Il governo federale dell’Etiopia è nel pieno di un pericoloso conflitto contro lo Stato settentrionale del Tigray, governato indipendentemente dall’opposizione, minacciando la stabilità di una delle regioni più strategiche del mondo, il Corno d’Africa.
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha affermato che le operazioni militari federali nel nord, iniziate la scorsa settimana, hanno avuto obiettivi chiari, limitati e raggiungibili. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il capo dell’Unione Africana Moussa Faki Mahamat e il primo ministro sudanese Abdalla Hamdok, in qualità di presidente del gruppo regionale IGAD (InterGovernmental Authority on Development), appaiono profondamente allarmati.
Secondo l’ultimo rapporto, le Nazioni Unite affermano che nove milioni di persone potrebbero essere a rischio di allontanamento forzato, a causa dell’escalation del conflitto. Entrambe le parti, governo federale e rappresentanza del Tigray, guidata da Debretsion Gebremichael fino a giovedì e poi sostituito da Addis Abeba con Mulu Nega, si sono accusate a vicenda di aver iniziato i presunti combattimenti. Ed entrambi hanno intensificato la pressione negli ultimi giorni.
L’Etiopia è una delle nazioni meglio armate dell’Africa e il Fronte di Liberazione Popolare del Tigray (Tplf) dominava l’esercito e il governo del Paese prima che Abiy si insediasse nel 2018. L’International Crisis Group stima che la forza paramilitare del Tplf e la milizia locale possano contare su circa 250mila soldati.
Intanto il vice primo ministro Demeke Mekonnen è stato nominato ministro degli esteri, Birhanu Jula è stato promosso a capo di stato maggiore dell’esercito e Temesgen Tiruneh, che era presidente della regione di Amhara, è stato nominato nuovo capo dell’intelligence.
Secondo il gruppo per i diritti digitali, Access Now, il governo federale etiope avrebbe interrotto le comunicazioni telefoniche e internet alla regione del Tigray, rendendo difficile la verifica delle informazioni sul campo.
L’esercito etiope attualmente avrebbe il controllo di diverse città vicino al confine con l’Eritrea, comprese Dansha e Shire. Diplomatici, ufficiali della sicurezza regionale e operatori umanitari affermano che i combattimenti si diffondono nella parte nord-occidentale del Paese, lungo il confine tra Tigray e Amhara, che sostiene il governo di Addis Abeba, e vicino al confine con il Sudan e l’Eritrea.
Migliaia di persone hanno marciato in proteste anti-Tplf nelle regioni di Oromia, Somalo e Afar, secondo i media locali, in quello che sembrava essere un tentativo sostenuto dal governo di vincere una guerra di propaganda contro il Tigray.
Dopo la nomina come primo ministro di Abiy, il Tplf è stato sempre più emarginato, fino al ritiro dalla coalizione di governo dell’Etiopia. Lo scorso settembre, dunque, la regione etiope del Tigray ha pianificato un’elezione locale, che il governo federale dell’Etiopia ha definito illegale.
Il conflitto potrebbe estendersi ad altre zone dell’Etiopia, dove alcune regioni hanno chiesto maggiore autonomia. La mortale violenza etnica ha portato il governo federale a ripristinare misure che includono l’arresto degli oppositori.
Gli osservatori avvertono che un conflitto in Etiopia potrebbe destabilizzare geopoliticamente l’avamposto militare più strategico in Africa, il piccolo Gibuti, dove diverse potenze globali, tra cui Stati Uniti e Cina, hanno le loro basi.
Circa 11mila persone, di cui il 50% bambini, hanno già attraversato il confine tra Etiopia e Sudan, in fuga dal conflitto dall’inizio dei combattimenti, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
** Pic Credit: Truppe etiopi in Tigray (Ethiopia Insight)