’altro è il pezzo della scacchiera sacrificabile senza troppe conseguenze) che assurge a ruolo iconoclastico del postfeudalesimo.. Le “minoranze rumorose” in contrapposizione alle “maggioranze silenziose” dettano ormai legge in osservanza dei dettami postdemocratici: “ La democrazia sfida i privilegi di classe in nome delle classi subordinate; la postdemocrazia nega l’esistenza di entrambi, privilegi e subordinazione” (Colin Crouch). Ecco spiegato in due parole il ruolo delle elites: impossessarsi radicalmente dei diritti delle maggioranze attraverso la prassi traumaturgica. I diritti delle maggioranze sono arnesi obsoleti come le ideologie; oggi valgono solo i diritti legati all’inferiorità numerica. LGTB e minoranze varie, amministratori delegati compresi, sono discriminati da nefasti retaggi di altre ere e oggi è necessario rovesciare tali criteri. Un abominio contro cui in altri tempi si sono svolte sanguinose rivolte e rivoluzioni ma che i tempi attuali sono stati in grado di interiorizzare magnificamente. Viviamo in una società postpoliziesca, dove ogni appartenente di una qualche minoranza in virtù dei principi postdemocratici si sente in diritto di imporre i malsani interessi della elite a cui appartiene.
I pedoni sono un ottimo esempio di tale società postpoliziesca. Episodio di oggi: un pedone mi attraversa la strada col semaforo rosso e invece di fermarsi dove sarebbe giusto prosegue urlandomi di “andare più piano”. Non è che andassi oltre i limiti consentiti, ma andavo oltre il limite che concede ad un passante idiota di attraversare impunemente con semaforo rosso. Ecco i diritti delle elites che diventano precetti postpolizieschi.
Episodio di ieri: pista ciclabile/pedonale, io in bici mentre la mamma lancia l’aquilone ed il padre segue la madre, incapace di farlo volare. In mezzo alla stradina, frastornato, sta un bimbo di circa 5-6 anni. Urlo “attenzione!”. Immancabile la risposta paterna: “vai più piano!”
Tutto l’universo deve ruotare attorno ai bisogni delle elites, dal MES che rifinanzia i fallimentari investimenti delle banche tedesche agli italici pedoni. La matrice è la medesima: accordare una superiorità morale ai numericamente inferiori.
Altro episodio, altra pista ciclabile/pedonale: ad un certo punto un pedone decide di fare stretching con gli arti superiori occupando istantaneamente tutta la carreggiata. Arrivo io e fortunatamente non cado; spero di avergli spaccato qualcosa. Oppure runners che cuffie in testa affiancati occupano tutta la pista; inutile urlare, non sentono. Poi la solita manfrina: “vai più piano”.
Donna con cane nella ciclabile intenta a cazzeggiare col telefonino, con il cane che grazie al guinzaglio allungabile arriva all’altro estremo della pista mentre arrivo io in bici. Sapete come va a finire? “Vai più piano!”
Ora potete sostituire “Vai più piano” con qualcosa che abbia sempre a che vedere con gli interessi delle elites e troverete quella matrice sociale che sto tentando di descrivere. “Ce lo chiede l’Europa” ad esempio.
Tutto questo mi ha portato a comprendere che i rischi relativi ai camion sono inferiori rispetto ai rischi con i pedoni. Quando sono in bici preferisco le camionabili alle piste miste ciclabili/pedonali.
I camionisti sanno essere più gentili con i ciclisti rispetto a certi podisti, che dio li maledica.
La morale di questa storia è che non esistono più regole condivise in quanto socialmente utili per migliorare la vita della collettività. No, in postdemocrazia esiste il diritto della postpolizia: decidere di volta in volta come interpretare le situazioni in base al proprio tornaconto personale, lanciando così la società in un baratro normativo. Rivendico quindi il diritto della maggioranza di dettare legge sulle minoranze, tentando pure di coesistere con le loro esigenze ma ricordando come essa debba necessariamente godere di quei diritti che la democrazia garantisce. Rivendico il mio diritto di mandare a quel paese qualsiasi esponente delle elites (siano esse podistiche che bancarie e finanziarie) quando lede i diritti della maggioranza. Rivendico infine il mio diritto di obbligare le minoranze a rispettare il ruolo che compete loro, in subordine ai diritti delle maggioranze.
Certe elites sono infide e subdole, sono la termite che mina alle basi la solidità dell’edificio della coesione sociale così pazientemente costruito e sembra abbiano l’unico fine di soddisfare gli speculatori del sofisma e gli ermeneuti della postdemocrazia. Sono i post-untori della peste che ha inquinato i rapporti semantici prima che sociali, gli infami che amano fare il lavoro sporco, i portavoce del NWO che vuole mettere definitivamente in soffitta tutte le conquiste democratiche degli ultimi settantanni per dare spazio all’arroganza dei piccoli numeri; sono i veri servi dello Stato di postpolizia ed il loro compito è normalizzare le opinioni e le volontà delle elites.
E’ la rivincita con vittoria a tavolino degli arroganti che pretendono di regnare su un mondo ormai diventato grazie a loro una discarica emotiva.
Certi pedoni, runner, ciclisti etc.. sono gli esecutori ideali messi in campo da quel manipolo di miliardari che ha deciso che la totalità degli abitanti di questo altrimenti felice pianeta debbano vivere infelicemente, ed iniettano nell’immaginario collettivo massicce dosi di conflitti in ragione della trasformazione degli Stati da enti sociali a società per azioni guidati non più da rappresentanti del popolo ma da emissari designati dal consiglio di amministrazione del NWO. Di più: sono la prova di quanto in profondità anche da noi si sia incistata l’idea di destino manifesto di matrice tipicamente puritana: io ho il diritto di annettermi aree esistenziali altrui allo scopo di redimere e rimodellare il mondo a vantaggio delle minoranze di cui faccio parte, tipica redenzione di ispirazione divina . Gli uomini laici invece si accordano convenientemente secondo altri principi quali i vari codici, non ultimo quello stradale.
“Non si è mai sentito come uno di quei pedoni rimasti indietro, abbandonati in un angolo della scacchiera, che odono spegnersi il rumore della battaglia, mentre si sforzano di restare in piedi, chiedendosi se c’è ancora un re da continuare a servire?” – Arturo Perez-Reverte
Tonguessy
Fonte: www.comedonchisciotte.org
9.05.2020