L’estate passata ha registrato in Bulgaria delle mobilitazioni di massa come non si vedeva da decenni nel paese. La gente è scesa in piazza per esprimere il proprio malcontento contro il governo del primo ministro Borisov, visto come emblema di un potere strettamente legato agli oligarchi e distante dai problemi delle persone. A questo si aggiunge il contesto di ingiustizia sociale del paese e dei limiti strutturali del sistema sanitario che ha affrontato l’emergenza sanitaria legati al Covid-19. Anche negli ultimi giorni ci sono state proteste di piazza nel paese, come è avvenuto domenica 4 ottobre a Sofia. Abbiamo parlato di questa situazione insieme a Jana Tsoneva, sociologa che vive nella capitale bulgara e membro fondatore della Ong KOI, che si occupa di ricerca e pubblicazioni in campo sociologico, filosofico ed umanistico in generale.
Quali sono i settori della società prevalenti che hanno animato ed animano tutt’ora le strade della protesta in Bulgaria?
In questo momento le manifestazioni sono per lo più concentrate a Sofia anche se, dopo ottanta giorni consecutivi di proteste, si stanno comprensibilmente restringendo in termini di partecipazione. Ci sono raduni giornalieri e ogni tanto una manifestazione più massificata.
La mia impressione è che non siano stati molto diversi tra loro in termini di classe: per lo più classe media, professionisti, “cittadini attivi” e simili, ma a differenza delle proteste del 2013, non esprimono un’ideologia di classe media esclusivista. Il loro linguaggio è molto più apertamente “populistico” rispetto al 2013, con i grandi comizi di cui si è parlato sopra, chiamati “grandi sommosse popolari”. La prima “grande rivolta popolare” è avvenuta il 2 settembre, per fermare il tentativo del governo di costringere il Parlamento a discutere una nuova bozza di costituzione in modo da poter ottenere un po’ più di tempo al potere.
Per cambiare la costituzione, è necessario convocare una Grande Assemblea Nazionale e così la protesta del 2 settembre ha respinto questo tentativo. Diverse migliaia di persone si sono presentate, è stato davvero impressionante. Anche alcuni ultras hanno risposto al grido di protesta e hanno iniziato a scontrarsi con la polizia. Alcuni dicevano che fossero lì proprio per aiutare la polizia perché la polizia ricambiava con violenza indiscriminata e attacchi di rappresaglia contro i manifestanti pacifici. Personalmente non credo che gli ultras abbiano fatto un favore alla polizia, perché la protesta pubblica contro la violenza della polizia è stata massiccia.
Purtroppo, manifestanti e sindacati non sono riusciti a trovare un accordo su un terreno comune per mobilitarsi insieme, il che non farà altro che danneggiare entrambi a lungo termine. E mi viene subito in mente un terreno così poco esplorato: chiedere uno sciopero nazionale, come accaduto in Francia per esempio. Se la legge permettesse lo sciopero nazionale, darebbe impulso alla protesta, perché alcune manifestazioni si svolgono durante il giorno e la gente non può lasciare il posto di lavoro. La presenza dei sindacati aiuterebbe anche la protesta perché aumenterebbe la qualità delle rivendicazioni.
Qual è l’importanza di questa protesta dal tuo punto di vista?
Non si tratta di proteste di sinistra e non sono organizzate da soggetti politici di sinistra Sono proteste contro la corruzione e lo stato di diritto, ma, in quanto persona di sinistra, le sostengo: 1) perché non dovremmo mobilitarci solo quando è interessante o vicino alla la sinistra e i nostri programmi sono immediati assunti, e 2) la coalizione di destra del GERB, che governa da 10 anni al potere in varie configurazioni, è l’epitome dell’austerità e di politiche contro il lavoro, quindi non posso che appoggiare qualsiasi ragionevole opposizione ad essi.
Il GERB (Cittadini per lo Sviluppo della Bulgaria), attualmente al governo, è composto anche da ladri e ciò che accade al denaro pubblico dovrebbe interessare anche la sinistra. Inoltre, i partiti al governo hanno mantenuto un regime di austerità draconiana nel corso degli anni, quindi devono andarsene.
Qual è la differenza tra le attuali proteste e la mobilitazione del 2013 che si verificò in Bulgaria? Pensi che nelle recenti proteste ci siano rivendicazioni sociali, oltre che un’opposizione anti-gerarchica alla figura di Borisov? Quali sono gli aspetti interessanti della mobilitazione attuale?
