di Marco Bersani
Ci risiamo. Come se nessuno avesse annunciato la “seconda ondata”, governo e Regioni assistono attonite alla propagazione del virus e riproducono il copione già visto: la colpevolizzazione dei cittadini e la negazione del diritto all’istruzione.
Trascorsa l’estate del “liberi tutti” per assecondare gli interessi dell’industria turistica e l’impulso psicanalitico della rimozione, oggi il principio di realtà scompiglia le carte e ripropone l’angoscia collettiva.
Nessuna parola di verità su cosa abbiano fatto Governo e Regioni, negli ultimi sei mesi, per rafforzare la sanità territoriale e per investire nel trasporto pubblico urbano e pendolare.
Nessuna verifica di come le imprese abbiano utilizzato i 67 miliardi (su 112 complessivamente messi in campo dai decreti del governo) in direzione di un lavoro dignitoso e da svolgere in sicurezza.
Come nonni davanti al camino, si sono raccontate favole intorno alla trepidante attesa dell’arrivo di un bastimento carico di miliardi dall’Europa (Recovery Fund) o su un mostro cattivo, magicamente trasformato in principe, che non vediamo l’ora di incontrare (MES), per poi riprodurre, di fronte ad una realtà della quale si è di nuovo perso il controllo, i meccanismi già precedentemente utilizzati: la colpevolizzazione dei cittadini e la scorciatoia della chiusura delle scuole.
Il virus esiste, se ne facciano una ragione i ‘covidioti’ variamente assortiti che ogni tanto compaiono sui mass media e in qualche sparuta piazza, ma la narrazione di un contagio dovuto ai comportamenti individuali e familiari (che c’entrano in minima parte) serve ancora una volta a non disturbare il manovratore.
Assumere medici e ispettori del lavoro, falcidiati da decenni di austerità, per controllare cosa avviene nelle industrie, nelle fabbricchette e nei campi in termini di salute e sicurezza? Non sia mai, non hai visto come scalpita ogni giorno il presidente di Confindustria?
Investire miliardi nei trasporti pubblici per renderli sicuri e decenti non solo per l’emergenza, ma persino per la dignitosa quotidianità della vita delle persone? Giammai, se sui trasporti ci si contagia basta togliere gli studenti e tutto è risolto.
Investire in uno straordinario piano di cura collettiva -sanità, istruzione,conversione ecologica della produzione industriale e agricola, riassetto idrogeologico del territorio, ristrutturazione energetica degli edifici pubblici e privati, mobilità sostenibile- i 265 miliardi di risparmio postale dei cittadini affidato a Cassa Depositi e Prestiti? Non diciamo follie, quei soldi devono essere indirizzati alla ricapitalizzazione di grandi aziende indebitate e investiti in joint-venture sul turismo di lusso.
Da qualsiasi punto si osservi, il conflitto è sempre quello, tra la Borsa e la vita, tra un’economia del profitto dove tutto è sacrificabile agli interessi di multinazionali e lobby finanziarie e una società della cura che costruisca su diritti, beni comuni, natura e relazioni un’alternativa che garantisca un futuro degno a tutte le persone.
Sabato 24 ottobre una grande assemblea nazionale online, promossa da un percorso di convergenza di oltre 150 reti associative e di movimento, aggregatesi attorno a un manifesto di valori condivisi, discuterà di come uscire dalla notte del neoliberismo per intraprendere la strada di una radicale alternativa di società (https://societadellacura.blogspot.com/2020/10/24-ottobre-assemblea-nazionale-online.html).
Aspettiamo tutt* quell* che non hanno rinunciato ad immaginare un futuro diverso. E che sono determinat* a costruirlo da ora.