Domenica sera, con un post sui social e senza nemmeno avvisare i colleghi, il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia ha annunciato che una sua proposta fatta un mese fa ha infine portato a un accordo con il presidente dell’associazione dei comuni (ANCI) Antonio Decaro. Con il potere conferito da una pettorina, 60 mila volontari aiuteranno i sindaci a mantenere l’ordine nei comuni. 24 ore più tardi il Ministro non ha ancora chiarito i dettagli dell’operazione, che già rischia di generare altro malcontento sociale in un paese devastato dalla disoccupazione. Se il Ministro Boccia volesse darsi ancora del tempo per delineare i contorni del suo piano insieme al sindaco Decaro, ci sono alcune domande che si stanno facendo in tanti e che potrebbero aiutarlo.
Chi e come selezionare? Con quali requisiti?
Decaro, venuto in soccorso a Boccia, crea opportunisticamente confusione: paragona quei cittadini che negli ultimi due (quasi tre) mesi hanno creato brigate attive di solidarietà intervenendo dal basso laddove lo Stato è colpevolmente assente, agli assistenti civici volontari che il Ministro vuole far sfruttare dallo Stato. Il Ministro ha parlato in modo generico di un bando, senza spiegare quali saranno i requisiti necessari per essere scelti. Ma per gestire un’emergenza e le inevitabili tensioni connesse ci vuole un’adeguata preparazione, una preparazione che non si ottiene in poco tempo. Far credere invece a cassaintegrati e percettori del reddito di cittadinanza, indipendentemente dal senso civico e dal bagaglio di conoscenze di ognuno, di poter diventare nuovi detentori di potere significa illuderli che lo Stato tornerà in futuro a fare qualcosa per loro, magari ricompensandoli con un lavoro vero. Ossia ricattandoli e aumentando il conflitto sociale con chi non verrà reclutato. Credendo nuovamente di far bene, Decaro ha detto: «Ai sindaci non interessa come arriveranno i volontari, vogliamo solo una mano a gestire un momento difficile». Invece questo processo di selezione dovrebbe interessarci. Ma poi, non sarebbe stato meglio stipendiare adeguatamente degli esperti di gestione delle crisi, magari già presenti all’interno delle tante task force attivate, e chiedere loro di coordinare altre figure da assumere ben prima, all’inizio dell’epidemia? Perché farlo ora che le persone tornano a popolare le strade e le spiagge?
Cosa faranno i volontari?
Tra i compiti dei volontari ci sarà quello di segnalare a vigili e forze dell’ordine a chi chiedere i documenti perché sospettato di non rispettare le regole. Ma il distanziamento sociale si ottiene solo dotando gli esercizi di misure predisposte da esperti, non con l’approssimazione degli ultimi arrivati. E questo è il modo migliore per ricompensare solo coloro i quali tra più vulnerabili durante la quarantena non sono stati altro che delatori dei propri vicini di casa e farli diventare protagonisti di un gioco tra guardie e ladri che non conviene a nessuno giocare.
Perché ancora lavoro gratuito?
È ora di finirla con la retorica del lavoro gratuito spacciato per volontariato. Ne abbiamo già diversi pessimi esempi: migranti costretti ad accettarlo per avere in cambio un posto letto, studenti in alternanza scuola-lavoro presso le multinazionali, volontariato come prassi nei beni culturali, lavoro gratuito in televisione, università che chiedono a dottorandi e ricercatori molto di più di quello che dovrebbero fare. Lo Stato dovrebbe assumere subito almeno una parte dei disoccupati causati dalla pandemia, perché il lavoro gratuito è un ossimoro che le istituzioni per prime dovrebbero condannare, anziché promuoverlo ad ogni occasione.
Quali sono gli effetti del distribuire potere a caso?
Creare nuovi sceriffi, soprattutto dopo l’eco mediatica internazionale di certi eccentrici amministratori locali, è un insulto anche a quelle persone che pur lavorando nelle forze dell’ordine sono contrarie ai soprusi e alla violenza poliziesca. Di nuovo, lo Stato illude una parte dei suoi cittadini di poter finalmente dominare e reprimere, evidenziando le disuguaglianze che tanto hanno pesato nella pandemia. Non si sta operando in nessun modo per la costruzione della responsabilità collettiva, ma si affida a 60 mila persone a caso il giudizio dei comportamenti quotidiani altrui. Beninteso, il rispetto di chiare norme di sicurezza indicate dai medici è un dovere di tutti ed è essenziale che avvenga, ma sicurezza e ossessione securitaria sono concetti distinti e distanti, e diversi sono i modi per ottenerle. C’è il rischio di reazioni anche violente, perché gli assistenti civici non sono autorità e non sono visti come tali. Stiamo invece scatenando la guerra tra poveri in un contesto di povertà crescente, dove abbiamo già visto amministrazioni locali intervenire negando ad alcuni persino la possibilità di fare la spesa e costringendo (questa volta con lavoro retribuito) i tribunali ad intervenire per garantire i diritti di tutti.