Nel 2013 ci sono state due ondate di protesta – in inverno (quando Borissov era il primo ministro) e in estate, quando il BSP (Partito Socialista Bulgaro) governava in coalizione con un piccolo partito liberale, preso a rappresentare le minoranze turche e rom della Bulgaria. La protesta invernale del 2013 non ha avuto richieste antigovernativE, ma ha voluto la nazionalizzazione delle forniture di energia a causa delle esorbitanti bollette. Il governo del GERB non ha retto e si è dimesso.
Poi è arrivato il Partito Socialista e la protesta estiva è scoppiata per la corruzione. La protesta estiva voleva solo le loro dimissioni, la gente ha manifestato per oltre un anno e alla fine il governo è caduto perché il suo partner della coalizione ha ritirato il proprio sostegno. Quindi, ha senso porre in essere delle rivendicazioni socio-economiche radicali, proprio se l’obiettivo è quello di far sì che il governo si dimetta!
Le richieste sociali possono anche impedire la reiterazione di una situazione di ritorno al potere per la 4° volta del GERB, dopo che il suo mandato è stato un po’ abbreviato da una protesta di massa (prima il 2009, poi il 2013, poi il 2016, poi il 2021?). Perché è estenuante avere queste grandi manifestazioni di protesta una volta ogni tot anni e poi avere lo stesso governo o la stessa ideologia dominante più e più volte.
Secondo recenti sondaggi, se ci fossero elezioni ora, Gerb sarebbe di nuovo primo, con una differenza trascurabile rispetto al BSP che ha appena avuto al suo interno la prima elezione diretta del leader (invece di nominarne uno per collegio elettorale) e, di conseguenza, ha trascorso gli ultimi mesi in aspre lotte interne, proprio quando avrebbe dovuto essere più fermo e unito. Ma il BSP è comunque passato, da qualche tempo è andato alla deriva verso l’estrema destra e la rielezione del leader in carica ha confermato il corso; non che gli altri concorrenti fossero migliori.
L’altro soggetto pseudo-alternativo è il nuovo partito di questo famoso conduttore televisivo e cantante Slavi Trifonov, ultimo prodotto di una lunga serie di questa particolare porta girevole mediatica di estrema destra che ci ha dato una ventina di politici nazionalisti negli ultimi anni. Poi arriva l’opposizione liberale al GERB, che comprensibilmente ha tratto vantaggio dalle proteste, ma non è una vera alternativa in termini socio-economici perché non mette mai in discussione l’austerità, il neoliberismo, ecc. Essi puntano solo alla riforma giudiziaria e questo è tutto. La sinistra non-BSP è al di fuori di ogni discussione significativa e non può beneficiare in alcun modo della confusione a causa della sua debolezza, purtroppo.
La crisi politica non è stata innescata dalla pandemia del coronavirus, la sua origine è data dal rimescolamento nelle élite di oligarchi dominanti dello Stato, ma naturalmente la maggior parte dei bulgari non è soddisfatta del modo in cui il governo ha gestito la crisi. Siamo nella morsa di una seconda ondata, non ci sono quasi misure in atto, c’è anche una “stanchezza” sociale dovuta all’isolamento, per cui anche le ordinanze con le maschere scolastiche hanno scatenato varie manifestazioni di rabbia qua e là).
Vanya Grigorova, economista e sindacalista, ha recentemente condotto un’analisi delle misure anti-pandemiche del governo e ha scoperto che la maggior parte degli aiuti sono andati alle aziende in condizioni finanziarie stabili, invece di quelle in difficoltà; che le statistiche sulla disoccupazione sono molto peggiori del previsto perché le persone che lavorano senza contratto (e che hanno perso il lavoro) non sono conteggiate; che, di conseguenza, il bilancio statale ha risparmiato tra 207 e 600 milioni di BGN in sussidi di disoccupazione. La cosa più folle è che il picco dei nuovi disoccupati registrati è arrivato dopo l’attuazione delle misure, e che la crescita più alta della disoccupazione è nel settore “assistenza sanitaria e sociale”, 1450% o 14 volte, proprio quando abbiamo più bisogno di questi lavoratori. Per quanto riguarda le riforme neo-liberali nel settore sanitario, raccomando questo breve articolo.
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